K metro – Sydney – Alcuni scienziati nella giornata di ieri hanno pubblicato uno studio riguardante il ruolo dei cambiamenti climatici nei recenti incendi divampati in Australia. Secondo quanto rivelato, il surriscaldamento globale ha aumentato il rischio di almeno il 30%, contribuendo soprattutto a creare un clima secco. Tuttavia, gli esperti credono che il dato
K metro – Sydney – Alcuni scienziati nella giornata di ieri hanno pubblicato uno studio riguardante il ruolo dei cambiamenti climatici nei recenti incendi divampati in Australia. Secondo quanto rivelato, il surriscaldamento globale ha aumentato il rischio di almeno il 30%, contribuendo soprattutto a creare un clima secco. Tuttavia, gli esperti credono che il dato possa essere una sottostima.
Se le temperature del globo dovessero innalzarsi di 2° condizioni come quelle riscontrate mesi fa potrebbero infatti capitare quattro volte più spesso. L’analisi portata avanti dal World Weather Attribution ha analizzato la stagione degli incendi nel 2019-2020 in Australia, le temperature record e i mesi di siccità che hanno reso il Paese incandescente. Almeno 33 persone sono morte e più di 11 milioni di ettari di arbusti, foreste e parchi sono andati in fiamme in tutta l’Australia. Pensare che il surriscaldamento globale sia una delle cause di tale escalation è sensato, tuttavia quantificarne l’impatto è ancora complesso. Questo perché altri fattori non direttamente legati ai cambiamenti climatici potrebbero giocare un ruolo importante. Tra questi l’utilizzo eccessivo delle riserve d’acqua, il surriscaldamento urbano e altri fattori locali.
Sempre nella giornata di ieri, poi, tra pesanti critiche dagli attivisti ambientali, la Commissione europea ha svelato la sua prima legge climatica. Questa sarà la base per conseguire l’obiettivo dell’Unione europea delle zero emissioni entro il 2050. E’ il primo step del Green Deal, il ramo esecutivo dell’UE vuole emanare leggi per rendere la propria ambizione irreversibile e giuridicamente vincolante per gli stati del blocco. “Questa legge climatica metterà nero su bianco la posizione dell’Europa”, ha dichiarato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Per raggiungere il traguardo del 2050 è stato proposto un meccanismo che innalzerà a cadenza regolare l’obiettivo nei prossimi 30 anni. Tuttavia, non c’è un piano che andrà ad incrementare quello del 2030.
La proposta di legge europea sul clima prevede misure per verificare i progressi compiuti e adeguare di conseguenza ulteriori interventi per correggere la rotta, nel quadro del processo già esistente di “governance” dei piani nazionali per energia e clima degli Stati membri, e tenendo conto delle relazioni periodiche dell’Agenzia europea dell’ambiente e dei più recenti dati scientifici. I progressi saranno verificati ogni cinque anni, in linea con quanto prevede l’Accordo Onu di Parigi sul clima.
Entro giugno 2021 la Commissione esaminerà e, se del caso, proporrà di rivedere tutti gli strumenti politici necessari per conseguire le riduzioni supplementari previste per il 2030. Per il periodo 2030-2050 la Commissione propone di predisporre una traiettoria di riduzione delle emissioni di gas serra, in modo da poter misurare i progressi compiuti e garantire prevedibilità alle autorità pubbliche, alle imprese e ai cittadini.
Proprio su questo punto sono voluti intervenire gli attivisti climatici, che hanno sottolineato come la decisione di non aggiornare il target del 2030 vada a scalfire la credibilità del blocco nella lotta al surriscaldamento globale. La commissione ha annunciato che presenterà un piano “ragionato” entro settembre per ridurre le emissioni nocive del 40% rispetto ai livelli del 1990 fino ad arrivare “almeno al 50% e auspicabilmente al 55%”. Greenpeace invece ha ribadito i dubbi sul fatto che i governi dell’Unione europea riescano ad accordarsi su un nuovo target prima del prossimo vertice sul clima che si terrà a novembre a Glasgow, in Scozia. In una lettera aperta e firmata da 34 giovani attivisti climatici, inclusa Greta Thuberg, viene sottolineato come l’approccio generale dell’Unione sia profondamente sbagliato. La 17enne svedese parlando al comitato per l’ambiente del parlamento europeo ha definito la nuova legge climatica come un insieme di “parole vuote” e ha poi aggiunto che l’UE “sta solo facendo finta” di essere leader sulla questione.Secondo gli attivisti, Bruxelles dovrebbe concentrarsi sulle emissioni di anidride carbonica oggi, se il mondo ha intenzione di far fede a quanto promesso 5 anni fa al summit sul clima di Parigi.
Thunberg e i suoi colleghi del movimento climatico dei giovani stanno facendo pressione sui governi per far sì che si lavori sui budget di CO2, ovvero l’ammontare di anidride carbonica che può essere emessa per contenere il surriscaldamento globale sotto i 2 gradi centigradi. L’ideale sarebbe non superare il grado e mezzo entro la fine del secolo. Gli scienziati comunque credono che i Paesi non raggiungeranno nessuno di questi traguardi, a meno che già da quest’anno non vengano attuate misure concrete e considerevoli.