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Il nuovo corso dell’Ecuador, le speranze degli ecuadoriani a Roma

Il nuovo corso dell’Ecuador, le speranze degli ecuadoriani a Roma

K metro 0 – Roma – Incontriamo alcuni esponenti della Comunità ecuadoriana a Roma proprio mentre arrivano le notizie definitive sul secondo turno delle elezioni presidenziali in Ecuador, svoltosi Domenica 11 aprile. Il candidato principale del Centrodestra, il banchiere (e membro dell’Opus Dei) Guillermo Lasso, recuperando il distacco rispetto ad Andrés Andrauz, candidato del Centrosinistra,

K metro 0 – Roma – Incontriamo alcuni esponenti della Comunità ecuadoriana a Roma proprio mentre arrivano le notizie definitive sul secondo turno delle elezioni presidenziali in Ecuador, svoltosi Domenica 11 aprile. Il candidato principale del Centrodestra, il banchiere (e membro dell’Opus Dei) Guillermo Lasso, recuperando il distacco rispetto ad Andrés Andrauz, candidato del Centrosinistra, appoggiato dall’ex-Presidente Rafael Correa, è balzato addirittura al 52,47%, diventando Presidente. La coalizione di Andrauz, però, ha avuto comunque un buon risultato (47,53%). L’Ecuador sembra voler voltare pagina.

Nel “risto-pub” “Papà non vole” di Via Tuscolana, parliamo a lungo con Alexandra Tercero, mediatrice culturale, Janet di “Arte Orafa Vargas”, attiva nel campo di oreficeria e gioielleria, l’artista Gisela, meglio nota come Lojana Pintora (perché originaria di Loja, importante città del sud dell’Ecuador), e Natali Milotti Ochoa, massaggiatrice olistica, titolare del locale, da circa 30 anni in Italia. A quest’ultimi 2, facciamo alcune domande.

D. Gisela, tu dal 2015 vivi in Italia, precisamente a Passignano, paese sul Lago Trasimeno, vicino a Perugia. Quali sono le tue passioni, e come le coltivi qui da noi?

R. Sono più nota, anche qui, come Lojana Pintora: perché per me è essenziale il rapporto, da un lato, con la mia città natale, dall’altro con l’arte. Qui in Italia, ho potuto già sia partecipare a mostre collettive di pittura che organizzare almeno una mia personale, in un consolato ecuadoregno. L’ambiente dell’ Umbria (dove operarono artisti come il Perugino e il suo allievo Raffaello, N.d.R.) è davvero molto sensibile all’arte. Mi dedico, poi, anche a realizzare magliette, a vivaci colori.

D. Immagino infatti che la tua pittura riprenda molto il paesaggio dell’America Latina, col suo tripudio di colori…

R. Esatto: mentre nell’arte europea, per ragioni storiche, dominano, in complesso, i colori freddi, e anche un po’ sfumati, in quella latinoamericana troviamo il trionfo della luce e dei colori forti e ben definiti, parte essenziale sia del paesaggio fisico (dalle giungle alle vette montuose) che della nostra stessa cultura e mentalità. C’è però un paradosso, nell’atteggiamento della società latinoamericana verso l’arte…

D.Cioè?

R. Contrariamente a quanto si può pensare, nell’opinione pubblica dei Paesi di Sud e Centroamericana, diversamente che in Europa, non c’è una grande sensibilità sociale per l’arte: che, in sostanza, non fa tanto parte della nostra cultura. Non a caso, unico artista latinoamericano veramente noto in tutto il mondo è stata la messicana Frida Kahlo: passata alla storia, però, piu’ che per la sua arte, per le sue battaglie a favore della donna…

D. E per il futuro del tuo Paese ora, cosa auspichi?

R. La comunità ecuadoregna qui a Roma vuole un governo che, al di là del suo specifico colore politico, sappia interpretare adeguatamente i bisogni del popolo: al mio Paese auguro soprattutto questo. Per me personalmente, è molto importante l’impegno politico, specie per i diritti della donna.

D. Venendo invece a te, Natali,com’è nato il tuo impegno alla guida di questo locale, sorto anni fa soprattutto come bisteccheria?

R. Premesso che, per carattere e per quelle che son state le vicende della mia vita, son molto portata a sperimentare nuove strade, nel 2019, col mio socio Andrea Molinari (che si occupa di tutti i lati amministrativi, fiscali, ecc.., mentre io penso soprattutto alla cucina), Abbiamo rilevato questo locale. Nel quale, ora, facciamo una cucina tradizionale, sia ecuadoregna che, all’occorrenza, italiana: ma sempre con elementi naturali, provenienti direttamente dall’agricoltura. Come ho imparato a fare sin da piccola, grazie soprattutto agli insegnamenti di mia nonna (cui resto fortemente debitrice), tuttora vivente.

D. Che piatti servite, esattamente?

R. La nostra è una cucina, direi, “biologico-etnica”: quasi vegana, quantomeno vegetariana, perché serviamo piatti basati soprattutto su elementi vegetali, legumi di tutti i tipi (fagioli, mais, arachidi su base biologica, ecc…): dove, in realtà, si possono trovare ugualmente quei principi fondamentali come ferro, calcio, proteine. Molto importante, nei nostri piatti, è il formaggio, che preparo io stessa, come tuttora si fa a Loja (di cui, come Gisela, sono originaria): sfregandolo con pazienza su una superficie di legno.

D. E come state affrontando questo periodo così difficile per gli operatori della ristorazione?

R. Con grandi difficoltà, legate soprattutto alle forti restrizioni negli orari e nelle modalità (attualmente possiamo fare solo asporto, per il quale, però, non siamo molto portati). Stiamo cercando di passare da pub a risto-pub, e anche a bar (servendo, ad esempio, anche la colazione di tipo ecuadoregno): nell’attesa di poter finalmente concentrarci su un profilo più’ ristorativo. Personalmente, comunque, non voglio limitarmi solo alla ristorazione: sto lavorando anche per lanciare una nuova linea di abbigliamento, uomo/donna.

D. Il futuro del mondo richiede appunto intelligenza, diversificazione delle scelte, inventiva, oltre alle indispensabili capacità tecniche. Come lo state affrontando, in Ecuador?

R. Un po’ come, in varia misura, in tutto il mondo, da noi c’è difficoltà della gente a capire che il futuro non solo è difficile, ma chiede di essere guardato sia in modo lungimirante che pensando sempre in chiave di bene collettivo. Per questo, come Lojana Pintora e gli altri ecuadoriani di Roma, mi aspetto specialmente un governo che riesca a pensare in questi termini: creando più’ alternative per il Paese, soprattutto per i giovani.

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