K metro 0 – Budapest – Più di 80 giornalisti, quasi tutta la redazione di Index.hu, si sono dimessi in massa, si tratta di una delle redazioni di notizie indipendente ungherese più seguite del Paese. Il giornale è finito nel caos dopo che questa settimana il suo direttore è stato licenziato con motivazioni definite “politiche” dagli
K metro 0 – Budapest – Più di 80 giornalisti, quasi tutta la redazione di Index.hu, si sono dimessi in massa, si tratta di una delle redazioni di notizie indipendente ungherese più seguite del Paese. Il giornale è finito nel caos dopo che questa settimana il suo direttore è stato licenziato con motivazioni definite “politiche” dagli oppositori dell’esecutivo.
Una vicenda che ha fatto scendere in piazza migliaia di manifestanti per rivendicare la libertà di stampa, ritenuta in grave pericolo. Infatti, ieri sera il partito di opposizione Momentum ha organizzato una protesta a cui hanno aderito migliaia di persone, per difendere la libertà di stampa e di espressione. L’origine della protesta è iniziata contro il licenziamento dell’ex direttore del giornale Szabolcs Dull, che è stato motivato a causa di cali della produttività, ma che in sostanza nascondeva una mancata partecipazione del direttore alla politica del premier ungherese Viktor Orban.
L’Ungheria, già nel mirino dell’Unione europea sul tema del rispetto dello Stato di diritto e libertà di stampa, rischia ora di perdere una delle poche voci indipendenti rimaste nel suo panorama mediatico.
“La nostra storia è finita”, ha detto l’ormai ex direttore Szabolcs Dull, licenziato mercoledì con quello che è stato definito un pretesto: aver fatto trapelare documenti interni riservati ad altri media. “La nostra voce indipendente è in grave pericolo, rischiamo la chiusura”, aveva ammonito appena un mese fa Dull, dopo che a marzo un imprenditore vicino al premier nazional-populista Orban aveva acquistato una partecipazione del 50% nelle società editrice che divulga le notizie sul portale.
Una mossa che era stata letta come l’ennesimo tentativo del governo di prendere il controllo, ormai già quasi completo, sui media del Paese, esercitando pressioni finanziarie e politiche. Il precedente più clamoroso era stato nel 2016 con la chiusura del più grande giornale ungherese, Nepszabadsag, anch’esso acquistato da un oligarca alleato del presidente Orban, riferiscono i media locali.
Nel 2014 nella bufera era finito un altro importante sito di notizie, Origo, venduto a una società di media collegata a Fidesz e dirottato verso una linea editoriale filo-governativa, con l’inserimento di una nuova squadra editoriale nel 2016.
I giornalisti del Paese hanno condannato il licenziamento di Dull come “un evidente tentativo di fare pressione” e il presidente dell’associazione dei giornalisti ungheresi, Miklos Hargitai, ha affermato che la vicenda indica “un’altra importante istituzione ungherese in procinto di essere smantellata, occupata e distrutta dal partito Fidesz” di Orban.