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Sassari: “Sulle tracce di Clemente” al Museo di Sanna con Antonio Marras

Sassari: “Sulle tracce di Clemente” al Museo di Sanna con Antonio Marras

K metro 0 – Sassari – Sarà una grande mostra progettata da Antonio Marras ad anticipare l’apertura della Sezione Etnografica del Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari. L’esposizione, prenderà via il 21 maggio e resterà allestita per un intero anno, occupando lo spazio del cosiddetto Padiglione Clemente. Il progetto è finanziato

K metro 0 – Sassari – Sarà una grande mostra progettata da Antonio Marras ad anticipare l’apertura della Sezione Etnografica del Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari. L’esposizione, prenderà via il 21 maggio e resterà allestita per un intero anno, occupando lo spazio del cosiddetto Padiglione Clemente. Il progetto è finanziato con Contributo della Fondazione di Sardegna (erogazione liberale) per gli interventi di sostegno, promozione, valorizzazione e conservazione del patrimonio culturale regionale.

Vi sarà esposta una selezione dell’immenso patrimonio etnografico (abiti, vestiti, gioielli, manufatti artistici) del Museo insieme a reperti archeologici e a testimonianze di arte moderna e contemporanea, a proporre un dialogo tra origini antiche, tradizione e attualità, tra memoria e presente.

Ad annunciare l’evento sono il professor Bruno Billeci, Direttore Regionale Musei Sardegna, ed Elisabetta Grassi, Direttrice Museo Nazionale G.A. Sanna.

“L’idea della mostra nasce dalla volontà di valorizzare questo ricco patrimonio, il cui nucleo principale è costituito dalla donazione del cav. Gavino Clemente. La collezione etnografica del Museo non è solo la più antica della Sardegna ma anche una delle più ricche dell’isola per quantità e varietà di reperti” la direttrice dottoressa Grassi.

“Per l’allestimento e, ancora pima, per l’ideazione della mostra, anticipa il professor Billeci, abbiamo potuto avvalerci della fantasia, del gusto ma anche della competenza di un “allestitore” d’eccezione, lo stilista Antonio Marras”, che voglio ringraziare per l’entusiasmo che sta profondendo in questa impresa”.

“Fatti salvi i criteri museografici e le necessità legate alla ottimale conservazione dei materiali, Antonio ha avuto mano libera nel valorizzare i reperti. E il risultato che si sta proprio in queste settimane configurando in forma definitiva è, a mio parere, emozionante”.

“Influssi mediterranei, fenici, punici, bizantini, arabi, catalani, spagnoli, francesi ecc. ci fanno essere quelli che siamo, nella lingua, nei pensieri e nel vestire. Il costume sardo affascinò e affascina per la straordinaria varietà, per gli elementi strutturali, decorativi, cromatici e per il suo significato di identificazione etnica”, chiosa Antonio Marras

La nostra attività si svolge nell’Isola dove sono nato e cresciuto, che conserva ancora nella lingua, nelle tradizioni il fascino misterioso che nasce dalla mescolanza.  Un miscuglio di lingue, culture, storie, tradizioni, usanze, pensieri, contaminazioni, stratificazioni, la rendono così particolare.

 Da sempre mi attrae il linguaggio poetico, il lavoro del poeta. Rifiuta le regole, viola i codici, libera tutti i sensi e dà voce all’inesprimibile. Tessuto e testo rimandano entrambi a una origine comune: tessere, intrecciare.  Entrambi sono il risultato di intrecci: il tessuto, di fili di lana o cotone; la poesia, di parole. Sento molto vicino lo scarto linguistico, lo scarto dalla norma grammaticale, la devianza dalla lingua quotidiana, l’uso libero e personale delle parole, scelte, combinate, accostate in modo inconsueto. In modo da creare giochi di ossimori insospettati. 

Ed è questo l’approccio verso l’allestimento del padiglione Clemente” afferma Marras.

Che aggiunge: “La scienza e la tecnologia hanno abbattuto confini, frantumato barriere, accostato e mescolato popoli e continenti e difficilmente, oggi, un gruppo o popolo o etnia sceglie di vivere nel proprio isolamento. Anzi, il confronto/scontro con gli altri è il tratto caratterizzante del nostro tempo: la storia di gruppi, popoli, etnie si intreccia con altre storie e diventa sempre più complessa.

In questo panorama, nel pericolo avvertito di una temuta globalità omologante, si fa strada la volontà di affermare il diritto a difendere e salvaguardare la propria identità e valorizzare la diversità come fattore di ricchezza e patrimonio da custodire e far conoscere.

Per noi, l’identità non è un dato statico, né è pura memoria, ma qualcosa di dinamico, dialettico, una costruzione continua, variegata, fatta di realtà distinte che, fra opposizioni e separazioni, si modellano e rafforzano.

Per questo associazioni, mischie, inserti, opposizioni, accostamenti, intersezioni, confronti, richiami, assonanze, collaborazioni, voci diverse sono le parole chiave per interpretare il concetto nuovo dell’allestimento”.

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