K metro 0 – Pisa – È in continuo aumento e ha assunto negli ultimi anni una grande rilevanza, con forte impatto sia epidemiologico che economico, tanto che in questo momento rappresenta una priorità della sanità pubblica a livello mondiale. Stiamo parlando del fenomeno dell’antibiotico-resistenza che per colpa della disinformazione, dell’utilizzo “facile” degli antibiotici da
K metro 0 – Pisa – È in continuo aumento e ha assunto negli ultimi anni una grande rilevanza, con forte impatto sia epidemiologico che economico, tanto che in questo momento rappresenta una priorità della sanità pubblica a livello mondiale. Stiamo parlando del fenomeno dell’antibiotico-resistenza che per colpa della disinformazione, dell’utilizzo “facile” degli antibiotici da parte dei medici, dei farmacisti, ma anche della cattiva abitudine di auto curarsi, purtroppo ha fatto parecchi danni. Di cui non siamo ancora consapevoli. Ad affermarlo il professor Francesco Menichetti, Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Pisa; Presidente del GISA (Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica) e direttore dell’Unità operativa complessa malattie infettive, dell’Azienda Ospedaliera universitaria pisana.
Intervista di Maria Antonietta Schiavina
“Se i microbi diventano resistenti agli antibiotici- spiega Menichetti- questi farmaci rischiano di non essere più efficaci nel controllare le infezioni, specie quelle gravi in ospedale, facendo sì che il rischio di letalità per i ricoverati aumenti”.
Il GISA (Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica) da lei presieduto, ha messo a punto un “decalogo” per il corretto uso degli antibiotici e per il contenimento delle resistenze batteriche in Italia. Ma il tanto temuto New Delhi, che ha provocato molte morti, con un attento rispetto delle regole si sarebbe potuto prevenire?
“Le infezioni ospedaliere da microrganismi multi-resistenti agli antibiotici hanno interessato in Italia, nel 2015, oltre 200.000 pazienti, provocando circa 11.000 morti. E focolai epidemici del tipo NDM non sono purtroppo infrequenti negli ospedali italiani: occorre perciò fare di più sul fronte del controllo delle infezioni, delle buone pratiche assistenziali (fra cui il rispetto assoluto delle norme igieniche). Inoltre, le regioni e le aziende sanitarie devono mettere al centro del loro operato la tutela del paziente ricoverato dal rischio infettivo”.
Come dovrebbe agire chi ci governa per mettere uno stop al pericoloso dilagare dell’antibioticoresistenza?
“Dovrebbe sentire forte l’impegno per contrastare il fenomeno che, nel 2050, se non si corre ai ripari avrà causato 10 milioni di morti (più del cancro). E considerare questo impegno come un obiettivo prioritario di interesse nazionale, su cui non è consentito dividersi o perdere altro tempo”.
Quali sono le regole di base da rispettare, sia in ospedale che in casa, per prevenire l’insorgenza dei batteri e il loro sviluppo?
“In ospedale sono d’obbligo le norme igieniche da parte di tutti gli operatori sanitari; norme che anche a casa devono essere intensificate. Bisogna poi rifuggire da autoprescrizione ed autosomministrazione di antibiotici. Inoltre, il personale di assistenza ospedaliera deve essere vaccinato (influenza, morbillo, eccetera) per non diventare fonte di infezione per i pazienti e deve lavarsi accuratamente e sistematicamente le mani, per non trasferire microbi da un malato a un altro”.