K metro 0 – Roma – Mentre il mondo fa i conti con la pandemia di COVID 19, il pensiero non può non andare al tanto atteso vaccino, che potrebbe essere una chiave di volta nella lotta (futura) al coronavirus. Ecco che arriva una sorpresa, nelle parole del professor Andrea Gambotto (membro dello staff che,
K metro 0 – Roma – Mentre il mondo fa i conti con la pandemia di COVID 19, il pensiero non può non andare al tanto atteso vaccino, che potrebbe essere una chiave di volta nella lotta (futura) al coronavirus. Ecco che arriva una sorpresa, nelle parole del professor Andrea Gambotto (membro dello staff che, all’Università di Pittsburgh, sta lavorando alla realizzazione di un vaccino, in forma di cerotto, contro il coronavirus), ovvero “la possibilità di testare il vaccino velocemente, senza troppe lungaggini burocratiche per il trial clinico. Ad un certo punto, se la risposta è positiva e la pandemia sarà ancora presente, sarà ragionevole cercare di prendere qualche scorciatoia per arrivare all’approvazione di uno dei vaccini efficaci”.
Ospite della trasmissione “Che tempo che fa” ha dichiarato che “gli studi sono promettenti perché si basano su vaccini che avevamo sviluppato su altri coronavirus. Abbiamo iniziato la sperimentazione su animali solo da 8 settimane, vedendo i risultati preliminari e osservando la similarità tra questo e altri coronavirus, siamo ottimisti in relazione alla risposta immunitaria fornita dagli animali”.
Parlando di vaccini, è opportuno segnalare un progetto (uno dei più lanciati) portato avanti da un laboratorio di Pomezia, in provincia di Roma. L’azienda italiana Advent-Irbm e lo Jenner Istitute della Oxford University, hanno annunciato che a partire da fine aprile in Inghilterra cominceranno i test clinici su 550 volontari sani. Secondo l’A.D. di Irbm, Piero Di Lorenzo, già dal mese di settembre alcune dosi potranno essere disponibili in uso compassionevole, vale a dire prima delle autorizzazioni delle agenzie del farmaco, ovvero utilizzando una procedura che scatta in situazioni di emergenza, quando c’è l’evidenza che un farmaco può funzionare, non è dannoso e mancano strumenti terapeutici e di profilassi per cercare di intervenire sull’epidemia non altrimenti contenibile.
Allo stato attuale, per fermare il coronavirus, sono in corso sperimentazioni su 70 vaccini in tutto il mondo. Lo scrive in un report l’Organizzazione mondiale della Sanità. Di questi, tre hanno cominciato test clinici, e sono quindi in una fase relativamente avanzata del percorso: il primo vaccino è frutto di una collaborazione tra lo Hong Kong-listed CanSino Biologics Inc. e il Beijing Institute of Biotechnology, il secondo sarà prodotto dall’azienda farmaceutica americana U.S. drugmakers Moderna Inc., il terzo è frutto di una sperimentazione di un’altra società statunitense, la Inovio Pharmaceuticals Inc.
Inoltre la società biofarmaceutica CureVac, con sede in Germania, comincerà a giugno i test sperimentali sul vaccino contro il coronavirus, è stato annunciato durante una videoconferenza stampa con alcuni media belgi. “Siamo in contatto da mesi con le autorità tedesche e belghe”, gli studi inizieranno “a giugno o al più tardi a luglio”, ha chiarito Jean Stéphenne, neopresidente del consiglio di vigilanza della società, affermando inoltre che l’obiettivo dei test che saranno svolti in Belgio e in Germania è “esaminare che tipo di anticorpi vengono indotti dal vaccino, ma anche comprendere, per le persone che sono state infettate dal virus, qual è la risposta immunitaria che è stata indotta”.
L’azienda CureVac, destinataria di finanziamenti sia da parte del governo tedesco che dell’Unione europea, si sta concentrando su una tecnologia vaccinale che si basa su molecole di RNA messaggero (mRNA) che stimolano il sistema immunitario. Se i test sul primo vaccino non dovessero essere soddisfacenti, l’azienda tedesca avrebbe altri due o tre candidati per condurre nuovi studi.
In una recente intervista pubblicata sul quotidiano tedesco Bild, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha parlato di due team europei che “prevedono d’iniziare presto i test clinici. Poi ci sono passi per l’approvazione e la produzione su larga scala. Spero che sviluppino un vaccino entro la fine dell’anno, in modo che le vaccinazioni si possano poi effettuare rapidamente. Stiamo già parlando con diverse aziende per la produzione globale”.
A livello planetario la pandemia di COVID 19 vede due grandi focolai: Nord America ed Europa. Su più di 1.850.000 casi confermati la mattina di lunedì, 13 aprile, più di 820.000 sono in Europa e più di 560.000 negli Stati Uniti. In quanto ai morti che nel mondo sono al momento quasi 115.000, in Europa più di 75.000, negli Stati Uniti più di 22.100, che insieme contano quindi intorno al 75% dei casi confermati e quasi l’81% dei decessi.
In attesa di ulteriori novità sul fronte vaccini, l’unica cosa da fare per contenere l’evoluzione del contagio – secondo gli esperti – è mantenere le misure di restrizione e il distanziamento sociale.
di Diana Tasini