K metro 0 – Roma – Svettano sopra gli altri Corpi militari e ci rappresentano di fronte a tutti i Capi di Stato. In Europa si stagliano come un’eccellenza italiana che il mondo intero c’invidia. Con il dovuto rispetto, non v’è paragone né di divise né di altezza con alcuno dei pur ammirati appartenenti a
K metro 0 – Roma – Svettano sopra gli altri Corpi militari e ci rappresentano di fronte a tutti i Capi di Stato. In Europa si stagliano come un’eccellenza italiana che il mondo intero c’invidia. Con il dovuto rispetto, non v’è paragone né di divise né di altezza con alcuno dei pur ammirati appartenenti a reparti omologhi, ad esempio, di Gran Bretagna – il Coldstream Regiment Guard della regina Elisabetta e gli Yeomen Warders-Beefeaters della Torre di Londra – o Francia, con la sua Garde républicaine. I Corazzieri sono fra le più celebri unità delle Forze Armate italiane.
Si tratta di una prestigiosa specialità dell’Arma dei Carabinieri, alla quale si può ambire solo se si posseggono elevati requisiti di statura, per prima quella di un’ineccepibile morale personale e familiare, al di là del tradizionale metro e novanta richiesto. Occorre poter vantare impeccabili trascorsi disciplinari e di servizio, una costituzione fisica robusta quanto armoniosa, spiccate attitudini d’abilità e di resistenza, per poi superare una selezione rigorosa e affinare tali doti atletiche, indispensabili per un severo addestramento anche alle arti marziali e al paracadutismo. Per il loro servizio di Guardia d’onore del Capo dello Stato, sono poi imprescindibili i corsi di perfezionamento per montare poderosi cavalli – perlopiù irlandesi, scelti per stazza superiore alla media (almeno 170 cm al garrese), versatilità d’impiego, nonché bellezza e colore del manto – e per domare le mitiche e mastodontiche Moto Guzzi California vintage XL, appositamente sovradimensionate. Custodi in mimetica o in giacca e cravatta, sono giganti che sanno rendersi invisibili, scorta discreta. Fra i delicati compiti di Sicurezza, ricordiamo: tiratori scelti, antisabotatori e artificieri… senza poi contare i fabbri, i maniscalchi, i sarti e le varie maestranze. Pronti a rivestire ogni ruolo, dall’immobilità del picchetto alla tempestività operativa, i Corazzieri sono noti per la loro imponente uniforme di rappresentanza: lucente corazza d’acciaio, elmo argentato e ornato da una lunga coda di crine, con sottogola e cimiero dorati. In tutto, oltre 10 chili. Quella di servizio ordinario prevede giubbe da cavallo monopetto per appuntati e brigadieri e doppiopetto per marescialli e ufficiali.
Di recente si sono svolte suggestive cerimonie per il 150° dalla loro costituzione, a cominciare da quella presso la Caserma intitolata al maggiore Alessandro Negri di Sanfront, che ha sede in parte dell’ex Monastero di Santa Susanna, in Roma. Da Gruppo Squadroni, nel 1965 diventarono Comando Carabinieri Guardie del Presidente della Repubblica; nel 1978 venne concesso loro lo Stendardo; al dicembre 1986 risale la coniazione di un apposito stemma araldico, su quello generale dell’Arma dei Carabinieri, dove campeggia il motto Virtus in pericolis firmior. In esso sono richiamati i colori delle tre Capitali – Torino, Firenze e Roma – l’emblema tipico delle Forze Armate, la corona turrita, simbolo dell’Italia e lo Stendardo presidenziale, poi modificato nel 1990, quando il reparto assunse rango reggimentale come Reggimento Carabinieri Guardie della Repubblica e nel 1992, allorché, dal 24 dicembre 1992 con Decreto presidenziale fu fissata l’attuale denominazione in Reggimento Corazzieri, dando dignità giuridico-formale a quella attribuita in via consuetudinaria.
Lo scorso 19 maggio, il presidente Mattarella, in concomitanza del loro V Raduno nazionale, ha assistito al cambio della Guardia straordinario, con la sfilata scenografica del Reggimento Corazzieri e della Fanfara del IV Reggimento Carabinieri a cavallo. Nello stesso giorno, per la ricorrenza della loro fondazione, il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso un francobollo stampato in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva e non fluorescente, dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, nella serie tematica il Senso civico a cura di Poste Italiane, stampato in fogli da 28 esemplari e con tiratura massima di 400 mila pezzi. Il bozzetto di Maria Carmela Perrini raffigura il Cortile d’Onore del Palazzo del Quirinale, sullo sfondo di uno schieramento in formazione del Corpo, con in primo piano un Corazziere a cavallo e con in alto a sinistra riprodotto il summenzionato stemma araldicoVirtus in pericolis firmior, la legenda “Reggimento Corazzieri 150° Anniversario dell’Istituzione”, la scritta “Italia” e il suo valore facciale di “€0,95”. Per i collezionisti è disponibile anche un Raccoglitore Presidenziale a tiratura limitata, con all’interno un folder a due ante, in formato A4, contenente il francobollo, una cartolina annullata e affrancata, una busta personalizzata con “timbro primo giorno” e un “Bollettino illustrativo”, con articolo a firma del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri, a commento dell’emissione.
Possono datarsi attorno al 1300 le prime tracce di un corpo di Arcieri e di Scudieri addetto alla sicurezza della residenza e degli esponenti della Casa Savoia, finché sotto il giovane Emanuele Filiberto, duca di Savoia – noto come Testa di ferro – si costituì la Guardia d’Onore del Principe, sua personale scorta, formata da una cinquantina di uomini comandati da un capitano, che esordì vittoriosa nella battaglia di San Quintino, il 10 agosto 1557. Progressivamente ampliato nell’organico, nel 1630 il reparto arrivò ad annoverare in sé almeno 400 uomini divisi in 4 compagnie, fra le quali una Compagnia Corazze di Sua Altezza, che portava sulla corazza il monogramma dell’autorità regale. In tale veste il corpo venne chiamato poi a presenziare nel 1842 a Torino al matrimonio tra Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide di Asburgo-Lorena. Originariamente Squadrone Carabinieri Guardie del Re (poi della Repubblica), comparve per la prima volta a Firenze (allora capitale del Regno), con 80 Carabinieri a cavallo – provenienti dalle legioni di Firenze, Bologna e Milano, designati per ordine del Ministero della Guerra – quale scorta d’onore al corteo reale della principessa Margherita di Savoia, in occasione delle nozze con il principe ereditario Umberto. Era il 7 febbraio 1868. Trasferitosi a Roma, capitale nel 1871, si distinse per l’esemplare coraggio ben oltre i compiti istituzionali, presso il Quirinale, le altre regie residenze e in ogni spostamento del Re.
Il 17 novembre 1878 durante una visita dei Sovrani a Napoli, l’anarchico Passanante, armato di pugnale, cercò di uccidere Umberto I, ma non vi riuscì, grazie alla prontezza del capo scorta, capitano De Giovannini, che con un colpo di sciabola riuscì a deviare l’altrimenti mortale fendente, conseguendo così la Medaglia d’argento al Valor Militare per aver contribuito personalmente ad impedire che avesse avuto effetto l’attentato alla reale Persona.
Il 14 marzo 1912, a Roma, tale Antonio D’Alba sparò per colpire la carrozza coperta con Vittorio Emanuele III e la regina Elena, mentre si stavano recando al Pantheon per assistere a una Messa in memoria di re Umberto. L’omicidio venne sventato dalla tempestività del tenente Cellario Serventi, che cavalcava a destra della vettura reale e del maggiore Giovanni Lang, a sinistra della stessa, rimasto ferito alla testa e privo di sensi. Rientrato il corteo al Quirinale, il Sovrano encomiò solennemente il tenente Serventi e l’intero Squadrone, ordinando che tale alto riconoscimento fosse inserito nei fascicoli personali di tutti i Corazzieri, con la seguente motivazione: per il modo ammirevole con cui la scorta si è comportata, per la calma serena con la quale ciascuno ha mantenuto il proprio posto, malgrado che il maggiore Lang cadesse ferito e malgrado la inevitabile confusione del momento.
Durante la Prima guerra mondiale, seguirono la Casa militare nel corso dell’intero periodo bellico, attendendo ai servizi di vigilanza e di tutela della Famiglia reale e fornendo un notevole apporto di vite, testimoniato tra l’altro dalle Medaglie d’argento al V.M. conferite alla memoria del brigadiere aviatore Albino Mocellin e del carabiniere Italo Urbinati.Nella Seconda guerra mondiale in numerosi parteciparono altrettanto valorosamente ai combattimenti nelle più varie zone. Dopo l’8 settembre 1943, molti di loro aderirono alla Resistenza, tra cui l’eroe Giordano Calcedonio, torturato e poi fucilato dai tedeschi alle Fosse Ardeatine.Terminato quel conflitto, a seguito di Referendum popolare, alla Monarchia subentrò la Repubblica. Il 13 giugno 1946 decollò da Ciampino l’aereo militare che avrebbe portato via per sempre dall’amatissima Italia re Umberto II, il quale salutò per l’ultima volta i Corazzieri e il Quirinale tutto in una sobria e commossa cerimonia di addio, preceduta dallo scioglimento di tutte le Forze Armate dal giuramento di fedeltà alla Monarchia, ma non da quello di fedeltà alla Patria.L’11 maggio 1948, nella circostanza dell’insediamento al Quirinale del presidente Einaudi, lo Squadrone Carabinieri Guardie a cavallo, che nel periodo del presidente provvisorio De Nicola aveva dismesso la corazza, tornò a indossarla sulla divisa storica, con l’emblema repubblicano in luogo di quello regio, nel segno della continuità del concetto di Patria, che trascendeva appunto, ieri come oggi, ogni appartenenza.
Ai Corazzieri spetta da anni di dare il benvenuto e di offrire protezione ai cittadini e ai turisti, rapiti dalla bellezza mozzafiato dei Giardini, delle opere d’Arte – arazzi, lampadari, vasi, dipinti, busti – e, in una parola, del Palazzo che dai tempi dei Papi sorge sul Quirinale, il più alto Colle della Capitale.
di Fernando Rizzo