K metro 0 – Strasburgo – I cittadini si aspettano che l’UE agisca per garantire che le multinazionali paghino tasse eque nell’UE. Infatti, la discussione si è incentrata questi giorni sugli sforzi internazionali condotti dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) per modernizzare le norme fiscali sulle imprese in linea con le sfide
K metro 0 – Strasburgo – I cittadini si aspettano che l’UE agisca per garantire che le multinazionali paghino tasse eque nell’UE. Infatti, la discussione si è incentrata questi giorni sugli sforzi internazionali condotti dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) per modernizzare le norme fiscali sulle imprese in linea con le sfide poste dalla globalizzazione e dalla rivoluzione digitale. Gli eurodeputati hanno votato una risoluzione mercoledì 18 dicembre.
Modernizzare il sistema di tassazione
Non è più necessario costruire fabbriche, assumere lavoratori o trasportare merci oltre confine per guadagnare denaro in un paese – le grandi aziende, infatti, si affidano sempre più a modelli di business digitali. Tuttavia, le attuali norme in materia di imposte sulle società rendono le società soggette a tassazione in un determinato paese solo se vi sono fisicamente presenti. Inoltre, le grandi aziende hanno spesso filiali in più stati, con la possibilità che ne deriva di dirigere le entrate verso la giurisdizione con la tassazione aziendale più conveniente. Tale situazione crea degli incentivi per i paesi che offrono condizioni fiscali più vantaggiose, privando così altri paesi del gettito fiscale. Nell’ambito del quadro inclusivo dell’OCSE/G20 135 paesi hanno collaborato con l’obiettivo di affrontare la sfida della tassazione di aziende senza presenza fisica, e di stabilire un’aliquota minima per prevenire una competizione fiscale sleale.
Giustizia fiscale
Durante il dibattito, molti deputati hanno dichiarato che è una questione di giustizia garantire che le multinazionali e le aziende digitali paghino contributi equi. “Mentre cittadini, consumatori e piccole aziende pagano la loro quota con aliquote fiscali effettive pari o superiori al 40%, molte grandi multinazionali non fanno altrettanto” ha dichiarato la deputata italiana Irene Tinagli – Socialisti e Democratici – presidente della Commissione per i problemi economici e monetari. La presidente ha sottolineato che, secondo la ricerca, il 40% dei profitti delle grandi aziende vengono spostati verso paradisi fiscali. “L’attuale regime fiscale internazionale […] aumenta le disuguaglianze e pone la maggior parte dell’onere fiscale sui contribuenti meno mobili – lavoratori e consumatori. Questo è semplicemente ingiusto.” Luis Garicano – deputato spagnolo del Gruppo Renew Europe – ha citato cifre che indicano come Apple abbia pagato 4 milioni di euro di imposte aziendali in Spagna su un fatturato annuale di 320 milioni di euro, mentre Netflix ha pagato soltanto 3.140 euro. Ha detto: “Come faremo a finanziare i nostri servizi statali, se coloro che guadagnano di più non contribuiscono al loro mantenimento?”. “Stiamo affrontando queste sfide con leggi del 1800” ha concluso.
Servono soluzioni a livello internazionale
“Quando parliamo di economia digitale, parliamo di una sfida internazionale. Per questo è necessario affrontarla a livello globale” ha sottolineato Markus Ferber – deputato tedesco del Partito popolare europeo – aggiungendo che l’UE dovrebbe mantenere ordine in casa propria. “Bisogna risolvere i nostri problemi interni […] dobbiamo porre fine ai nostri paradisi fiscali” ha dichiarato. Il commissario per l’Economia Paolo Gentiloni ha affermato che l’Unione europea è impegnata a trovare un accordo internazionale sulla questione, ma ha garantito ai deputati che la Commissione è pronta ad agire in ogni caso. “Se entro il 2020 dovessimo raggiungere un accordo internazionale limitato, o nessun accordo, è chiaro che la forte motivazione ad agire a livello UE rimarrebbe e che la Commissione agirebbe di conseguenza”.