Nella prossima riunione in Serbia definiranno una “mappa di sviluppo” con il supporto della Banca mondiale e della Commissione europea K metro 0 – Tirana – Libera circolazione di merci, capitali, servizi e persone. L’iniziativa “Mini- Schengen”, promossa dal presidente serbo Alexsandar Vucic e sostenuta in maniera energica dai primi ministri di Macedonia del Nord
Nella prossima riunione in Serbia definiranno una “mappa di sviluppo” con il supporto della Banca mondiale e della Commissione europea
K metro 0 – Tirana – Libera circolazione di merci, capitali, servizi e persone. L’iniziativa “Mini- Schengen”, promossa dal presidente serbo Alexsandar Vucic e sostenuta in maniera energica dai primi ministri di Macedonia del Nord e Albania, è stato il tema dell’incontro nella capitale albanese, a Tirana, sabato 21 dicembre. I leader delle nazioni dei Balcani occidentali si sono difatti incontrati per discutere delle misure per istituire questa strategica zona di libero scambio, fondamentale per attrarre maggiori investimenti stranieri e rafforzare in tal modo le loro possibilità di aderire all’Unione europea.
«L’iniziativa dei Balcani occidentali è di portare avanti alcuni processi avviati da tempo e di concludere accordi concordati per molti anni» ha affermato il Primo ministro dell’Albania, Rama. «Dovremo essere coraggiosi, infatti, per collaborare per il nostro futuro» ha aggiunto. Insomma, una collaborazione che si fa più stringente e che sarà meglio definita nel prossimo incontro in Serbia, quando i paesi presenteranno una “mappa di sviluppo” con l’aiuto della Banca mondiale e della Commissione europea. Fra l’altro, proprio l’Unione europea ha impegnato 1,2 miliardi di euro per questo, stando alle informazioni in possesso di Rama. Da rilevare che, malgrado i sei paesi dei Balcani stiano adottando misure congiunte per aumentare le possibilità di aderire al blocco europeo, tutti si trovano tuttavia in fasi diverse delle loro offerte Ue. Mentre il Montenegro e la Serbia stanno già organizzando colloqui di adesione con Bruxelles, le offerte albanesi e della Macedonia settentrionale sono state bloccate lo scorso ottobre nell’ultimo Consiglio europeo da Francia, Danimarca e Olanda. «Albania e Macedonia del Nord prevedono tuttavia messaggi positivi entro la prossima primavera» ha specificato Zoran Zaev, premier della Macedonia settentrionale. Bosnia e Kosovo non hanno invece partecipato al vertice di Tirana. Il presidente del Kosovo, Hashim Thaci, ha difatti affermato «che gli incontri sono privi di significato finché la Serbia e la Bosnia Erzegovina non riconoscono l’indipendenza del mio paese». Tuttavia, il premier Rama ha esortato Kosovo e Bosnia a ignorare le loro differenze e cercare interessi comuni.
Che posizione ha l’Italia all’interno di quest’allargamento dell’Ue ai paesi dei Balcani occidentali? Interessante quel che ha riferito gli scorsi 28 e 29 novembre a Sarajevo alla conferenza “Italia e Bosnia Erzegovina: Balcani ed UE da un secolo all’altro” la presidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei deputati, Marta Grande (Movimento 5 Stelle): «L’Italia è pubblicamente impegnata affinché l’integrazione di questi paesi resti in cima all’agenda del Consiglio europeo, come affermato dal ministro degli esteri Di Maio. Daremo slancio al mandato della nuova Commissione europea, la cui presidente Von Der Leyen ha auspicato un’Ue che dimostri “affidabilità verso i Balcani occidentali, con cui condividiamo lo stesso continente, storia, cultura e destino». Vi è d’altra parte una certa preoccupazione sulle riforme nello Stato di diritto, nella lotta alla corruzione, e rafforzamento degli standard democratici. «La partita non si gioca su reciproche concessioni fra Ue e Bosnia – ha rilevato – ma su bisogni e aspettative dei popoli europei. È necessario contrastare le organizzazioni criminali che controllano le rotte dell’immigrazione, il traffico di organi, il radicalismo fondamentalista». Grande ha comunque annunciato un’imminente riunione fra le commissioni affari esteri dei rispettivi paesi per «individuare specifici indirizzi per i proprio governi e portare avanti azioni congiunte sui temi che ci uniscono».
di Alessandro Luongo