K metro 0 – Bruxelles – Oggi, il giudice del Tribunale di primo grado di Bruxelles, ha accolto il ricorso della Lega dei diritti umani, e della Liga voor Mensenrechten, contro lo Stato: le attuali misure Covid non hanno una base giuridica sufficiente. Lo scopo di questa azione è stato quello di contestare la legalità della gestione della crisi sanitaria attraverso “decreti ministeriali e l’uso di una base giuridica dubbia per limitare i diritti e le libertà fondamentali.”

“Porre fine alla situazione di apparente legittimità derivante dai provvedimenti in limitazione dei diritti e delle libertà fondamentali (…) ”, sottolineano i promotori del ricorso. In altre parole, il tribunale chiede al Parlamento di adottare un quadro giuridico, costituzionalmente corretto, a seguito di un dibattito parlamentare, in modo che le misure Covid che limitano i diritti e le libertà dei cittadini siano inquadrate da una legge e non da decreti ministeriali.

Si apprende inoltre dall’LDH, organizzazione senza scopo di lucro attiva dal 1901, che il tribunale concede allo Stato belga un tempo di 30 giorni per conformarsi alla sentenza, pena una sanzione di 5.000 euro per giorno di ritardo.

Gli attivisti avevano presentato tre settimane fa, un ricorso dinanzi al tribunale di Bruxelles. La decisione della Corte belga in difesa dei diritti civili con questa sentenza odierna prende di mira il decreto ministeriale del 6 febbraio che prorogava le misure di distanziamento sociale fino al 1 aprile “senza che sia stata fatta alcuna comunicazione reale in materia”.