K metro 0 – Londra – Michel Barnier, negoziatore dell’Unione europea per la Brexit, ha dichiarato che il Regno Unito non potrà ottenere un accordo commerciale simile a quello canadese. Barnier, nella giornata di ieri, ha spiegato che l’Ue era pronta a offrire una “partnership ambiziosa” dopo la Brexit ma la sua “particolare vicinanza” evidenziava
K metro 0 – Londra – Michel Barnier, negoziatore dell’Unione europea per la Brexit, ha dichiarato che il Regno Unito non potrà ottenere un accordo commerciale simile a quello canadese.
Barnier, nella giornata di ieri, ha spiegato che l’Ue era pronta a offrire una “partnership ambiziosa” dopo la Brexit ma la sua “particolare vicinanza” evidenziava che si sarebbe trattato di qualcosa di differente. Due giorni fa, invece, il negoziatore britannico, David Frost, in un discorso fatto a Bruxelles, aveva invocato proprio un’intesa sul modello di quella canadese. Le due parti daranno il via alle negoziazioni il prossimo mese. Londra ha lasciato il blocco il 31 gennaio scorso e si trova al momento in un periodo di transizione – nel quale seguirà tutte le normative Ue – mentre si cercherà di trovare un accordo. Il primo ministro Boris Johnson ha posto una deadline al 31 dicembre, ribadendo come non verrà esteso ulteriormente il periodo di transizione. Nel suo primo discorso sul patto commerciale dalla vittoria nelle elezioni nazionali, Johnson aveva sottolineato come l’obiettivo era quello di disegnarne uno simile a quello del Canada, per arrivare al quale ci sono voluti 7 anni di trattative. Tra le conseguenze, ci sarebbe l’eliminazione di dazi d’importazione sulla maggior parte dei beni, nonostante rimarrebbero in piedi controlli personalizzate. L’Unione ha intenzione di mantenere la propria posizione sulla questione, chiedendo garanzie sulla concorrenza leale che possano “durare a lungo nel tempo”, questo quanto si evince dalla bozza visionata da Reuters. Questa dovrà essere approvata dai 27 stato membri del blocco, tra le richieste quella di adottare parità i condizioni su diverse aree, che vanno dagli aiuti statali al lavoro passando per gli standard sociali. Tra le altre cose, il documento sarebbe stato aggiornato per aggiungere che: “Le parti dovranno affrontare il discorso della restituzione di oggetti di valore culturale ai Paesi di origine”. Questo in riferimento ai marmi di Elgin greci in mostra al British Museum di Londra. La proposta sarebbe stata avanza dalla Grecia con il sostegno dell’Italia, secondo quanto riferito da un diplomatico europeo.
Nel frattempo, il numero degli occupati è di nuovo aumentato al termine dello scorso anno, come confermato dai dati pubblicati da Reuters. Il mercato del lavoro ha saputo aggirare il rallentamento dell’economia globale fino alle elezioni di dicembre. Le persone con un lavoro sono salite a 180mila nel periodo da ottobre a dicembre fino ad arrivare a un totale di 32,934 milioni. Gli impieghi full-time hanno contribuito per la maggior parte all’exploit, mentre i liberi professionisti sono in crescita, secondo i dati dell’Office for National Statitics. I segni di debolezza riscontrati in autunno – quando la Gran Bretagna ha dovuto affrontare l’incertezza sulla Brexit e sul verdetto delle urne – avevano convinto due funzionari della Banca d’Inghilterra – che stabilisce i tassi d’interesse – su un taglio al costo dei prestiti. Ma i rimanenti sette hanno deciso di non modificarli, viste le buone sensazioni arrivate dopo la vittoria di Boris Johnson il 12 dicembre. Intanto, Londra si prepara dal 2021 a sbarrare gli ingressi, dopo la fine della transizione post Brexit, ai nuovi immigrati “a bassa qualificazione” e non a loro agio con la lingua inglese: inclusi quelli che dall’anno prossimo busseranno alle porte dell’isola dai Paesi dell’Ue. E’ l’obiettivo del modello a punti di tipo “australiano” annunciato da tempo dal governo di Boris Johnson, secondo i dettagli illustrati oggi dalla ministra dell’Interno, Priti Patel, falco della destra Tory appena confermata nell’incarico.
Sempre nella giornata di ieri, i cittadini dell’Inghilterra centrale e del Galles hanno messo insieme sacchi di sabbia e preparato le pompe in vista delle piene dei fiumi. Una tempesta che ha colpito l’area nel fine settimana ha portato 150mm di pioggia, la stessa area che stava già cercando di riparare i danni causati dal maltempo. Le agenzie ambientali hanno dichiarato 8 allerte di esondazione, per i fiumi Servern, Wye e Lugg.