K metro 0 – New York – Gli uomini della Borsa consegnano alla storia un anno di grandi guadagni e di straordinarie performance che però non sanno spiegare neppure loro. I mesi appena trascorsi sono stati puntellati da crisi geopolitiche dagli effetti imprevedibili, da ripetuti annunci di bolle, da segnali di sfiducia nell’industria manifatturiera con
K metro 0 – New York – Gli uomini della Borsa consegnano alla storia un anno di grandi guadagni e di straordinarie performance che però non sanno spiegare neppure loro. I mesi appena trascorsi sono stati puntellati da crisi geopolitiche dagli effetti imprevedibili, da ripetuti annunci di bolle, da segnali di sfiducia nell’industria manifatturiera con crescenti tensioni sulle materie prime. Eppure, i listini hanno continuato a salire assicurando una girandola di trioni di miliardi nelle casseforti delle società di investimento. Tra gli analisti non c’è accordo nel trovare la ragione di tutto questo.
Molti sottolineano il ruolo delle banche centrali che hanno dato ossigeno e portano ad esempio l’operato della BCE di Mario Draghi. Su pressione del presidente Trump anche la Fed americana non si è tirata indietro ed ha continuato a prestare dollari praticamente a tasso zero. Bastava prendere quel denaro e investirlo in un listino a basso rischio per incassare cedole interessanti.
Altri specialisti indicano nella costruzione di bad-bank la chiave di volta che ha tenuto in piedi il sistema: in pratica crediti deteriorati e titoli spazzatura vengono piazzati in una banca appositamente creata, liberando la banca madre della zavorra. Altri ancora scommettono in un’alleanza de facto Usa-Cina, due locomotive globali capaci di costruire un nuovo ordine mondiale e assicurare una stagione di ulteriore sviluppo economico. Sono tutte analisi che hanno una loro parte di verità ma che, comunque non riescono a fornire un quadro soddisfacentemente chiaro di quello che sta accadendo.
Il 2020 si è aperto all’insegna dell’ottimismo con Pechino e Shanghay che hanno dato la carica e Wall Street a ruota. Ma il 2019 resta un enigma. Forse la definizione più realistica sull’andamento finanziario nell’anno passato è “Hanno guadagnato ma con paura”. Lo dice con parole diverse Jim Paulsen, responsabile delle strategie degli investimenti del gruppo Leuthold: “Il mercato azionario è stato guidato da investimenti tipicamente difensivi come titoli con dividendi sicuri, beni di prima necessità e utility”. Anche i beni rifugio tradizionali, come oro e obbligazioni pubbliche hanno registrato buoni risultati. Lo stesso Paulsen non nasconde la propria meraviglia: “Non ho mai assistito a un mercato rialzista guidato dalla paura cronica di un collasso e di una nuova recessione”.
Tra le dichiarazioni rilasciate all’agenzia Axios da manager e Ceo di gruppi di investimenti, spicca quella di Quincy Krosby, capo delle strategie del colosso Prudential Financial : “ L’importante lezione appresa nel 2019 è che , indipendentemente dalle valutazioni o dalle tendenze di crescita, il contesto politico – monetario, fiscale o altro – può avere un impatto significativo sui mercati finanziari”. Parole che aiutano a guardare con minore sorpresa al dato – assolutamente imprevisto – che emerge in Europa.
Nel Vecchio Continente il bilancio di fine anno ha rivelato una classifica che ha lasciato senza parole il grande pubblico: le migliori performance borsistiche sono state realizzate in Grecia, Russia e Italia. Tre economie che certo non godono di buona fama.
In Grecia, fino a pochi anni fa malato cronico dell’Europa, il principale indice è cresciuto del 43% in dodici mesi. Una vera e propria super-performance ha riguardato le azioni della Banca Del Pireo, cresciute del 250% e la Banca Nazionale di Grecia è salita del 171%. A Mosca il principale indice ha fatto un balzo del 29% grazie alla politica di tagli delle tasse e al settore energetico che ha ripreso a tirare.
L’altre grande inaspettata protagonista del podio borsistico 2019, è l’Italia che ha visto il MIB FTSE avanzato del 28% beneficiando della rete di salvataggio aperta da BCE con il QE di Mario Draghi e dal ritorno al governo di una coalizione filoeuropea.
di Andrea Lazzeri