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Iran. Uranio 5 volte oltre il limite. La paura del coronavirus

Iran. Uranio 5 volte oltre il limite. La paura del coronavirus

K metro 0 – Vienna – L’Iran ha quasi quintuplicato le scorte di uranio arricchito da novembre, per mezzo delle continue violazioni dell’accordo stretto con le potenze mondiali. Intanto, però, continua a far paura la diffusione del coronavirus nel Paese. L’osservatorio dell’Onu ha anche alimentato i dubbi sulle possibili attività legate al nucleare di Teheran e

K metro 0 – Vienna – L’Iran ha quasi quintuplicato le scorte di uranio arricchito da novembre, per mezzo delle continue violazioni dell’accordo stretto con le potenze mondiali. Intanto, però, continua a far paura la diffusione del coronavirus nel Paese.

L’osservatorio dell’Onu ha anche alimentato i dubbi sulle possibili attività legate al nucleare di Teheran e sul materiale non dichiarato conservato in tre luoghi differenti. L’International Atomic Energy Agency ha affrontato la questione attraverso un resoconto visionato da AP e inviato ai Paesi membri. L’agenzia ha rivelato che al 19 febbraio le scorte di uranio arricchito ammontavano a 1.020,9 kg, rispetto ai 372,3 kg del 3 novembre. La quantità che è in possesso dell’Iran in questo momento potrebbe essere sufficiente per produrre un’arma nucleare, nonostante la nazione abbia più volte smentito l’ipotesi. L’accordo che è stato firmato nel 2015 assieme agli Stati Uniti, la Germania, la Francia, la Gran Bretagna, la Cina e la Russia, noto anche come Joint Comprehensive Plan of Action, o JCPOA, permette a Teheran di possedere circa 202,8 kg di uranio arricchito. In cambio di alcune limitazioni al programma nucleare, l’Iran avrebbe dovuto ricevere degli incentivi economici. Tuttavia, l’uscita degli USA dall’accordo nel 2018 ha portato nuove violazioni alle restrizioni imposte. Queste sarebbero tese a mettere pressione sulle altre nazioni coinvolte per far sì che gli incentivi vengano incrementati. Le sanzioni imposte da Washington pesano gravemente sull’economia del Paese.

L’Iran, intanto, ha rilasciato temporaneamente circa 54mila prigionieri, nel tentativo di combattere la diffusione del coronavirus nelle prigioni super-affollate. Il portavoce giudiziario, Gholamhossein Esmaili, ha riferito agli organi di stampa che questi ultimi riceveranno un permesso temporaneo, in caso di tamponi negativi. Ciononostante, i detenuti con una condanna di più di cinque anni da scontare non verranno rilasciati. Anche Nazanin Zaghari-Ratcliff, operatore di beneficenza britannica, potrebbe essere presto rilasciato, secondo quanto riferito da un parlamentare alla BBC. L’ambasciatore iraniano per il Regno Unito avrebbe, tra l’altro, svelato che a Zaghari-Ratcliffe verrà concessa una licenza nei prossimi giorni.

Il coronavirus continua quindi a far paura. A livello globale sono stati riportati circa 90mila casi di COVID-19 e 3.110 morti sin dall’inizio dell’epidemia in Cina. Le infezioni in Iran hanno causato 77 vittime in meno di due settimane. Martedì, il ministero della Salute ha dichiarato che il numero dei casi confermati è aumentato di più del 50% per il secondo giorno consecutivo. Al momento la cifra totale si attesta sui 2.929, anche se il dato reale potrebbe essere molto più alto. Per il secondo venerdì consecutivo, le tradizionali preghiere del venerdì (Jumaà), salteranno a Teheran e in molte città dell’Iran, colpito dall’epidemia di coronavirus. “Per questa settimana sono annullate le preghiere del venerdì nei capoluoghi di tutte le province”, ha detto all’agenzia Irna Mohammad Javad Haj Ali Akbari, responsabile dell’ufficio gestione preghiere del venerdì. Molti casi legati al focolaio iraniano sono stati riportati in Afghanistan, Canada, Libano, Pakistan, Kuwait, Bahrein, Iraq, Oman, Qatar e Emirati Arabi Uniti.

Tra gli altri, anche diversi funzionari hanno contratto il virus. Uno degli infetti è Pirhossein Kolivand, a capo dei servizi medici d’emergenza. 33 dei 290 membri del parlamento sono risultati positivi ai test. Lunedì, un consigliere dell’Ayatollah Ali Khamenei, è morto proprio a causa del COVID-19 a Teheran. Mohammad Mirmohammadi, 71enne, avrebbe sarebbe stato molto vicino all’Ayatollah. Quest’ultimo, tuttavia, ha voluto ribadire come le autorità non stiano nascondendo informazioni riguardo la gravità della situazione. Queste le sue parole: “I nostri funzionari hanno riportato le informazioni con sincerità e trasparente sin dal primo giorno. Alcuni Paesi, in cui sono stati registrati più contagi, hanno tentato di nascondere la gravità della situazione”, poi sull’epidemia iraniana ha aggiunto: “Non durerà molto, il Paese si compatterà”.

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