K metro 0 – Torino – Un resoconto capace di suscitare inquietudine e allarme, di scuotere anche gli animi più scettici o semplicemente distratti e non informati, quello che offre il festival CinemAmbiente, a Torino dal 31 maggio al 5 giugno, ora alla 21esima edizione. In oltre 100 titoli tra cortometraggi e film lunghi, in
K metro 0 – Torino – Un resoconto capace di suscitare inquietudine e allarme, di scuotere anche gli animi più scettici o semplicemente distratti e non informati, quello che offre il festival CinemAmbiente, a Torino dal 31 maggio al 5 giugno, ora alla 21esima edizione. In oltre 100 titoli tra cortometraggi e film lunghi, in gran parte documentari, una panoramica impietosa sui danni che subisce la terra per mano dell’uomo, e quindi la natura, i mari, le foreste, gli animali, e in definitiva l’uomo stesso.
Film che arrivano da ogni angolo del mondo denunciano inquinamenti, rischi di estinzione di specie ormai rare della flora e della fauna, di preziosi esseri viventi, sconvolgimenti ambientali vicini all’irreversibilità, opere che lanciano appelli perché ci si fermi in quest’opera di distruzione peraltro non “necessaria” allo sviluppo e al benessere. E dicono che qualche alternativa si può, si deve trovare. Il festival CinemAmbiente dà atto di una sensibilità diffusa su queste tematiche, ben presente in ogni latitudine. E in prima fila c’è l’Europa, con film di gran parte dei paesi del vecchio continente, sia le nazioni che fanno parte dell’Unione, sia altre più lontane. Non a caso, forse, l’Unione europea si appresta a mettere al bando la plastica entro il 2025. E non mancano, gli altri continenti, dagli Stati Uniti ai paesi dell’America del sud, così come l’estremo oriente.
Denunce e appelli. Come quello che arriva dall’arcipelago di Kiribati, nella lontana Oceania, con il film canadese Anote’s Ark. Vi si racconta l’attività di uno degli ospiti più preziosi del festival, Anote Tong, ex presidente della repubblica di Kiribati, per scongiurare la scomparsa della sua terra che per effetto dell’innalzamento delle acque, causato dal riscaldamento globale, rischia di essere sommersa dalle acque dell’oceano. Altro ospite di rilievo è il grande regista argentino Fernando “Pino” Solanas, al quale viene reso omaggio con un premio alla carriera: il tema dell’ambiente e del rispetto della natura è stato sempre presente nella sua opera, universalmente apprezzata, diversi suoi film raccontano le vicende politico-sociali del suo paese e sono stati presentati nei maggiori festival internazionali. L’ultimo, Viaje a los pueblos fumigados, è un viaggio in una provincia del nord dell’Argentina, dove immense foreste secolari vengono abbattute per far posto a intensive coltivazioni di soia; gli agricoltori locali, cacciati dalle loro terre, devono affrontare fumigazione, piogge di erbicidi sparsi dagli aerei, contaminazione dei terreni e delle falde acquifere, una vera devastazione.
Tra i temi al centro di questa edizione di CinemAmbiente c’è quello delle nuove tecnologie intelligenti, le macchine più o meno antropomorfe in grado di affiancarsi alle attività proprie dell’uomo fino a sostituire l’essere umano e a decidere per lui con scelte “di pensiero” autonomo. Se ne parla negli americani Do you trust this computer? e Living in the future’s past. E ancora in tema di tecnologie, in questo caso genetiche, c’è lo svizzero Genesis 2.0, dove si parla della possibile creazione, tramite clonazione, di un mammuth, specie estintasi nell’epoca glaciale, in seguito al ritrovamento di una carcassa perfettamente conservata nelle isole della Nuova Siberia. Dall’Australia arriva Blue, che presenta vaste aree degli oceani ormai compromesse: barriere coralline decomposte, la vita delle acque annientata dalla enorme quantità di spazzatura, specie marine sulla via dell’estinzione.
La visita ad un mondo incantato è quella che propone il film della Lituania The Ancient Woods, che esplora quel che resta di una foresta sottomarina formatasi migliaia di anni fa, tra caverne di lupi e nidi delle cicogne nere. Il tema della comunicazione e di un’informazione corretta è al centro del film austriaco The green lie. Qui si parla della strategia sempre più diffusa del “greenwashing”, l’inganno di prodotti venduti come ecologici, “verdi”, quando invece sono di normale catena industriale, come tanti altri se non peggio.
Dalla Francia un’inchiesta su un ortaggio che non manca mai dalla nostra tavola, il pomodoro, con L’Empire de l’or rouge. Davvero di oro rosso si tratta, e la sua coltivazione e commercializzazione è un vero e proprio impero. Il film così ripercorre il viaggio del pomodoro da un continente all’altro, e l’affare economico che rappresenta, uno dei più redditizi al mondo, in un giro vorticoso di sfruttamento in cui è presente anche la criminalità organizzata: chi l’avrebbe detto, di un semplice, innocente pomodoro.
