K metro 0 – Baku – Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica dell’Azerbaigian ha risposto alle accuse “infondate” dell’Armenia sull’apertura del Parco dei Trofei Militari a Baku e parla di “isteria del ministero degli Esteri dell’Armenia” per la “mostra di trofei e attrezzature militari distrutte durante i 44 giorni di guerra patriottica”. Secondo il
K metro 0 – Baku – Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica dell’Azerbaigian ha risposto alle accuse “infondate” dell’Armenia sull’apertura del Parco dei Trofei Militari a Baku e parla di “isteria del ministero degli Esteri dell’Armenia” per la “mostra di trofei e attrezzature militari distrutte durante i 44 giorni di guerra patriottica”. Secondo il ministero degli Esteri la reazione armena dimostra “che i tentativi” di Erevan “di ricattare l’Azerbaigian non hanno limiti”, si legge in una nota.
“E’ nostro diritto morale immortalare per sempre questa gloriosa vittoria attraverso parate, parchi, musei e altri strumenti – si legge nel documento – . Per quanto riguarda i manichini dei militari armeni, che hanno preso parte alla guerra, esposti nel parco, è usanza esporre manichini nei musei militari di molti paesi del mondo. Il messaggio di questo Parco e delle composizioni qui esposte è inequivocabile: la grande vittoria sulla politica di aggressione contro uno Stato e sull’occupazione illegale, è un trionfo del diritto internazionale”.
“Per quanto riguarda le accuse di saccheggio e odio del ministero degli Esteri dell’Armenia, le conseguenze della politica mirata di distruzione e saccheggio compiuta dall’Armenia a livello statale nei nostri territori liberati sono oggi davanti agli occhi di tutto il mondo. La dichiarazione di un paese, che ha distrutto il nostro patrimonio storico, culturale e religioso, ha saccheggiato le nostre risorse naturali e si è appropriato della proprietà di un milione di persone per 30 anni, violando i loro diritti fondamentali, è off-limits”, prosegue aggiungendo di consigliare “al Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia di astenersi da una retorica piena di menzogne e calunnie sulla questione dei ‘prigionieri di guerra’”.