K metro 0 – Bruxelles – I confini esterni dell’Unione europea vanno difesi, fermo restando il diritto internazionale da cui non si può prescindere. “L’Ue e i suoi Stati membri restano determinati a proteggere efficacemente le frontiere esterne dell’Unione europea. Gli attraversamenti illegali non saranno tollerati”. “Sebbene il Consiglio riconosca l’aumento dell’onere migratorio e i
K metro 0 – Bruxelles – I confini esterni dell’Unione europea vanno difesi, fermo restando il diritto internazionale da cui non si può prescindere. “L’Ue e i suoi Stati membri restano determinati a proteggere efficacemente le frontiere esterne dell’Unione europea. Gli attraversamenti illegali non saranno tollerati”.
“Sebbene il Consiglio riconosca l’aumento dell’onere migratorio e i rischi che la Turchia sta affrontando sul suo territorio e i notevoli sforzi che ha compiuto nell’ospitare 3,7 milioni di migranti e rifugiati, rifiuta fortemente l’uso della pressione migratoria da parte della Turchia a fini politici” – si legge nella nota dell’Ue. – “Il Consiglio si aspetta che la Turchia attui pienamente le disposizioni della dichiarazione comune del 2016, per quanto riguarda tutti gli Stati membri”.
Mitsotakisha ha richiamato i Trattati e ha ottenuto l’attivazione di Frontex, agenzia comunitaria a difesa dei confini. Quindi gli Stati membri – si legge nella nota – “la Commissione europea e le agenzie dell’Ue sono pronti a rafforzare il loro sostegno alle aree sotto pressione, anche attraverso lo spiegamento dell’intervento rapido alle frontiere di Frontex e l’assistenza tecnica aggiuntiva. Gli Stati membri forniranno rapidamente il sostegno necessario per garantire l’immediato dispiegamento delle squadre e delle risorse pertinenti. La Commissione svolgerà un ruolo attivo nel coordinamento del sostegno degli Stati membri.” Ma dietro le quinte europee, la crisi dei profughi scagliati dalla Turchia contro la frontiera greca sta scavando una ennesima frattura tra i Ventisette.
Dal canto suo, il ministro degli Interni italiano, Luciana Lamorgese, in uscita dal Consiglio straordinario Giustizia e Affari interni, ha detto: “I risultati del Consiglio sono un appoggio da parte di tutti i Paesi europei alla Grecia, a Cipro e ovviamente a quei Paesi che sono coinvolti. Da parte di alcuni Paesi presenti non c’è un pieno sentimento europeo, quello che abbiamo sempre detto anche in altre occasioni. Però c’è una partecipazione in termini di mezzi, in termini di risorse umane, che verranno date per fronteggiare questa situazione difficile che sta vivendo la Grecia”. Il ministro Lamorgese, ha chiarito subito che il governo Italiano non manderà nessuno a spalleggiare i greci nelle maniere forti. Al massimo, nostri agenti potranno dare una mano negli hotspot per velocizzare le pratiche di chi chiede asilo. La Polonia, al contrario, li manderà, bardati di tutto punto per le azioni di ordine pubblico, e persino molti più di quanto il governo di Atene chiedesse. Da quel che si apprende, infatti, c’è stata una gran discussione sul documento finale, con la Germania impegnata a moderare le posizioni contro la Turchia per non aggravare ancor di più la situazione. Alla fine, la parola “condanna” per le azioni del governo di Ankara è stata sostituita con un “rifiuta fortemente”.
Quindi, Il Consiglio accoglie con favore il sostegno aggiuntivo della Commissione europea alla Grecia, in particolare il suo impegno a rendere immediatamente disponibili 350 milioni di euro e la proposta di ulteriori 350 milioni a sostegno della migrazione e della gestione integrata delle frontiere.
Per quanto concerne la situazione al confine turco-greco – “A tale proposito, l’Ue e i suoi Stati membri prenderanno tutte le misure necessarie, conformemente al diritto dell’Ue e internazionale” – continua la nota – “I migranti non dovrebbero essere incoraggiati a mettere in pericolo la propria vita tentando di attraversare illegalmente via terra o via mare. Il Consiglio invita il governo turco e tutti gli attori e le organizzazioni sul campo, a trasmettere questo messaggio e contrastare la diffusione di informazioni false”.
Ankara aveva denunciato la morte di un ragazzo siriano alla frontiera, nel giro di poche ore il portavoce del governo greco Stellos Petsas aveva definito il video una “fake news” e un esempio della “propaganda turca”, il cui obiettivo sarebbe mettere in cattiva luce la gestione dei migranti al confine, ma un gruppo di ricercatori e giornalisti è riuscito a verificarlo.
Il video, però, è autentico: lo ha dimostrato un rispettato gruppo di ricercatori e giornalisti con sede a Londra, chiamato Forensic Architecture, che da anni si occupa di verificare immagini e video che arrivano da contesti di guerra o che mostrano palesi violazioni dei diritti umani, cercando di utilizzare informazioni che si possono trovare online, come ad esempio le mappe satellitari di Google. Si chiamava Mohammad Arab, il ragazzo ucciso durante gli scontri con la polizia greca e secondo le informazioni raccolte dalla giornalista Jenan Moussa, che lavora per una tv degli Emirati Arabi Uniti, aveva 22 anni ed era scappato cinque anni fa da Aleppo, in Siria. Moussa ha inviato le informazioni pubblicamente su Twitter al portavoce del governo greco, il quale non mai ha risposto e in un’altra occasione ha ribadito che i video che mostrano migranti uccisi dalle autorità greche, sono falsi.
Intanto il portavoce del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, fa sapere: “Non abbiamo mai considerato i rifugiati come uno strumento di ricatto politico”, respingendo le accuse giunte da diversi leader europei dopo che Ankara ha annunciato che avrebbe lasciato passare i migranti che vogliono recarsi nell’Ue, in risposta al mancato sostegno alle sue iniziative in Siria.