K metro 0 – Vienna – Gli alti funzionari delle nazioni che fanno ancora parte dell’accordo sul nucleare con l’Iran, tra cui la Russia, si sono incontrati a Vienna e hanno espresso “seria preoccupazione” mercoledì sulle violazioni effettuate da Teheran. Il tempo per salvare l’accordo sarebbe quasi esaurito. Wang Qun, ambasciatore cinese dell’Onu a Vienna,
K metro 0 – Vienna – Gli alti funzionari delle nazioni che fanno ancora parte dell’accordo sul nucleare con l’Iran, tra cui la Russia, si sono incontrati a Vienna e hanno espresso “seria preoccupazione” mercoledì sulle violazioni effettuate da Teheran. Il tempo per salvare l’accordo sarebbe quasi esaurito.
Wang Qun, ambasciatore cinese dell’Onu a Vienna, rivolgendosi agli organi di stampa dopo il confronto tra le potenze mondiali, ha spiegato che si sta affrontando “una corsa contro il tempo” per trovare una soluzione che possa salvaguardare l’intesa del 2015. Il Joint Comprehensive Plan of Action, meglio noto come JCPOA, promette a Teheran incentivi economici in cambio di un rallentamento del suo programma nucleare. L’obiettivo è quello di evitare che l’Iran possa sviluppare una bomba. Sin dalla decisione del presidente Usa, Donald Trump, di uscire dall’accordo nel 2018 e di imporre nuovamente sanzioni, l’economia iraniana ha sofferto. Teheran ha ripetutamente violato le restrizioni del patto per esercitare pressioni sulle altre nazioni – Cina, Russia, Germania, Francia e Gran Bretagna – al fine di discutere nuovi incentivi per aggirare le sanzioni americane.
“Crediamo di poter ancora salvare l’accordo sul nucleare”, aveva detto il 23 febbraio 2020 il presidente iraniano Hassan Rohani, lanciando alle diplomazie occidentali un segnale di disponibilità, nonostante da oltre un mese e mezzo l’Iran si sia messo praticamente fuori dal trattato. Il messaggio diretto da Rohani agli occidentali è chiaro: “Siete ancora in tempo a rinsaldare con me il trattato, prima di trovarvi di fronte, fra un anno, a una specie di nuovo Ahmadinejiad, nella persona di Qalibaf, o affine”. E lo ha fatto capire anche recentemente nel corso della visita a Teheran dell’Alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell.
Il viceministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha ribadito che l’Iran rimane aperto a “ogni iniziativa che possa assicurare i dividendi del JCPOA”
In queste ore, comunque, l’Iran è alle prese con una minaccia interna ben più seria, ovvero quella legata al coronavirus. Il presidente Hassan Rouhani al governo ha riferito che le autorità sanitarie continueranno a tenere in quarantena solo “individui”, non città. Ciononostante il virus è ormai diffuso in tutto il Paese, come spiegato dallo stesso Rouhani. I funzionari, come riporta la BBC, hanno semplicemente chiesto ai cittadini di non recarsi a Qom, epicentro dell’epidemia. Lì non è stato chiuso neanche un santuario che attrae tantissimi pellegrini. In totale l’Iran ha registrato 139 casi e 19 morti nell’ultima settimana. Il focolaio iraniano è stato inoltre la causa di una ventina di infezioni nelle nazioni limitrofe, tra cui l’Afghanistan, il Bahrein, l’Iraq, il Kuwait, l’Oman e il Pakistan.