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Anno europeo del patrimonio culturale

Anno europeo del patrimonio culturale

K metro 0 – Roma – “Il nostro patrimonio: dove il passato incontra il futuro”. È con questo motto che l’Unione Europea ha inteso dedicare l’anno 2018 al proprio patrimonio culturale. Patrimonio, questo, ampiamente esteso e sviluppato lungo l’intera geografia continentale, che dal canto suo ha avuto rilevante parte nella caratterizzazione millenaria della “Vecchia Europa”.

K metro 0 – Roma – “Il nostro patrimonio: dove il passato incontra il futuro”. È con questo motto che l’Unione Europea ha inteso dedicare l’anno 2018 al proprio patrimonio culturale. Patrimonio, questo, ampiamente esteso e sviluppato lungo l’intera geografia continentale, che dal canto suo ha avuto rilevante parte nella caratterizzazione millenaria della “Vecchia Europa”. Le forme dei beni culturali che compongono il ricco e complesso patrimonio sono rappresentate da architetture, opere d’arte, paesaggi naturali, tradizioni immateriali, fino ad arrivare alle moderne opere d’arte digitali.

Quindi, all’indomani dell’avvenuta dichiarazione europea del patrimonio per l’anno in corso, ciascuno degli Stati membri con uno specifico programma ha posto sotto le luci dei riflettori le patriottiche bellezze culturali. L’Italia, ovviamente, in quanto luogo di origine delle innumerevoli civiltà che si sono susseguite nell’arco dei secoli, non può lasciarsi sfuggire tale importante appuntamento per suscitare – a guisa di un grand tour di antica memoria – in auspicabili moltitudini di turisti, visitatori o viaggiatori che siano, emozioni e meraviglie ritraibili diffusamente dalla visione dei tanti tesori d’arte e dalle altrettante ricchezze naturali racchiuse e ordinate nel composito paesaggio italiano. Tanta ne è la latitudine della consistenza, infatti, che tuttora manca un dato preciso circa la sua effettiva entità. Le statistiche al riguardo non concordano nel minuto dettaglio, ma nell’ampio entità dell’insieme sicuramente. Circolano disparate e difformi affermazioni che spaziano da quantificazioni percentuali comprese tra il 50% ed il 70% del patrimonio culturale mondiale raccolto nel solo perimetro italiano, tali affermazioni sono accomunate tuttavia dalla comune e sottesa convinzione che l’Italia, grazie a questo enorme patrimonio culturale, è parte fondamentale della storia civile dell’Umanità.

A guardarsi in giro, per fortuna, iniziative di promozione del Patrimonio culturale nel nostro paese ce ne sono diverse e le programmazioni non lesinano certamente in appuntamenti presso musei o siti culturali, senza tralasciare anche le tante rassegne musicali previste nella patria di origine della lirica, circostanza questa spesso dimenticata (anche a scuola, purtroppo, viene non di rado trascurata la tradizionale italianità dei massimi compositori ed esecutori). Ma la domanda di fondo cui occorre por mente, proprio in occasione delle celebrazioni in atto, è quella inerente all’ immagine di patrimonio culturale europeo verso cui si intende orientare e indirizzare il cammino delle cittadinanze europee, non fosse altro per comprenderne la dimensione e soprattutto una sua effettiva incidenza nella formazione dell’odierna visione europea (o almeno sogno europeo) delle cose della vita individuale e collettiva che esso [Patrimonio] deve svolgere per i cittadini d’Europa. Uno specifico lavoro al riguardo è stato avviato già anni fa (1954), con l’approvazione della Convenzione culturale europea, in cui a prescindere dalle testimonianze di civiltà che ciascun patrimonio culturale simboleggia, importantissimo elemento nella formazione umana e culturale europea, secondo questa Convenzione, diventa la necessità della condivisione di lingua, storia e cultura degli altri, in misura tale che si possano creare valori comuni che uniscano, superando diversità e differenze. Tutto ciò assume maggiore pregnanza quando in Portogallo, nell’ottobre del 2005 a Fare, il Consiglio d’Europa – cioè l’Istituzione che rappresenta il continente e non la sola Unione Europea – approva la Convenzione quadro sul valore del patrimonio culturale, provando anche a stabilirne la specifica funzione: creazione di una società democratica e… promozione della diversità.

Dunque, a mente di questo più recente approdo ideale a far da collante e minimo comun denominatore del patrimonio comune europeo sono: “le fonti condivise della memoria, della comprensione, dell’identità e della creatività… gli ideali, i principi e i valori derivati dall’esperienza acquisita attraverso i progressi e i passati conflitti, i quali incoraggiano lo sviluppo di una società pacifica e stabile, fondata sul rispetto dei diritti umani, della democrazia e della legalità”. Ne consegue che a valle di siffatte affermazioni il tratto comune europeo nasce dalle conquiste civili e dalle sofferenze che ne hanno accompagnato i rispettivi traguardi. Sono proprio questi ricordi di conflitti tra popoli, di conflitti intellettuali o di conquiste civili che rappresentati in pitture, sculture, architetture o raccolte in mirabili testi narrativi le risorse che, contribuendo incisivamente ad accrescere dignità umana, solidarietà, tolleranza, libertà di espressione e rispetto della diversità e dialogo interculturale, costituiscono il mito fondativo della moderna Europa.

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