K metro 0 – Parigi – Il mercato europeo dell’auto inizia il 2020 con il freno a mano tirato. L’Acea fa sapere che l’area Ue, più i Paesi Efta e il Regno Unito registrano a gennaio 1.135.116 immatricolazioni di nuove vetture, con un calo del 7,4% rispetto alle 1.226.202 vetture immatricolate nello stesso mese del
K metro 0 – Parigi – Il mercato europeo dell’auto inizia il 2020 con il freno a mano tirato. L’Acea fa sapere che l’area Ue, più i Paesi Efta e il Regno Unito registrano a gennaio 1.135.116 immatricolazioni di nuove vetture, con un calo del 7,4% rispetto alle 1.226.202 vetture immatricolate nello stesso mese del 2019.
La lobby automobilistica europea presieduta attualmente dal ceo di Fca, Mike Manley, precisa che la domanda di nuove autovetture diminuisce in tutti e quattro i principali mercati dell’Ue. A gennaio la Francia registra il calo più marcato (-13,4%), seguita da Spagna (-7,6%), Germania (-7,3%) e Italia (-5,9%). Nel primo mese del 2020 la domanda di nuove autovetture è diminuita in tutti e cinque major market
– includendo anche il Regno Unito – che pesano per il 68% del totale immatricolato e, nel complesso, calano un po’ più della media europea (-8,2%), con quasi 69.000 unità in meno rispetto a gennaio 2019. Sempre nei cinque maggiori mercati, prosegue la contrazione del diesel. Tra i major market, l’Italia mantiene la quota di auto diesel più alta rispetto al proprio mercato. Di contro, si assiste a una buona performance delle alimentazioni alternative nei cinque mercati. Se a livello europeo nel 2019 siamo quasi tornati ai livelli pre-crisi di immatricolazioni di automobili, in Italia siamo ancora molto lontani dal farlo. Nel 2007 le immatricolazioni in Italia erano state quasi due milioni e mezzo (2.493.106), nel 2019 siamo ancora sotto la soglia dei 2 milioni. Anzi, dopo averla quasi raggiunta nel 2017, nei due anni successivi il dato è rimasto inferiore. Il dato peggiore è quello del 2013, con 1.303.534 nuove immatricolazioni. Da allora la situazione è
costantemente migliorata fino al 2017, quando si è arrivati a 1.970.497 nuove immatricolazioni. Nel 2018 c’è però stato un calo, a 1.910.025, e nel 2019 il miglioramento è stato piuttosto contenuto (1.916.320).
Fiat Chrysler Automobiles immatricola a gennaio in Europa poco più di 68 mila vetture, facendo meglio del mercato e limitando la flessione delle vendite al 6,4%. Il gruppo guidato da Manley aumenta così la sua quota, che sale al 6% rispetto al 5,9% di un anno prima. Bene il marchio Fiat, che ottiene a gennaio una quota del 4,2%, in aumento rispetto di 0,3 punti percentuali, con oltre 47.200 registrazioni. Anche Lancia chiude il mese con un risultato migliore rispetto a quello del mercato: con 6.250 immatricolazioni ottiene una quota dello 0,6%, in aumento rispetto allo 0,5% di un anno fa. Alfa Romeo nel mese immatricola invece 3.400 vetture per una quota dello 0,3%, mentre sono 10.800 le Jeep registrate in gennaio per una quota che si mantiene stabile all’1%.
Il mercato europeo paga a gennaio “le conseguenze della forzatura fatta sulle immatricolazioni in dicembre per smaltire scorte di autovetture che non sarebbe più stato possibile vendere nel 2020 per il nuovo giro di vite sui livelli di emissioni”, afferma il presidente del Centro studi Promotor, Gian Primo Quagliano, che elenca tuttavia anche altri fattori di peso. Quagliano evidenzia infatti che alla “demonizzazione”
del diesel “non corrisponde un’offerta di autovetture elettriche pienamente coerente con la capacità di spesa della massa degli automobilisti” e i punti di ricarica delle batterie sono “ancora molto lontani dagli standard minimi” per permettere un utilizzo comodo dell’auto elettrica. Infine, non bisogna dimenticare i rischi dell’epidemia di coronavirus in Cina che sta ostacolando la produzione e nuocendo alle catene di fornitura, ma pure per “l’impatto” che “potrebbe avere sull’economia mondiale e in particolare su quella europea”.
“Paga pegno il mercato Europeo delle autovetture dopo lo sprint finale di dicembre iniziando male un anno assai sfidante per il settore automotive, a causa dell’entrata in vigore delle stringenti normative europee in tema di emissioni, e ora anche dei problemi causati dal coronavirus sulle catene di fornitura globali” afferma Andrea Cardinali, direttore generale dell’Unrae, l’Associazione delle Case automobilistiche estere. “Per il raggiungimento degli obiettivi europei di CO2, le Case Auto hanno in corso degli sforzi di investimento senza precedenti, che si protrarranno ancora a lungo, orientati in tutte le direzioni che le moderne tecnologie consentono. In particolare – aggiunge – giocano un ruolo chiave le vetture elettrificate, che devono raggiungere in tutti i mercati europei una penetrazione molto significativa: l’offerta oggi esiste ed è sempre più ampia e varia, ma la domanda di queste vetture con la spina stenta a decollare anche per la carenza di infrastrutture di ricarica pubbliche. L’Italia, da questo punto di vista soffre un ritardo molto penalizzante”.