K metro 0 – Roma – La sua attività sindacale inizia proprio tra i colleghi della Compagnia portuale di Ravenna, sua città natale; il lavoro quotidiano nei porti, a contatto con i lavoratori del settore saranno proprio i punti di forza che lo traghetteranno al futuro impegno da sindacalista. Claudio Tarlazzi, classe 1960, esperto di
K metro 0 – Roma – La sua attività sindacale inizia proprio tra i colleghi della Compagnia portuale di Ravenna, sua città natale; il lavoro quotidiano nei porti, a contatto con i lavoratori del settore saranno proprio i punti di forza che lo traghetteranno al futuro impegno da sindacalista. Claudio Tarlazzi, classe 1960, esperto di ogni aspetto del lavoro portuale, e delle problematiche dei colleghi lavoratori, riverserà la sua grande passione ed esperienza nell’attività sindacale della categoria UILTrasporti, di cui è Segretario Generale dal 2013. Con noi di Kmetro0 ha accettato di parlare delle proposte per far ripartire i vari comparti del settore, a partire da quello marittimo.
Intervista di Alessandro Luongo
Milioni di lavoratori rischiano il lavoro a causa del Covid-19. Che futuro si prospetta per loro?
«Oggi non è possibile fare previsioni a breve sulle conseguenze di tutto ciò. Di sicuro il turismo e con esso il trasporto aereo e crocieristico rischiano di tornare ai livelli precedenti in un tempo molto più lungo di quanto è legittimo pensare per il settore del trasporto delle merci e della logistica, ma non penso subiranno un ridimensionamento strutturale. Sono convinto che se riprenderanno gli investimenti in infrastrutture materiali e immateriali per una migliore connettività all’interno del paese e con il resto del modo, finalizzate a un sistema funzionale e rispondente alle esigenze del trasporto di persone e merci, ne potremo uscire rafforzati. Per far ripartire il mercato domestico la condizione è una migliore capacità di spesa dei lavoratori e più in generale dei cittadini».
Sembrano cambiare anche i ruoli. Ad esempio, un autista del trasporto pubblico di autobus, secondo lei, dovrà occuparsi anche della sicurezza degli accessi?
«Come Uiltrasporti stiamo sostenendo la posizione per cui l’autista debba occuparsi soltanto delle responsabilità legate alla guida del mezzo pubblico. In particolare, abbiamo ritenuto fondamentale individuare nuove figure professionali da inserire nelle attività di assistenza alla clientela e d’incarrozzamento della stessa in supporto all’attività propria dell’autista del mezzo. In questo momento valutiamo anche necessaria la presenza delle forze dell’ordine per vigilare sul rispetto delle varie indicazioni legislative sulla sicurezza, oltre al controllo del distanziamento e del numero dei passeggeri presenti sul mezzo pubblico. E’ impraticabile che l’autista sia distratto dalla sua principale mansione di guida appesantendolo di un nuovo ruolo come quello di pubblico ufficiale. La questione è stata normata in maniera differente regione per regione e i vari DPCM susseguitesi non hanno chiarito in maniera esaustiva il punto. Su questo si dovrà trovare un accordo di buon senso a livello delle singole aziende di trasporto pubblico».
Pensate anche a tutele specifiche per i lavoratori Under 60?
«Abbiamo chiesto al governo tutele per la tenuta occupazionale mediante interventi economici di sostegno alle aziende per evitarne la chiusura, e il finanziamento degli ammortizzatori sociali in termini generali, e in tale ambito il finanziamento dei fondi bilaterali di sostegno al reddito costituiti nei settori del Trasporto pubblico locale, del settore ferroviario, aereo, marittimo, dove la crisi ha particolarmente inciso per le limitazioni degli spostamenti».
Molte compagnie stanno riconvertendo parte delle loro flotte commerciali in trasporti cargo. Intravede un rischio di confusione di ruoli e penalizzazione contrattuale?
«Gli equipaggi su flotte cargo prevedono qualifiche e figure professionali specifiche rispetto ai traffici tradizionali, individuate dalla normativa internazionale (IMO- convenzione SCTW). Servirà pertanto riprofessionalizzare molti profili tramite corsi di formazione che permettano di acquisire competenze ed esercitazioni specifiche per la tipologia di traffico. Per fare un esempio, una nave chimichiera prevede personale con competenze specifiche diverse da chi deve imbarcarsi su navi petroliere o gasiere. Non ci saranno dunque penalizzazioni contrattuali e nemmeno confusione di ruoli, ma un completo rinnovo nell’inquadramento del personale che può essere realizzato solo dopo diversi mesi di formazione pratica e teorica con elevati costi da sostenere. Occorre quindi tempo e investimenti specifici oltre alla disponibilità dello stesso marittimo».
