K metro 0 – Jobsnews – Roma – L’Aula del Senato ha accolto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, presentata del Tribunale dei ministri di Catania, per il caso Gregoretti. E’ stato respinto con 152 no, 76 sì e nessun astenuto l’ordine del giorno presentato da Forza Italia e da Fratelli
K metro 0 – Jobsnews – Roma – L’Aula del Senato ha accolto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, presentata del Tribunale dei ministri di Catania, per il caso Gregoretti. E’ stato respinto con 152 no, 76 sì e nessun astenuto l’ordine del giorno presentato da Forza Italia e da Fratelli d’Italia per ribaltare il primo via libera deciso a gennaio dalla Giunta per le immunità. Le urne sono rimaste aperte in aula fino alle 19 per dare la possibilità a tutti i senatori di votare. Poi, alla ripresa della seduta, la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati ha dato il risultato definitivo confermando il sì al processo a Matteo Salvini come era già emerso nel voto elettronico che si è svolto nel primo pomeriggio. I senatori del Carroccio sono usciti dall’aula prima del voto. M5s, Pd, Italia viva e Leu (ovvero la maggioranza) hanno infatti annunciato la loro contrarietà all’ordine del giorno dei due partiti di centrodestra. Cinque senatori che sostengono il governo hanno votato, all’apertura delle votazioni, contro il processo a Matteo Salvini: si tratta a quanto si apprende dei senatori delle Autonomie Dieter Seger e Durnwalder Meinhard, e di tre senatori del gruppo misto, Saverio De Bonis, Pierferdinando Casini, Carlo Martelli.
Nessun apparente passo indietro, nessun apparente cedimento nel comizio da tribuno dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, nel corso del suo intervento nell’aula del Senato E tuttavia l’argomentazione, i contenuti, quell’appellarsi finale alla Procura di Catania che vorrebbe l’archiviazione delle accuse (omettendo abilmente la richiesta del tribunale dei ministri), il tono hanno pressoché dimostrato la fragilità psicologica e politica del leader della Lega. Salvini ha ribadito la propria linea sul caso Gregoretti e, dunque, come annunciato già ieri, è pronto ad andare a processo. Una conferma arrivata durante l’intervento che ha chiuso la discussione sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del leader della Lega, accusato di sequestro di persona per avere negato l’autorizzazione allo sbarco dei migranti salvati dalla nave Gregoretti della Marina. Rivolgendosi a maggioranza e opposizione, e dopo aver accusato il governo di “essere scappato” dall’aula, Salvini ha ribadito quanto già affermato: “Io ritengo di avere difeso la mia patria. Non chiedo un premio, però, se ci deve essere un processo che ci sia. Andrò a rivendicare tutto ciò che collegialmente abbiamo fatto. Difendere i confini era mio dovere”. Processo che, secondo l’ex ministro, si chiuderà con l’archiviazione, come appunto sostiene la Procura, ma sarà in ogni caso l’occasione per far chiarire a un giudice “se sono un criminale oppure no”. Nell’argomentazione da tribuno spicca una demagogica citazione ai figli (demagogica perché l’appello ai figli varrebbe allora per chiunque fosse indagato per qualunque reato), e l’ex ministro ha anche lanciato una stoccata verso gli ex alleati 5 stelle, e in particolare a Toninelli e Di Maio, che “o c’erano ed erano d’accordo o c’erano e non hanno capito, che forse è più grave”. Insomma, ed ecco la tesi politica di fondo, “se difendere l’onore dell’Italia è un dovere di un politico o un crimine che merita fino a 15 anni di carcere, voglio che qualcuno metta la parola fine a questo dibattito surreale”. Matteo Salvini lamenta: “non ne posso più di passare da criminale, ho difeso i confini del mio paese”. E qui un’altra demagogica citazione ai suoi figli, i quali devono sapere se suo padre è un eroe, perché ha difeso i confini (si è pure appellato alla Costituzione), o se è un criminale. Ora, se un ministro rivendica la difesa dei confini deve pur dimostrare quale sia l’entità delle forze che premono sui confini, con quali armi, e soprattutto con quali rischi per la nazione. Su questo Salvini ha furbescamente taciuto, poiché sapeva benissimo che la difesa dei confini era stata effettuata contro poveri naufraghi, usciti da guerre e condizioni di violenza e fame. Così come sapeva bene che il diritto del mare non solo impone il salvataggio dei naufraghi, dunque il soccorso, ma anche lo sbarco in un porto sicuro. Ma anche su questo Salvini ha furbescamente taciuto.
di Pino Salerno