K metro 0 – Bruxelles – E il cavetto dove lo metto? Scherzi a parte, circuiti stampati, magneti nelle unità disco e veicoli elettrici, batterie e lampade fluorescenti sono tra gli articoli contenenti materie prime critiche – tra cui oro, argento e cobalto – che potrebbero essere riciclati e riutilizzati. Nel mondo, più di 50
K metro 0 – Bruxelles – E il cavetto dove lo metto? Scherzi a parte, circuiti stampati, magneti nelle unità disco e veicoli elettrici, batterie e lampade fluorescenti sono tra gli articoli contenenti materie prime critiche – tra cui oro, argento e cobalto – che potrebbero essere riciclati e riutilizzati.
Nel mondo, più di 50 milioni di tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) sono stati scartati nel 2019.
Recuperare elementi preziosi da questi scarti è un imperativo di sicurezza per l’Europa che andrebbe tradotto in legge, secondo l’ultimo rapporto CEWASTE presentato lunedì.
Materie prime come il cobalto, il litio o le terre rare, definite critiche dalla Commissione Europea, perché caratterizzate da un elevato rischio di approvvigionamento, sono fondamentali per l’economia dell’Unione.
Il recupero di questi preziosi materiali salvaguarderebbe le forniture per l’elettronica di consumo e persino l’industria della difesa, sottolinea il rapporto CEWASTE finanziato dall’Unione Europea.
A rischio di fronte agli sconvolgimenti geopolitici, sono tanto più essenziali dal momento che l’Europa continua a dipendere troppo dall’offerta estera, e registra tassi di riciclaggio “prossimi allo zero”.
“Ricicliamo da secoli, è una delle professioni più antiche“, ha detto Pascal Leroy, del WEEE Forum, l’associazione europea dei sistemi di gestione collettivi dei RAEE.
“Ciò che rende questa epoca diversa dalle precedenti è che abbiamo bisogno delle materie prime fondamentali per realizzare prodotti che sostengano il nostro stile di vita high tech”.
La filiera europea, secondo Leroy, è diventata “troppo vulnerabile”. L’industria della difesa è particolarmente esposta in tutti i settori, dai sistemi informatici ai droni che dipendono da forniture esterne come gli elementi delle terre rare (17 elementi chimici della tavola periodica, e precisamente scandrio, ittio e 15 lantanoidi).
Il rapporto ha evidenziato diverse categorie di rifiuti elettronici che contengono quantità sufficienti di queste materie prime da giustificarne il recupero.
Questi includono materiali contenuti in circuiti stampati ricavati da apparecchiature elettriche scartate; batterie da rifiuti elettronici e veicoli rottamati; magneti al neodimio-ferro-boro (NdFeB) da dischi rigidi e motori di e-bike, scooter e polveri fluorescenti da lampade e tubi a raggi catodici, che si trovano nei televisori e nei monitor.
I prezzi bassi e volatili per molti di questi materiali di scarto stanno a indicare che il riciclaggio è spesso considerato troppo costoso per le imprese.
Da qui la proposta di incentivi finanziari per sostenere l’industria e migliori controlli sulle spedizioni di rifiuti elettronici fuori dall’UE.
“Nessuno lo farà volontariamente, perché costa denaro“, ha detto Leroy.
Secondo le Nazioni Unite, gli oltre 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici scartati nel 2019, sono finiti per la maggior parte nelle discariche e nei cumuli di rottami.
Solo il 17% di questi scarti viene riciclato, col risultato che ogni anno vengano sprecati materiali di recupero per un valore superiore a 55 miliardi di dollari (50 miliardi di euro).
Così, per realizzare nuovi prodotti, è necessario estrarre di più, suscitando timori per la difesa dell’ambiente e per il rispetto dei diritti umani.
Federico Magalini, un altro autore del rapporto CEWASTE, ha spiegato che questi materiali sono spesso presenti in quantità così piccole in ogni singolo articolo da essere trascurati.
Ad esempio, il rapporto stima che nel 2025 le lampade fluorescenti scartate in Europa conterranno 92 tonnellate di materie prime critiche.
I circuiti stampati nei rifiuti elettronici prodotti in Europa, potrebbero contenere fino a 41 tonnellate di argento e 10 tonnellate di oro nel 2025.
Queste quantità sarebbero più o meno le stesse utilizzate per creare nuovi articoli.
Ma anche quando i prodotti elettronici vengono riciclati, alcuni di questi elementi non vengono recuperati.
“Quello che perdiamo oggi – ha concluso Magalini – è perso anche per domani”.
(AFP)