K metro 0 – Mosca – È stata inaugurata oggi a Mosca la terza cattedrale più grande di tutta la Federazione russa. Il progetto iniziale prevedeva un mosaico raffigurante il ​​presidente russo Vladimir Putin e il leader dell’era sovietica Joseph Stalin, dimostravano il loro sostegno all’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 dall’Ucraina, riporta la Reuters.

A seguito della polemica scaturita, le autorità ortodosse russe, hanno affermato il mese scorso che nessuno dei due leader sarebbe stato raffigurato nella cattedrale. Durante la cerimonia d’inaugurazione alla presenza del ministro della Difesa Sergei Shoigu, dei funzionari militari e del clero, il patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, ha ringraziato Putin e Shoigu per aver contribuito alla costruzione della cattedrale.

I media russi hanno anche riferito che uno dei pannelli a mosaico della cattedrale era stato originariamente progettato per mostrare un ritratto di Stalin, il quale è ampiamente ritenuto responsabile della morte di milioni di persone nei campi dei Gulag.

La struttura è davvero imponente. Basti pensare che la sesta cupola, la più alta, misura con la croce 95 metri e la chiesa è in grado di ospitare fino a seimila fedeli. Le quattro sezioni principali della chiesa che sono sormontate dalle cupole più piccole sono dedicate ai santi patroni delle quattro armi delle forze armate russe.
Il costo della costruzione è stato stimato in sei miliardi di rubli secondo quanto ha riportato MBX Media la metà dei quali sono stati stanziati dalla regione di Mosca e dalla capitale stessa, il resto proviene da donazioni. In particolare, l’icona centrale della cattedrale – come ha affermato in un’intervista a “Krasnaya Zvezda” l’architetto capo del progetto di Dmitry Smirnov –   è stata donata con fondi personali del presidente Vladimir Putin.

Putin durante i suoi due decenni al potere, ha stretto legami con la Chiesa ortodossa, la quale insieme ad altri enti religiosi ha subito persecuzioni nell’Unione Sovietica durante il dominio di Stalin durato tre decenni.

di Benedetta Gherardini