Quali sono, invece, le vostre proposte per far ripartire soprattutto il settore marittimo?
«Servono incentivi statali per i mancati incassi, in particolare nel ramo dei traffici passeggeri e Ro-Pax; parliamo di categorie come traghetti, ferries e navi da crociera; occorre mantenere e proteggere la normativa attuale prevista dalla legge 30/98 che ha visto la nascita del registro internazionale e di sgravi fiscali per la categoria. Inoltre è necessaria una riforma del collocamento gente di mare che preveda una maggiore sinergia nell’incontro tra la domanda e l’offerta di personale marittimo italiano (oggi si fa troppo ricorso a personale extracomunitario con la motivazione che non si trova in Italia); servono risorse europee mirate a una formazione qualificata per le nuove figure marittime che saranno richieste a bordo delle prossime navi, caratterizzate dalla presenza di elevata tecnologia; e si dovranno poi prevedere altri sgravi per gli armatori che utilizzeranno combustibili alternativi a quelli tradizionali e meno inquinanti. Infine il mercato interno dovrà essere regolato da normative che impediscano casi di dumping salariale o concorrenza sleale».
Non ritiene opportuno anche un confronto a livello continentale visto che il virus ha colpito tutta l’Europa?
«Dai vari paesi europei sono state prese decisioni importanti sul piano sanitario e dei comportamenti sociali. E’ mancata però una vera regia da parte dell’Ue che uniformasse azioni, comportamenti e provvedimenti di prevenzione, lasciando a ogni singolo Stato l’iniziativa. Di fatto si è persa una grande occasione per rafforzare l’obiettivo di realizzare gli “Stati Uniti d’Europa”. Sul piano del sostegno economico è comunque stato fatto un passo importante per sostenere le economie più deboli nella lotta alla diffusione del virus e in quei paesi come il nostro, la sanità, le imprese e i lavoratori; ma questo è avvenuto non certo con lo spirito europeista, bensì con la consapevolezza che l’attuale interdipendenza avrebbe fatto collassare anche le loro economie».
Sul piano nazionale, invece, che proposte avete in discussione con il governo Conte?
«La crisi che il nostro paese sta affrontando ha fatto emergere la centralità del sistema dei trasporti delle persone e delle merci, ma anche le grandi debolezze dell’assetto produttivo e la necessità di un ruolo dello Stato nelle filiere strategiche del trasporto. Chiediamo pertanto norme di regolamentazione dei mercati contro il dumping contrattuale e contro ogni forma di distorsione della sana concorrenza che deprime le opportunità di sviluppo delle aziende. Aziende che fanno della qualità e dell’innovazione la propria arma vincente. Chiediamo anche interventi per favorire il trasporto intermodale con il finanziamento del ferrobonus e marebonus. Nel trasporto aereo scommettiamo su Alitalia, ma con un piano industriale degno di una compagnia di bandiera; e nei porti riteniamo necessario adeguare il sistema infrastrutturale di collegamento soprattutto via ferro, con gli interporti, così com’è necessario dare completa attuazione alle misure previste dalla riforma del settore. Tra queste l’istituzione dello sportello unico doganale e dei controlli per velocizzare il flusso delle merci, e la piena realizzazione delle ZES per attrarre nuovi insediamenti produttivi».
L’occupazione giovanile sarà penalizzata o potrà ripartire?
«Lavoriamo ogni giorno perché cambi anche il modello di sviluppo, meno liberista e più attento al sociale, alla persona, alle iniziative d’impresa volte allo sviluppo sostenibile e non solo al profitto fine a se stesso. E’ con la realizzazione di un modello paese di questo genere che trovano maggiore opportunità di affermazione i nostri giovani, molti di loro obbligati a emigrare per realizzare i propri progetti di vita. Certo, la digitalizzazione, le nuove tecnologie apriranno nuovi spazi di affermazione professionale, soprattutto per loro, ma perché questo non sia sinonimo di riduzione dell’occupazione bensì di allargamento delle opportunità, bisogna che il sistema evolva nella giusta direzione, con un impegno politico del Governo che abbia questi obiettivi per il bene comune del paese».
Claudio Tarlazzi, Segretario Generale UilTrasporti