Qualcosa di analogo racconta il film italo-tedesco The Milk System, i lati oscuri della produzione e del commercio del latte, il cui consumo sta conoscendo in Europa e in altri continenti una rinnovata fortuna. Ma anche questo alimento è oggetto di uno sfruttamento fatto di produzione intensiva dai costi ambientali insostenibili e di innumerevoli derivazioni che ne hanno fatto uno dei più appetibili affari economici mondiali. Ma in cotanta mondializzazione con immensi giri d’affari, c’è ancora chi produce e lavora il latte col rispetto di un tempo: nel film italiano Sorgenti di burro ecco la quotidianità di un piccolo alpeggio del Piemonte dove madre e figlia si dedicano alla produzione del burro artigianale. Sulle attività più o meno lecite delle grandi compagnie petrolifere c’è il tedesco Smoke & Fumes, un’altra inchiesta, che richiama uno scandalo, come è stato definito, venuto alla luce dopo decenni di silenzio: i dati sul cambiamento climatico dovuto all’incontrollato consumo di petrolio sarebbero stati noti fin dagli anni Cinquanta, ma sarebbero stati occultati per un patto in cui avrebbero avuto un ruolo di primo piano i giganti dell’oro nero.
Il francese Everest Green ripropone il problema che affligge la montagna più alta del mondo, trasformata da alpinisti irresponsabili in una immensa e vergognosa discarica: le vie più battute per le arrampicate l’anno scorso vennero ripulite con un’impresa anche molto rischiosa da un gruppo di dieci sherpa che raccolsero tonnellate di rifiuti lasciati da coloro che avevano scalato l’Everest magari dicendo di amare la montagna e la natura incontaminata.
Il film polacco Guardians of the Earth si addentra nei retroscena della Conferenza mondiale sul clima di Parigi del 2015. Le forze in campo di quella assise internazionale osservate dietro le quinte rivelano una natura fatta di egoistici interessi nazionali che si scontrano con paesi a rischio di distruzione, popoli ricchi e popoli poveri, profittatori e vittime della ragion di sviluppo senza sé e senza ma.
Ancora dalla Polonia ecco Empty Shore, viaggio nel Mar d’Aral, una volta annoverato tra i quattro maggiori laghi salati del mondo e ora quasi scomparso: oggi vaste zone del lago appaiono come un deserto, un paesaggio vuoto e desolato, e un villaggio di pescatori un tempo sulle rive del lago è ora irrimediabilmente quanto tristemente lontano dall’acqua.
Dagli Stati Uniti il dramma del bracconaggio e il commercio illegale di avorio con The last animals. Un filo lega l’Africa all’America attraverso il traffico di animali selvatici, in particolare elefanti e rinoceronti bianchi. Il film rivela connessioni tra questi traffici, i cartelli della droga, la sicurezza delle frontiere, mentre fa conoscere l’attività di associazioni, gruppi ed enti che si battono per salvare diverse specie ormai vicine all’estinzione.
Film di grande impegno in questo festival, ma non mancano le occasioni più “leggere”, come la proiezione di Serafino, film ante-ambientalista di Pietro Germi, girato nel ’68, con interprete Celentano, o Ponyo, titolo tra i capolavori del maestro giapponese dell’animazione Hayao Miyazaki.
C’è dunque di che riflettere o più semplicemente di compiere il primo passo, quello di informarsi, davanti ai film di CinemAmbiente. Un festival che al di là di un certo fondamentalismo che talvolta percorre la militanza nelle tematiche ambientali, presenta lo stato delle cose con immagini e documenti che “parlano da soli”, senza sentire la necessità di esporre bandiere o di lanciare ulteriori e magari inutili accuse.
E, nota dolente, una manifestazione che si regge più sulla determinazione di chi un po’ volontaristicamente lo mette insieme, a cominciare da chi lo ha fondato e lo guida da vent’anni, come il direttore Gaetano Capizzi, che sui sostegni pubblici: dal Museo del cinema, che ha il compito di finanziarlo per conto del Comune di Torino e della Regione Piemonte, quest’anno è arrivata una cifra al di sotto dei 90 mila euro; degli altri 200 mila euro che compongono il finanziamento complessivo, 135 arrivano da sponsor, da tempo vicini alla manifestazione anche se quest’anno il loro numero si è ridotto, e 70 mila da fondazioni bancarie e dal Ministero dei beni culturali. In 3 anni, un calo delle risorse di circa 90 mila euro.
di Nino Battaglia