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La Grecia blocca il passaggio dei migranti verso l’Europa

La Grecia blocca il passaggio dei migranti verso l’Europa

K metro 0 – Atene – La Grecia ha chiuso il valico di terra con la Turchia a Kastanies Evros, impedendo a centinaia di migranti di entrare nel Paese. L’allarme – scrive Cnn.gr – era scattato già stamane con la notizia di circa 300 persone che si dirigevano verso la frontiera. In precedenza, fonti governative

K metro 0 – Atene – La Grecia ha chiuso il valico di terra con la Turchia a Kastanies Evros, impedendo a centinaia di migranti di entrare nel Paese. L’allarme – scrive Cnn.gr – era scattato già stamane con la notizia di circa 300 persone che si dirigevano verso la frontiera.

In precedenza, fonti governative turche hanno annunciato che Ankara non avrebbe più impedito il passaggio di migranti verso l’Ue. Intanto la Turchia ha deciso di riaprire i confini con l’Europa, lasciando libero il passaggio ai migranti che cercano disperatamente di raggiungere le frontiere con i Paesi dell’Ue. Si può stimare nell’ordine delle diverse migliaia il numero di migranti che si sono messi immediatamente in moto in seguito all’annuncio dato nella tarda serata di ieri. In zona sono arrivati rinforzi di polizia e il ministro greco dell’interno Michalis Chrysochoidis.

Va ricordato che nel 2019 sono stati ben 440 mila i migranti irregolari fermati in Turchia lungo la rotta che porta verso i confini dell’Unione Europea. Un dato significativo, se si considera che nel 2018 furono 268 mila. Nel 2020 sono stati fino ad ora fermati circa 1.800 migranti a settimana, tutti bloccati nel tentativo di attraversare il confine verso l’Ue. La mobilitazione scattata con l’annuncio della riapertura del confine ha spinto i migranti verso le due rotte principali che portano all’Europa: la prima parte dalle località della costa egea della Turchia, situate a poche miglia nautiche dalle isole greche e costituisce la rotta verso i confini dell’Ue più trafficata nella stagione estiva. I movimenti più significativi sono avvenuti però verso il confine terrestre di Edirne con la Grecia, segnato dal fiume Evros, che traccia anche il confine con la Bulgaria. Si tratta principalmente di mediorientali provenienti da Siria, Iraq e Palestina, nordafricani di Egitto, Libia e Marocco, africani provenienti da Nigeria, Congo, Guinea e tanti in fuga da Afghanistan, Pakistan e Bangladesh. In primo piano i movimenti dei siriani, per molti dei quali la prospettiva di un passaggio verso l’Europa e i connazionali partiti negli scorsi anni, è ancora attraente nonostante siano ormai registrati in Turchia. Difficile pensare che Ankara ponga in essere una campagna per cacciare deliberatamente i siriani, la cui presenza è ormai consolidata nel Paese nell’ordine di quasi quattro milioni di persone. A questi si aggiungono i profughi della regione di Idlib.

Circa un milione di persone preme al confine turco nell’indifferenza generale nonostante i ripetuti appelli di Ankara negli ultimi tre mesi. Secondo le Nazioni Unite sarebbero più di 2 milioni e mezzo i civili a rischio fuga dall’area. Fonti di stampa internazionali hanno parlato di “un ordine diffuso alla polizia, alle guardie di frontiera e alla guardia costiera” di “non intercettare né fermare” più alcun migrante. “Da stamani non c’è traccia delle forze turche”, ha riferito il sindaco della cittadina greca di Orestiada, Vassilis Mavridis. Anche la Bulgaria ha adottato misure analoghe: “Abbiamo inviato forze di polizia al confine con la Turchia all’alba di oggi” ha detto alla stampa locale il primo ministro Boyko Borisov, che ha aggiunto: “E’ preoccupante che le guardie di frontiera turche se ne siano andate. C’è un pericolo reale: le persone stanno fuggendo dalle bombe” ha concluso il premier.

I campi profughi, come avvertono le organizzazioni umanitarie, non hanno più posto per accogliere nuovi esuli e cibo e attrezzature scarseggiano. Vivere nelle tende diventa inoltre più difficile, dati i rigori dell’inverno. Giorni fa una bambina di un anno e mezzo è morta per il freddo.

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