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Serbia, Vucic vince le elezioni: “Abbiamo vinto ovunque”

Serbia, Vucic vince le elezioni: “Abbiamo vinto ovunque”

K metro 0 – Belgrado – Il partito del presidente serbo Aleksandar Vucic si aggiudica le elezioni legislative in Serbia. Secondo le prime proiezioni, l’Sns è in testa con il 62,9% dei voti. Seguono gli alleati di governo del partito socialista del ministro degli Esteri Ivica Dacic con l’11% e terza forza politica è l’Alleanza patriottica

K metro 0 – Belgrado – Il partito del presidente serbo Aleksandar Vucic si aggiudica le elezioni legislative in Serbia. Secondo le prime proiezioni, l’Sns è in testa con il 62,9% dei voti. Seguono gli alleati di governo del partito socialista del ministro degli Esteri Ivica Dacic con l’11% e terza forza politica è l’Alleanza patriottica (Spas) dell’ex pallanuotista e ora sindaco di Novi Beograd, Aleksandar Sapic, con il 3,9%.

“Abbiamo vinto ovunque” – ha detto Vucic – “Sono grato al popolo per questo sostegno storico”, ha affermato il capo di Stato, annunciando che il Partito del Progresso serbo (SNS, centrodestra) aveva notevolmente ampliato la sua forza con circa il 63% dei voti.

In particolare, 21 liste di candidati sono state presentate agli elettori: quattro appartenenti alla minoranza etnica del paese, due dell’attuale coalizione progressista-socialista al governo e il resto proviene da piccoli partiti di opposizione. Sono stati allestiti 8.253 seggi elettorali, oltre 140 per la comunità serba in Kosovo, (la Serbia ancora non riconosce l’indipendenza di tale territorio) e 42 per gli elettori all’estero.

I partiti di opposizione riuniti nell’Alleanza per la Serbia avevano da qualche tempo annunciato il boicottaggio delle elezioni, nonostante alcuni tentativi di dialogo tra il partito al governo e l’opposizione stessa, poi falliti.

Gran parte dell’opposizione serba aveva, infatti, lasciato il parlamento nel gennaio del 2019 e, probabilmente quando ha capito che la sconfitta era certa, ha boicottato anche i sondaggi. Primo a  sfuggire al confronto il più grande gruppo di opposizione Alleanza per la Serbia. L’opposizione ha preso questa decisione, sostenendo che le elezioni non sarebbero state né libere né democratiche.

Su questo specifico punto, il Presidente del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa, Anders Knape, aveva confermato la sua fiducia nelle autorità governative serbe e nella possibilità di organizzare elezioni democratiche, nonostante l’attuale pandemia.“Confido nella capacità della Serbia di implementare buone prassi nei giorni che precedono la data delle elezioni e di assicurare che il voto sia organizzato nel pieno rispetto delle norme internazionali per elezioni libere ed eque, anche in questi tempi difficili”, ha affermato, ribadendo che nel contesto della crisi attuale, il Congresso non potrà inviare una delegazione di osservatori, ma continuerà il dialogo e la cooperazione con le autorità serbe per l’attuazione dei principi europei di autonomia territoriale e democrazia.

Il partito al governo beneficia di un panorama mediatico supportato dalla stampa filo-governativa, e di una grande base elettorale composta da dipendenti del servizio pubblico e dai loro parenti, dicono gli analisti.

Il capo di Stato può contare anche su importanti alleati sulla scena internazionale. Oltre alla Cina e alla Russia, Aleksandar Vucic è sostenuto dall’Europa, che lo considera in grado di risolvere la disputa con il Kosovo, l’ex provincia serba la cui indipendenza Belgrado rifiuta di riconoscere. Dopo le elezioni, dovrà dialogare con Pristina, il capo dello Stato ha avvertito che “i giorni e le settimane future saranno difficili, soprattutto per quanto riguarda il Kosovo”. La prossima settimana incontrerà l’inviato europeo per la Serbia e il Kosovo, si recherà a Mosca e poi incontrerà i rappresentanti kosovari. Anche in Kosovo, la minoranza serba nella città settentrionale di Mitrovica, è stata chiamata a partecipare al voto.

A inizio giugno si è insediato in Kosovo il nuovo governo del Presidente Hoti che ha indicato le principali priorità del suo programma e la ripresa del dialogo con Belgrado. La normalizzazione delle relazioni con la Serbia è necessaria, atteso che, da più di un anno, c’è un congelamento dei rapporti tra Serbia e Kosovo, a causa della decisione di Pristina d’imporre dei dazi doganali del cento per cento, sia alle merci serbe, sia a quelle in entrata dalla Bosnia Erzegovina, altro Stato dell’area balcanica che non riconosce il Kosovo. Hoti ha subito rimosso i dazi e, conseguentemente, a Belgrado il presidente serbo Aleksandar Vucic ha affermato che l’eliminazione delle barriere commerciali hanno, in sostanza, spianato la strada al progresso nelle relazioni diplomatiche. “Credo anche che possano esserci buoni rapporti commerciali tra albanesi e serbi”, ha detto, riferendosi agli albanesi che sono in maggioranza in Kosovo. La grande conferma di Vucic deve, quindi, essere vista come positiva per lo sviluppo della democrazia e delle pacifiche relazioni in quella martoriata area dei vicini Balcani.

Buona notizia sia per l’Unione europea e per la NATO che hanno grandi interessi per la stabilità dell’area, anche se c’è da aspettarsi qualche “ideologica” e non razionale presa di posizione.

 

Generale Giuseppe Morabito

Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation

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