K metro 0 – Minsk – Il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko – secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Belta – ha dichiarato l’avvenuto arresto, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali del 9 agosto, di alcuni soggetti che possedevano passaporto statunitense. Al momento non vi sono ancora dettagli sulle motivazioni della detenzione; né l’ambasciata Usa ha
K metro 0 – Minsk – Il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko – secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Belta – ha dichiarato l’avvenuto arresto, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali del 9 agosto, di alcuni soggetti che possedevano passaporto statunitense. Al momento non vi sono ancora dettagli sulle motivazioni della detenzione; né l’ambasciata Usa ha commentato l’accaduto.
Intanto sul fronte russo, il capo della sicurezza Nikolai Patrushev, ha commentato l’arresto avvenuto la scorsa settimana di 33 paramilitari privati russi in Bielorussia, come “una trovata della campagna presidenziale” e ciò – secondo quanto riportato dall’Associated Press – poterà probabilmente a conseguenze rilevanti nelle relazioni trai due paesi.
La cattura del gruppo paramilitare è avvenuta a ridosso delle votazioni, nelle quali il presidente bielorusso in carica dal 1994, Alexander Lukashenko, si candida per il suo sesto mandato. Lukashenko venne in passato accusato dai suoi avversari politici di pratiche anti-democratiche: molti di questi esponenti vennero arrestati per motivi politici, con l’accusa di essere pilotati direttamente Mosca.
Gli arresti rischiano ora di alterare le già tese relazioni tra i due paesi, storici alleati: la Bielorussia e la Russia hanno infatti in essere accordi a livello politico, economico e militare, ma Mosca ha recentemente tagliato alcuni dei sussidi. L’operazione è stata argomentata dal fatto che la Bielorussia dovrebbe accettare una più stretta integrazione per ricevere risorse energetiche a costi vantaggiosi. Dal canto suo, la Bielorussia ha accusato il Cremlino di ospitare progetti segreti, al fine di privarla della sua indipendenza post-sovietica.
Il vice capo del Consiglio di sicurezza, nonché ex presidente della federazione russa dal 2008 al 2012 – Dmitry Medvedev – ha commentato gli avvenimenti come parte di una “semplice tecnologia politica – al fine di – creare un’immagine nemica e ottenere un risultato politico usando quell’immagine nemica”.
Il presidente Lukashenko, alimentando l’allarmismo già innescato con gli arresti della scorsa settimana, ha dichiarato in un discorso sullo stato nazionale che un ulteriore gruppo di “militanti” russi era stato inviato nella Bielorussia meridionale. Ha quindi invitato Mosca nel rinunciare al tentativo di alimentare le agitazioni nel suo paese.
Le tensioni tra Russia e Bielorussia sono infine aumentate dopo il colloquio telefonico intercorso tra Lukashenko e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelens’kyj: quest’ultimo ha chiesto alla Bielorussia di consegnare nelle mani ucraine 28 dei russi arrestati, al fine di essere processati per presunti combattimenti al fianco dei ribelli appoggiati dalla Russia nell’Ucraina orientale. Infatti – secondo quanto riportato dalle autorità bielorusse – i paramilitari detenuti facevano parte della società privata Wagner: la stessa organizzazione che avrebbe già schierato in passato centinaia di militari nell’Ucraina orientale, in Siria e in Libia.