K metro 0 – Pyongyang – Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha aperto martedì scorso a Pyongyang i lavori dell’Ottavo Congresso del Partito dei Lavoratori in un modo del tutto sorprendente, considerata la solennità dell’evento. «Gli Stati Uniti sono il nostro nemico principale», ha dichiarato il leader nordcoreano, Kim Jong un, durante i lavori del Congresso del Partito,
K metro 0 – Pyongyang – Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha aperto martedì scorso a Pyongyang i lavori dell’Ottavo Congresso del Partito dei Lavoratori in un modo del tutto sorprendente, considerata la solennità dell’evento.
«Gli Stati Uniti sono il nostro nemico principale», ha dichiarato il leader nordcoreano, Kim Jong un, durante i lavori del Congresso del Partito, come riporta l’agenzia di Stato nordcoreana Kcna. Kim ha aggiunto che la politica di Washington verso Pyongyang non cambierà a prescindere da chi ci sarà alla Casa Bianca.
Il Capo supremo, circondato in patria da un’aura di semi divinità, non ha esordito con l’annuncio di nuovi armamenti nucleari, ma con il riconoscimento che il piano economico quinquennale, da lui stesso lanciato nel 2016, è fallito “in larga misura e in quasi tutte le aree”.
L’approccio nordcoreano sembra tuttavia diretto a non escludere il ricorso alla diplomazia, sia con gli Stati Uniti che con ila Corea del Sud. In riferimento all’entrata in carica della nuova amministrazione Biden, il primo riferimento ufficiale dalla vittoria del democratico alle elezioni presidenziali dello scorso novembre, Kim ha affermato: «Risponderemo alla forza con la forza, alle buone intenzioni con le buone intenzioni».
Nel suo discorso d’apertura, di fronte a settemila, tra delegati e spettatori, non ha menzionato la denuclearizzazione, gli Stati Uniti e Trump, ma si è concentrato sulla durissima situazione economica del suo Paese, dopo un anno tra i più difficili della sua storia.
Flagellato l’estate scorsa da uragani e inondazioni che ne hanno devastato i raccolti, e sottoposto alle sanzioni internazionali per il programma nucleare, il Paese si trova ad affrontare, secondo gli analisti, anche la diffusione del Coronavirus.
Pur sostenendo di non aver registrato neppure un caso, dichiarazione che ha lasciato dubbiosi i funzionari americani e sud coreani e mostrando attraverso le foto ufficiali che i partecipanti al congresso incluso Kim, erano tutti senza mascherina, il regime ha dovuto blindare ulteriormente i propri confini, per non essere travolto dall’emergenza pandemica. In particolare con la Cina, principale partner economico da cui arrivano le forniture essenziali, decisione che ha lasciando le fabbriche e i cantieri senza materie prime, per il diminuito flusso commerciale.
Kim ha inoltre parlato lungamente delle armi nucleari, di come il Paese abbia raggiunto lo status di potenza nucleare, “una miracolosa vittoria”, e manifestando una certa impazienza per la ripresa dei colloqui con gli Stati Uniti e la Corea del Sud.
Parte centrale della strategia dell’amministrazione Trump e delle altre potenze mondiali, negli ultimi quattro anni, è stata quella di convincere Kim della possibilità di alleggerire le sanzioni, previa rinuncia alle ambizioni nucleari. Dopo due summit e un terzo incontro fra Trump e il leader coreano, l’accordo non è stato raggiunto.
In una recente intervista Mike Pompeo ha manifestato la speranza che Kim mantenga fede agli impegni presi nei vertici di Singapore e Hanoi, ma al momento “non ha ancora preso questa decisione, per cui la sfida continua”. Il vice segretario di stato Stephen E. Biegun, in visita a Seul, lo scorso mese, ha affermato che Kim ha “sprecato” l’opportunità di un accordo, ma ha aggiunto che solleciterà il neo presidente Biden ha riprendere i colloqui.
Secondo il Washington Times, è improbabile che il nuovo inquilino della Casa Bianca sceglierà di intrattenere colloqui diretti, ad alto rischio con il leader nord coreano, preferiti da Trump, ma adotterà la politica della “pazienza strategica” dell’era Obama, isolando la Corea del Nord con le sanzioni ed evitando di premiare il regime con aperture diplomatiche. La Corea del Nord sta ancora calibrando la sua risposta alla nuova amministrazione americana, ma c’è chi teme che Kim la metterà presto alla prova, magari con nuovi test atomici e missilistici.
Questa assise, scrive l’Associated Press è l’ottava dopo la prima tenuta da Kim Il-sung, suo nonno, nel 1945, che ne inaugurò altre sei, a differenza di suo figlio Kim Jong-il, che non ne tenne nessuna. Kim Jong-un ha ripristinato il congresso nel 2016 con lo scopo di aumentare l’autorità del partito e di consolidare il suo potere nel Paese.
di Vittorio Patanella