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Cina. Xi Jinping a conoscenza del coronavirus già da gennaio

Cina. Xi Jinping a conoscenza del coronavirus già da gennaio

K metro 0 – Pechino, Cina – Il presidente cinese, Xi Jinping, secondo quanto si evince da alcuni suoi discorsi pubblicati dai media nazionali, sarebbe venuto a conoscenza del coronavirus già il 7 gennaio, due settimane prima dello scoppio dell’epidemia. La pubblicazione delle sue parole risalenti al 3 febbraio, è stato un atto per dimostrare

K metro 0 – Pechino, Cina – Il presidente cinese, Xi Jinping, secondo quanto si evince da alcuni suoi discorsi pubblicati dai media nazionali, sarebbe venuto a conoscenza del coronavirus già il 7 gennaio, due settimane prima dello scoppio dell’epidemia.

La pubblicazione delle sue parole risalenti al 3 febbraio, è stato un atto per dimostrare come il Partito Comunista abbia agito con decisione sin dall’inizio. In quell’occasione hanno preso piede le critiche sul fatto che il leader non abbia deciso di allarmare i cittadini in principio. Nel suo discorso del 7 gennaio, Xi aveva già fornito le istruzioni per combattere il nuovo virus e aveva ordinato la quarantena per le città epicentro dell’epidemia iniziata -formalmente -poi il 23 gennaio. Le sue indicazioni sono state pubblicate ieri dagli organi di stampa. “Il 22 gennaio, alla luce della rapida diffusione del virus e delle sfide che avrebbe posto in termini di prevenzione e controllo, ho chiesto misure più stringenti nella provincia di Hubei”, ha dichiarato Xi a un meeting del comitato permanente del partito. Da dicembre le persone colpite da quello che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di rinominare il virus COVID-19 sono state più di 69.000 in tutto il mondo, 1.665 sono morte in Cina e 5 altrove. .

Intanto, sembra essersi sbloccata la situazione riguardante la nave da crociera Diamond Princess. 40 americani saranno evacuati e secondo fonti americane, avrebbero contratto il coronavirus. Sono tra le 400 persone statunitensi che lasceranno l’imbarcazione ancorata in Giappone. La maggior parte di essi torneranno in patria a bordo di due aerei governativi. Tuttavia, gli infetti verranno trasportati nei più vicini ospedali giapponesi. Nel frattempo, la Cina ha irrigidito le restrizioni sugli spostamenti all’interno della provincia di Hubei. La Diamond Princess è in quarantena dal 3 febbraio nel porto di Yokohama. All’interno sono presenti circa 3.700 passeggeri, compreso l’equipaggio. Tredici giorni fa un uomo è sceso dalla nave ad Hong Kong ed è risultato positivo ai test per il virus. Si tratta del gruppo più ampio di casi al di fuori della Cina. Le autorità giapponesi, domenica, hanno riferito che il numero delle infezioni a bordo è passato da 70 a 355. Anche l’Italia ha deciso di inviare un aereo per evacuare i 35 italiani presenti. 25 di questi farebbero parte dell’equipaggio della nave, tra cui il capitano della stessa. L’iniziativa è stata annunciata nella giornata di ieri dal ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio. Quest’ultimo insieme ai ministeri della Difesa e della Salute, con la collaborazione della Protezione Civile, starebbe riflettendo in queste ore sulle modalità per portare a termine l’operazione. Per il momento, non è stata annunciata nessuna data per il volo.

Sempre nella giornata di ieri, 100 dei cittadini che la Germania ha deciso di riportare in patria dalla città di Wuhan, invece, hanno terminato il proprio iter di quarantena. Sono stati isolati in una base militare nella cittadina meridionale di Germersheim. Nessuno di loro, comunque, avrebbe contratto il coronavirus. Mentre l’attenzione delle potenze mondiali è rivolta alla situazione della nave da crociera e a quella degli evacuati, molte persone si stanno sottoponendo a una quarantena volontaria. Questi, nonostante non siano effettivamente malati, vivono in isolamento nelle proprie case. Anche loro, come confermano gli esperti, starebbero giocando un ruolo fondamentale nel rallentare la diffusione del COVID-19. I numeri delle quarantene ‘casalinghe’ sono in continuo cambiamento e non è possibile fornire una stima. Una grossa fetta però è monitorata attentamente dai dipartimenti sanitari locali.

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