K metro 0 – Roma – Sono 12.462 i casi positivi al coronavirus in Italia (2.076 in più di ieri), 3.724 in isolamento domiciliare, 5.838 i ricoverati con sintomi, 827 i decessi (196 i morti oggi) e 1.045 guariti (41 in più di ieri). Nel bollettino, quotidiano dell’11 marzo, il capo della protezione civile e
K metro 0 – Roma – Sono 12.462 i casi positivi al coronavirus in Italia (2.076 in più di ieri), 3.724 in isolamento domiciliare, 5.838 i ricoverati con sintomi, 827 i decessi (196 i morti oggi) e 1.045 guariti (41 in più di ieri).
Nel bollettino, quotidiano dell’11 marzo, il capo della protezione civile e commissario per l’emergenza coronavirus, Angelo Borrelli, ricorda che l’incremento dei casi rispetto a ieri non deve spaventare: “Avevamo detto ieri che i dati della Lombardia erano parziali. I numeri di oggi possono apparire elevati, in realtà la crescita è nel trend dei giorni scorsi”. A preoccupare però è il numero dei pazienti in terapia intensiva, che supera quota mille (solo la Lombardia ne registra 560), contro i 610 posti a oggi disponibili. Il dato allarma la Regione, che oggi ha registrato 1489 contagi arrivando a 7280 casi positivi. E mentre il governo è aperto alla possibilità di attuare misure più restrittive per combattere l’emergenza, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità arriva la dichiarazione di pandemia, riconoscendo quindi che il virus è ormai diffuso in buona parte del mondo. Ma in Italia la dichiarazione dello stato pandemico “colpisce poco – afferma Giovanni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità -. A noi non aggiunge molto. L’Italia se l’è ritrovato dentro casa nel momento del picco influenzale”. “Quello che l’OMS puntualizza è forse che diversi Stati hanno fatto poco per arginare la circolazione del virus. La Cina ha fatto molto, la Corea sta provando ad arginare la diffusione e anche il Giappone. La situazione è sfuggita di mano in Iran”, prosegue Rezza spiegando “lo stato di pandemia fa sì che l’OMS inviti gli altri Paesi ad agire. Una reazione più decisa da parte dell’Unione europea sarebbe stata auspicabile”.
Sulla possibilità di una “chiusura generalizzata”, auspicata dalle Regioni del nord, “al momento non ci sono decisioni: una misura che deve ancora essere valutata”, spiega Borrelli ribadendo che è necessario seguire le direttive e “uscire di casa per lo stretto necessario. Abbiamo emanato delle FAQ, ci sono tutte le informazioni aggiuntive”. Sull’autocertificazione, infine, che ha provocato molti dubbi tra i cittadini, Borrelli spiega: “Anche chi va a piedi deve portarla”.