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Il pianeta “scotta”, un 2019 con caldo record in Europa

Il pianeta “scotta”, un 2019 con caldo record in Europa

K metro 0 – Bruxelles – Il 2019 è stato l’anno più caldo registrato in Europa con temperature medie di quasi due gradi al di sopra di quelle della seconda metà del XIX secolo. Così il rapporto sullo stato del clima in Europa di Copernicus, il programma per l’osservazione della Terra dell’Ue, rileva come undici

K metro 0 – Bruxelles – Il 2019 è stato l’anno più caldo registrato in Europa con temperature medie di quasi due gradi al di sopra di quelle della seconda metà del XIX secolo.

Così il rapporto sullo stato del clima in Europa di Copernicus, il programma per l’osservazione della Terra dell’Ue, rileva come undici dei dodici anni più caldi di sempre si siano verificati dal 2000 a oggi. Il 2019 è seguito da vicino dal 2014, 2015 e 2018, dove ogni stagione ha registrato temperature più calde della media. I dati, diffusi nella 50esima Giornata mondiale della Terra, parlano di mesi bollenti a febbraio, giugno e luglio nonché di siccità, piogge intense e scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia.

Tra i cambiamenti annunciati non si può non citare il Polo Nord, ormai destinato a restare senza ghiacci in estate molto prima del 2050, secondo gli studi diretti da Dirk Notz dell’Università di Amburgo e un gruppo internazionale di ricercatori di 21 Istituti, compresa la Fondazione Cmcc Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici. “La maggior parte – dice l’italiana Dorotea Iovino – prevede che l’Artico si ritroverà libero dai ghiacci a settembre prima del 2050”.

Mentre sul fronte gas serra, nel 2019 – dichiara il rapporto Copernicus – le concentrazioni di biossido di carbonio (Co2) e metano (Ch4) hanno continuato a salire e “i flussi netti globali di gas a effetto serra come anidride carbonica, metano e biossido di azoto seguono una continua tendenza al rialzo”, ammassamenti così, valutano gli scienziati, si possono paragonare solo a quelli di milioni di anni nella storia.

Il cambio radicale di vita, di abitudini quotidiane a causa dell’emergenza Covid19 nel mondo e il conseguente lockdown, hanno mostrato da ogni parte del globo immagini prive di traffico, senza cappe di smog, acque pulite e animali selvatici tranquilli che giravano liberi sulle strade vuote. Un mese e mezzo di cambiamento di stile di vita ci ha riportato fotografie di un Pianeta mai visto, ma allo stesso tempo che ci fa riflettere sul dramma che sta vivendo l’umanità e di come l’uomo volontariamente o involontariamente è artefice di un disastro annunciato. Un Pianeta che quest’anno, nel giorno del 50esimo anniversario dell’Earth Day, giornata istituita nel 1970 per celebrare e sensibilizzare ancora di più sul tema ambiente e oggi più che mai considerata un momento necessario di riflessione e di insegnamento.  La Giornata Mondiale della Terra nasceva originariamente come una giornata dedicata per celebrare la Terra e la pace, ma con il tempo assunse un significato ben più ambientalista e che nel 2109 ha visto il coinvolgimento di ben 93 Paesi, con circa 22 mila eventi programmati in tutto il Pianeta, per un totale di un miliardo di persone. Quest’anno il tema scelto “Azione per il clima”, è sembrato quasi un monito, in questo periodo di emergenza Coronavirus, dove tutte le manifestazioni sono state annullate e al loro posto una ricca serie di eventi mediatici organizzati: le associazioni ambientaliste, come Legambiente, hanno programmato una nutrita scaletta di eventi digitali, andati avanti per tutta la giornata di ieri, una maratona multimediale, con 75 mila partner in 193 Paesi collegati, uniti dall’hashtag #OnePeopleOnePlanet. 24 ore di approfondimenti, dichiarazioni e collegamenti da ogni parte del globo, il cui tema principale è stato l’educazione ambientale, la salvaguardia della natura, dello sviluppo sostenibile e della solidarietà. Anche Papa Francesco ha dato il suo contributo con una speciale udienza in streaming, a 5 anni dalla sua enciclica ambientalista «Laudato si’».

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Patrizia Grandi
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