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Quale ruolo occupa l’Italia nell’Europa di oggi? Intervista a Piero Fassino

Quale ruolo occupa l’Italia nell’Europa di oggi? Intervista a Piero Fassino

Piero Fassino, piemontese, è un politico per vocazione: il suo impegno civile inizia giovanissimo. Nel 1987 viene chiamato nella segreteria nazionale del Pci ed è uno dei giovani dirigenti che, con Achille Occhetto, gestisce la trasformazione del Pci in Pds. Eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nel 1994, è stato riconfermato in

Piero Fassino, piemontese, è un politico per vocazione: il suo impegno civile inizia giovanissimo. Nel 1987 viene chiamato nella segreteria nazionale del Pci ed è uno dei giovani dirigenti che, con Achille Occhetto, gestisce la trasformazione del Pci in Pds. Eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nel 1994, è stato riconfermato in altre quattro legislature. Dal 1996 al 2001 ricopre importanti incarichi di Governo: Sottosegretario agli Esteri e agli Affari europei, Ministro del Commercio Estero, Ministro della Giustizia. Dal 2001 al 2007 è Leader dei Democratici di Sinistra e guida i Ds a fondare il Partito Democratico, di cui oggi rappresenta una voce autorevole, spesso prezioso collegamento ed infaticabile “pontiere” tra le diversi leader ed anime, dentro e fuori il partito. Diventa sindaco del comune di Torino nel 2011. Presidente dell’Anci dal 2013, Presidente del CESPI, uno dei più autorevoli centri di studio e ricerca italiani sulla politica internazionale, socio della RIDE-APS. E’ autore di diverse pubblicazioni di saggistica e giornalismo. Il suo percorso politico ed istituzionale è particolarmente significativo, soprattutto in ambito euro-mediterraneo. Lo incontriamo per conoscere il suo parere sul ruolo dell’Italia in Europa.

K metro 0 – Roma – Intervista di Enrico Molinaro all’Onorevole Piero Fassino

Presidente, Lei vanta una lunga e significativa esperienza politica ed istituzionale, come giudica l’attuale situazione italiana in Europa? E quale ruolo può giocare oggi l’Italia alla luce del recente esito elettorale? 

L’Italia è uno dei quattro paesi più grandi dell’Unione, uno dei sei fondatori, la seconda economia manifatturiera dell’Europa, il principale Paese mediterraneo: tutto questo spiega il peso che l’Italia ha in Europa e viceversa quanto l’Europa sia essenziale per noi. Senza l’Europa l’Italia non sarebbe la stessa, né l’Europa sarebbe la stessa senza l’Italia. E soprattutto in una fase che sollecita l’Europa a mettere in campo coraggiose riforme è essenziale che l’Italia non sia ai margini, ma giochi un ruolo da protagonista

In Italia ed Europa gli enti pubblici locali rappresentano il cuore del continente. Cosa fanno le istituzioni europee per lo sviluppo di questi enti e per la valorizzazione delle best practice amministrative locali?

In ogni nazione europea gli enti locali sono protagonisti della gestione delle politiche pubbliche. E i Sindaci sono ovunque naturali destinatari di ogni ansia, speranza, paura o aspettativa che maturi tra i cittadini. Per questo occorre che gli Enti Locali siano messi in condizione di soddisfare le domande dei cittadini. Il Congresso dei Poteri Locali del Consiglio d’Europa – che riunisce i rappresentanti di Comuni e Regioni dei 47 paesi del continente europeo – promuove la socializzazione e l’estensione delle “buone pratiche” messe in campo dalle amministrazioni locali nei diversi paesi europei.

Come appare l’Europa dalla prospettiva politica del Suo ruolo di Portavoce per il Mediterraneo del Congresso dei Poteri Locali del Consiglio d’Europa?

Il Mediterraneo è da sempre un’area cruciale per l’Europa. Tutto ciò che accade in quel bacino investe sempre e immediatamente il continente europeo. Non soltanto, ma oggi vi è un legame sempre più inscindibile tra Africa, Mediterraneo e Europa. Gli imponenti flussi migratori che investono l’Europa e l’Italia arrivano dall’Africa subsahariana attraversando il Mediterraneo. Se guardiamo alle dinamiche demografiche le cifre ci dicono che in Africa oggi vivono 1.2 miliardi di persone, che diventeranno 2.3 nel 2050 e 4 miliardi a fine secolo. Tutto questo ci dice che serve sempre di più una strategia “euroafromediterranea” che punti ad uno sviluppo dell’intero continente africano. In questa strategia il ruolo della democrazia locale e’ essenziale e il Congresso dei Poteri Locali del Consiglio d’Europa sta promuovendo una politica di sostegno, accompagnamento e partenariato con Comuni e Regioni dei Paesi mediterranei. In questi mesi, in particolare, siamo stati impegnati ad accompagnare la preparazione delle elezioni locali in Tunisia (prossimo 6 maggio) e la implementazione del nuovo assetto regionale in Marocco. Inoltre, stiamo promuovendo e assistendo le municipalità libiche nel difficile compito di gestire le loro comunità.

Lei è anche Presidente del CESPI, uno dei più autorevoli centri di studio e ricerca italiani sulla politica internazionale: ritiene che agevolando l’inclusione finanziaria degli immigrati si possa contribuire anche al successo di un Nuovo Piano Marshall o New Deal europeo per Africa, il Medio Oriente ed il Mediterraneo?

Il Cespi e’ l’istituto internazionalista che si occupa da anni di migrazioni con un ampio spettro di programmi di ricerca. Uno di questi è l “Osservatorio sull’inclusione finanziaria dei migranti” che il Cespi – insieme all’ABI, a Poste, a istituti bancari e assicurativi – sta realizzando da alcuni anni con l’obiettivo di promuovere azioni, strumenti e programmi.

Il CESPI è anche uno dei più prestigiosi soci della Rete Italiana per il Dialogo Euro-mediterraneo (RIDE-APS), capofila italiano della Fondazione Anna Lindh. Nel contesto della profonda riforma in corso delle 42 reti nazioni della Fondazione, di cui la RIDE-APS oggi rappresenta una best practice, quale ruolo possono avere le organizzazioni della società civile nel Mediterraneo?

È un ruolo fondamentale. Parlando dello sviluppo del Mediterraneo ci si concentra spesso sulla sola dimensione economica. Ci sono altre dimensioni essenziali: la dimensione sociale per garantire a tutti servizi essenziali, a partire da educazione e salute; i fondamentali diritti civili e umani, spesso negati; la dimensione culturale e della formazione; istituzioni democratiche e partecipative. Su questi temi essenziale è il contributo delle società civili, delle organizzazioni non governative, delle associazioni dei diritti, delle organizzazioni delle donne, dei giovani, del mondo della cultura. E il contributo di reti di cooperazione come RIDE-APS può svolgere un ruolo preziosissimo.

Quali iniziative suggerisce ai socialisti europei, in vista dei progetti e delle prospettive di riforma delle istituzioni europee?

 I socialisti europei sono oggi di fronte a esiti elettorali preoccupanti. In Francia, Germania, Spagna, Austria, Olanda, Italia, Finlandia, Polonia, Ungheria i partiti socialisti hanno subito significative riduzioni di consensi che richiedono con urgenza un profondo rinnovamento culturale, programmatico, politico della sinistra riformista. Tanto più di fronte all’onda montante della destra e del populismo che si manifesta in tutto l’occidente. Tra le innovazioni che la sinistra riformista deve sostenere c’è una profonda riforma delle istituzioni europee per un’Unione Europea più democratica, più vicina ai cittadini, più integrata, più capace di sostenere crescita e lavoro, più capace di essere protagonista della vita del mondo.

Quali azioni possono intraprendere i socialisti europei per promuovere lo sviluppo sostenibile e l’economia circolare nel Mediterraneo?

Sostenere tutte le politiche che vanno nella direzione di accrescere la cooperazione economica, gli scambi, gli investimenti per favorire uno sviluppo sostenibile e sicuro dei Paesi mediterranei e africani. Affrontare questioni cruciali come la tutela ambientale e promuovere cooperazioni regionali per la gestione delle fonti energetiche e per lo sviluppo delle reti infrastrutturali e digitali. Naturalmente e’ essenziale un impegno europeo per la sicurezza e la stabilità dell’area, a partire dalla pacificazione delle gravi crisi – Siria, Libia, Yemen, Palestina – che scuotono la regione. Senza pace non ci sarà sviluppo.

Molti vedono in Emmanuel Macron il futuro ministro degli esteri europeo: parla col mondo arabo, gli USA, l’Asia, l’Africa ed il Medio Oriente. Come valuta le potenzialità del presidente francese, alla luce anche del suo recente discorso al Parlamento europeo?

Macron sta dimostrando visione, capacità di relazioni, tempestività di iniziativa. E lo sta facendo a tutto campo, mettendo la Francia al centro della scena internazionale. Quel che mi convince di più è la sua determinazione europeista. I discorsi tenuti alla Sorbona, ad Atene e al Parlamento Europeo testimoniano una volontà di rilancio dell’integrazione europea e di una visione che fa dell’Europa un protagonista della vita del mondo. Non credo che la sua ambizione sia fare il Ministro degli Esteri europeo, quanto piuttosto affermare una sua leadership in Europa. In ogni caso chi crede in una Unione Europea forte e unità non può che guardare con favore alle iniziative di Macron. Ed è interesse dell’Italia costruire con la Francia di Macron una forte alleanza, non affidando il futuro dell’Europa solo all’asse franco-tedesco.

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