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Europa, l’occupazione cresce, ma i giovani sono sfiduciati

Europa, l’occupazione cresce, ma i giovani sono sfiduciati

K metro 0 – Bruxelles – Negli Usa il mercato del lavoro sembra in ottima salute e la disoccupazione diminuisce anche nelle ultime settimane dell’anno appena concluso. Sono 291.000 posti in più a gennaio 2020. Festeggia Wall Street e sparge ottimismo in tutto il mondo. Anche l’Europa segue la scia: l’esercito dei senza-lavoro si assottiglia

K metro 0 – Bruxelles – Negli Usa il mercato del lavoro sembra in ottima salute e la disoccupazione diminuisce anche nelle ultime settimane dell’anno appena concluso. Sono 291.000 posti in più a gennaio 2020. Festeggia Wall Street e sparge ottimismo in tutto il mondo.

Anche l’Europa segue la scia: l’esercito dei senza-lavoro si assottiglia toccando il minimo dal maggio di dodici anni fa, dal 2008. Eurostat registra che l’occupazione delle persone tra i 20 e i 64 anni ha raggiunto il tasso più alto rispetto a quell’anno: 73,1%. Anche la forbice uomo/donna si restringe, seppur di poco, nonostante il divario resti marcato per quanto riguarda gli impieghi part-time. Il 30,8% delle donne europee tra i 20 e i 64 anni ha lavorato a tempo parziale rispetto all’8% dei maschi.

Sono numeri che dovrebbero indurre a una certa fiducia sul prossimo futuro ma da più parti gli analisti sembrano perplessi e le opinioni non sono univoche. Il dibattito è particolarmente esplicito negli Usa e tra i grandi investitori.

Oltreoceano la ripresa economica è già al suo undicesimo anno e sta sfidando l’ortodossia dell’economia tradizionale secondo cui la crescita dell’occupazione rallenta se il tasso di disoccupazione scende sotto il 4%.

Nonostante le continue assunzioni delle imprese statunitensi e la più alta crescita dei salari in quasi un decennio, l’inflazione non è salita al tasso target della Fed del 2%, consentendo alla banca centrale di mantenere bassi i tassi di interesse.

“Stiamo iniziando una nuova tendenza positiva”, dice ad Axios Steven Skancke, capo consigliere economico del gestore degli investimenti Keel Point ed ex funzionario del dipartimento del Tesoro. “Non credo che sia un valore anomalo e forse una parte di questa nuova tendenza è stimolata dal rimbalzo della fine dello sciopero nel settore automobilistico (General Motor) e dalla riduzione delle tensioni commerciali”.

Interpretazione che non convince un colosso degli investimenti qual è Moody’s. Lo fa notare ancora una volta Felix Salmon, un delle firme più autorevoli di Axios, blog di informazione economica sempre molto ben informato su quello che accade nei piani alti della finanza.

“La statistica potrebbe essere un colpo di fortuna o un valore anomalo, avverte Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics.

“La crescita sta rallentando, siamo cresciuti a malapena del 2% nell’ultimo anno e la prima parte di quest’anno sarà più debole a causa dello scoppio del coronavirus e della chiusura del Boeing 737 Max”. I grandi guadagni sono in gran parte il risultato del clima più caldo di questo inverno, sostiene Zandi, sottolineando che sono stati guidati dal settore del tempo libero e dell’ospitalità. In pratica si è speso molto in viaggi, fitness, ristoranti, aperitivi, hotel, campeggi, vacanze varie. Insomma, il mondo fa festa ma il futuro non è sereno.

Oltre le statistiche e al di là delle acute analisi elaborate dai guru delle borse, sembrano più realistiche le indagini sui sentimenti che si muovono nel profondo delle persone comuni, quelli che fanno una vita normale e tutti i giorni devono fare i conti con il carrello della spesa, mutuo o affitto, auto, scuola per i figli e cose di questo genere.

Il punto di maggiore criticità riguarda i giovani europei e lo segnala un’indagine realizzata da Swg, istituto demoscopico tra i più seri e scientificamente solidi. L’inchiesta ha riguardato i giovani di Austria, Polonia, Germania, Spagna, Francia e Italia. I risultati sono stati univoci, segno che si tratta di un quadro con motivazioni profonde. Il tratto comune è “la delusione dei giovani rispetto alla situazione del proprio Paese”.

Il 26% dei giovani italiani prova delusione nel pensare alla situazione del Paese, con “speranza” il 23% e “rabbia” il 19%. La delusione cresce in Austria (32%), in Germania (43%), Spagna (43%), in Polonia (46%). In queste nazioni gli altri sentimenti non sono da meno: in Polonia il 46% dei giovani prova “disgusto”, in Spagna il 43% prova “tristezza”, mentre in Francia il 28% ha “rabbia”.

Se si intrecciano i numeri delle rilevazioni economico-finanziarie con quelli che descrivono la vita della gente, si capisce che qualcosa non sta funzionando.

L’economia cresce più o meno lentamente, ma i popoli non sono felici e il futuro – rappresentato dai giovani – si presenta avvolto dalla nebbia.

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Andrea Lazzeri
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