K metro 0 – Roma – Ci sono stati due eventi a migliaia di chilometri di distanza che non bisogna distrattamente non mettere in relazione. Il notissimo e molto pubblicizzato, blocco del canale di Suez per l’insabbiamento di una enorme porta container e il fatto, meno noto, che per la prima volta nella storia durante
K metro 0 – Roma – Ci sono stati due eventi a migliaia di chilometri di distanza che non bisogna distrattamente non mettere in relazione.
Il notissimo e molto pubblicizzato, blocco del canale di Suez per l’insabbiamento di una enorme porta container e il fatto, meno noto, che per la prima volta nella storia durante luna esercitazione nell’Artico tre sottomarini russi a propulsione nucleare sono emersi simultaneamente da sotto il ghiaccio a una distanza massima di 300 metri l’uno dall’altro.
Siamo arrivati a circa una settimana di blocco nel Canale di Suez ma ancora non è arrivata la svolta attesa. La corsa contro il tempo per sbloccare il canale di Suez, che è una delle principali vie di trasporto del mondo ed essenziale per l’economia dei principali porti italiani, dalla presenza della portacontainer Ever Given insabbiatasi su una delle sponde non vede termine. Il tentativo di riaprire il canale procede ma appare difficoltoso e non di facile soluzione. La ‘mega nave’ con i suoi 400 metri di lunghezza e 219 tonnellate di carico blocca il transito di più di 300 navi ferme all’ingresso dei due lati del canale con perdite economiche che sembrerebbero di miliardi di dollari al giorno. Quanto precede fa si che molti armatori, per aggirare il blocco e il conseguente rallentamento delle consegne di centinaia di cargo, stanno valutando di cambiare rotta, optando per il più costoso e soprattutto lunghissimo (circa 10 giorni in più di navigazione) periplo dell’Africa.
Per quanto riguarda l’Artico, il 26 marzo, fonti militari del governo del Presidente russo Vladimir Putin a hanno dichiarato: “Come parte della spedizione artica, tre sottomarini a propulsione nucleare sono emersi da sotto il ghiaccio in uno spazio limitato con un raggio di 300 metri per la prima volta nella storia della Marina russa”. L’esercitazione sarebbe in sistema e parte della spedizione artica Umka-2021 e la dichiarazione ufficiale russa è stata questa: “Per la prima volta, una serie di manovre di addestramento al combattimento, ricerca scientifica e misure pratiche diverse è in corso nell’ambito del disegno e del piano unico nelle regioni subpolari”.
La realtà, da non nascondere, è quella che i sommergibili russi che emergono improvvisamente sono un messaggio di presenza di Mosca nella zona dell’Artico che oggi è oggetto di contesa fra le superpotenze per l’importanza strategica che questa area del mondo sta assumendo.
Mosca manda un messaggio chiaro di quanto sia determinata a difendere l’area dell’Artico che le appartiene (oltre il 40% di tutta l’area artica) e non consentirà intromissioni di altre potenze vicino alle nostre installazioni.
Quanto precede perché la cosiddetta rotta del mare del Nord, il passaggio marittimo che, a causa dello scioglimento della calotta favorito dai cambiamenti climatici, guadagna in sicurezza e facilità. Tutti sanno nel mondo della navigazione che la rotta che passa per lo stretto di Bering e poi costeggia tutto il nord della Russia, diventa la via marittima più veloce tra i principali porti dell’Asia orientale e dell’Europa occidentale, riducendo la distanza fino al 40% rispetto alla rotta del Canale di Suez.
Ecco perché’ con “fortunata” coincidenza i due episodi sono legati.
Se Suez si “blocca facilmente” con miliardi di euro/dollari di perdite e il periplo dell’Africa è costoso e “perdita di tempo”, ecco che torna di moda la rotta del Nord e la Russia immediatamente rivendica chiaramente la sua giurisdizione.
A questo si può aggiungere che la Cina, anche in questo caso in modo almeno curioso, rivendica “diritti artici” anche se non ha nessuna possibilità di sostenere democraticamente e secondo le leggi internazionali in vigore, una reale presenza geografica/territoriale.
Senza dimenticare che ci sono cambiamenti molto importanti che avranno luogo nei prossimi mesi. Il primo a partire dal 15 marzo 2021 e riguarda l’introduzione di un nuovo sistema di sdoganamento delle merci in Europa. Il sistema sarà messo in piedi gradualmente e riguarderà le merci con spedizioni aeree espresse, per completarsi definitivamente nel 2024 con ogni tipo di trasporto, compreso quello navale e stradale. Ad esempio, l’acquisto di beni, soprattutto di elettronica, dagli store online asiatici che oggi è sicuramente molto allettante, grazie ai prezzi molto contenuti, sta per cambiare e non riguarderà solo le spedizioni dalla Cina e dell’Asia in generale.
Vedremo…
di Giuseppe Morabito
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation