K metro 0 – Zagabria – La procura di Zagabria ha ripreso le indagini su Zlatan Mijo Jelic, comandante accusato di aver commesso crimini contro civili bosniaci a Mostar nel 1993-94. I fatti risalgono a quando Jelic era un alto ufficiale delle forze militari bosniaco-croate. Il Consiglio di difesa croato ha informato le autorità giudiziarie
K metro 0 – Zagabria – La procura di Zagabria ha ripreso le indagini su Zlatan Mijo Jelic, comandante accusato di aver commesso crimini contro civili bosniaci a Mostar nel 1993-94. I fatti risalgono a quando Jelic era un alto ufficiale delle forze militari bosniaco-croate.
Il Consiglio di difesa croato ha informato le autorità giudiziarie bosniache dell’apertura delle indagini. “Il 2 ottobre, il tribunale statale bosniaco ha ricevuto una nota secondo la quale il procuratore della regione di Zagabria aveva rilevato il procedimento penale contro l’imputato Zlatan Jelic l’8 luglio”, ha affermato in una nota il tribunale bosniaco.
Il tribunale di stato della Bosnia aveva chiesto alle autorità croate di seguire il caso per giurisdizione, poiché Jelic, oltre ad essere cittadino croato, si trova in Croazia.
La procura bosniaca accusa Jelic di aver commesso un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile bosniaca nel comune di Mostar, dal maggio 1993 al marzo 1994. All’epoca dei fatti il comandante gestiva il battaglione d’assalto leggero della polizia militare del Consiglio di difesa croato ed era al comando della difesa della città bosniaca di Mostar.
Secondo l’accusa, i crimini commessi da Jelic sarebbero: la pulizia etnica, le detenzioni illegali, portare uomini in prima linea per svolgere lavori forzati o essere usati come scudi umani, ma anche l’abuso e la tortura di prigionieri e la persecuzione e la deportazione di donne, bambini e anziani.
L’uomo è inoltre stato accusato di aver commesso crimini contro l’umanità, ma il tribunale di stato bosniaco ha sottolineato che la Croazia non prevede questo reato nel suo ordinamento giuridico-penale, quindi il caso tornerà ad essere trattato dalle autorità giudiziarie di Zagabria.
Oltre al suo ruolo nel Consiglio di difesa croato, Jelic era anche un generale dell’esercito croato-bosniaco. Dopo la guerra, assunse la carica di comandante del primo corpo di guardie croate-bosniache, ma è stato sospeso dal suo incarico da parte della forza di stabilizzazione SFOR della NATO per un presunto reato di violazione etica. In seguito, è diventato anche il manager della squadra di calcio Siroki Brijeg ed è stato membro del consiglio direttivo della Federcalcio bosniaca.
Ha lasciato la Bosnia nel 2012, trasferendosi in Croazia. Il caso è uno dei tanti attraverso il quale le autorità bosniache stanno cercando di perseguire persone sospettate, o accusate, di genocidio o crimini di guerra e che ora vivono in Croazia o Serbia.
Durante la commemorazione, nell’agosto di quest’anno per il 25° anniversario dell’operazione Storm, durante la quale le forze croate hanno sconfitto i ribelli serbi, il presidente croato Zoran Milanovic ha assegnato medaglie a varie unità del Consiglio di difesa croato, una delle quali è stata conferita a Jelic.
Rispondendo alle critiche della Bosnia-Erzegovina, Milanovic si è difeso affermando al giornale Vecernji List di aver onorato con le medaglie le “unità, e non i singoli individui”.