K metro 0 – Washington – Gli Stati Uniti si preparano a votare sulla procedura di impeachment riguardante il presidente Donald Trump. Le parti si sono scontrate nuovamente domenica, con i democratici che difenderanno le proprie azioni anche se il tycoon non sarà rimosso dall’incarico e i repubblicani che denunciano l’integrità del processo costituzionale. La
K metro 0 – Washington – Gli Stati Uniti si preparano a votare sulla procedura di impeachment riguardante il presidente Donald Trump. Le parti si sono scontrate nuovamente domenica, con i democratici che difenderanno le proprie azioni anche se il tycoon non sarà rimosso dall’incarico e i repubblicani che denunciano l’integrità del processo costituzionale.
La Camera, controllata dai democratici, voterà mercoledì su due articoli di impeachment contro il presidente repubblicano, prenderà quindi corpo la decisione di rendere o meno Trump il terzo presidente nella storia degli Usa ad essere destituito. Rimangono pochi dubbi, comunque sul fatto che il Senato assolva lo assolva ed è proprio questa la ragione del contendere. Questo risvolto era già stato preso in considerazione dai democratici che però nutrono ancora speranza che la procedura possa essere portata a termine con successo. Non si tratterebbe infatti un fallimento, visto che la Camera avrebbe adempito al proprio dovere costituzionale nell’affrontare la vicenda, definita a più riprese una questione riguardante la sicurezza. Alcuni leader democratici ieri hanno cercato di convincere in extremis i repubblicani di mettere da parte gli schieramenti e votare favorevolmente sull’impeachment. Adam Schiff, a capo del Consiglio d’Intelligence della Camera, ai microfoni di ABC ha ricordato che Trump rappresenta “un pericolo presente e concreto” per la democrazia. L’accusa rivolta al presidente degli Stati Uniti è quella di aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale e l’integrità delle elezioni presidenziali del 2020 chiedendo al presidente ucraino, Volodymyr Zelenskiy, di reperire informazioni sul rivale politico Joe Biden.
Il leader dei democratici in Senato, Chuck Schumer, chiede le testimonianze dell’ex consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton e del capo dello staff della Casa Bianca Mick Mulvaney nell’ambito del processo per l’impeachment di Donald Trump.
“I democratici in Senato credono fermamente, e penso che i repubblicani in Senato siano d’accordo, che il processo debba essere corretto, debba considerare tutti i fatti rilevanti ed esercitare il potere per l’impeachment del Senato nell’ambito della Costituzione con dignità e integrità”, dice Schumer in una lettera al leader della maggioranza in Senato, il repubblicano Mitch McConnell.
Intanto, per quanto riguarda la politica estera, i dati riportati da Reuters rivelano che la “Fase uno” dell’accordo commerciale tra Cina e Usa raddoppierà le esportazioni verso Beijing nei prossimi due anni e che al momento c’è un consenso totale tra le parti. Lo ha spiegato anche il Trade Representative Robert Lighthizer domenica alla CBS, sottolineando come “le negoziazioni siano andate a buon fine” nonostante vadano limati “gli ultimi dettagli” e che al momento non è stata ancora fissata una data per la firma ufficiale ma è in fase di discussione. Il patto, annunciato venerdì dopo due anni di tira e molla, andrà a ridurre i dazi sui beni cinesi in cambio dell’aumento di esportazioni dal settore agricolo, manifatturiero ed energetico da Washington verso la Cina, per un valore complessivo di 200 miliardi di dollari. Pechino ha inoltre promesso di proteggere al meglio la proprietà intellettuale degli Usa, di rallentare l’arrivo di tecnologia americana nelle aziende cinesi e di aprire il mercato dei servizi a quelle americane, per evitare la manipolazione della valuta. L’acquisto di prodotti agroalimentari aumenterà da 40 miliardi a 50 miliardi ogni anno nei prossimi due anni, ha dichiarato Lightizer. Gli Stati Uniti hanno esportato in Cina 24 miliardi di beni di questo tipo nel 2017, l’ultimo anno prima dell’inizio della guerra commerciale a giugno del 2018. I rapporti tra le due superpotenze, però, potrebbero subire un nuovo contraccolpo visto che Washington ha deciso di rimandare in patria due funzionari dell’ambasciata cinese. Come riporta il New York Times, i due a settembre avrebbero provato a introdursi in una base militare in Virginia e si tratterebbe della prima espulsione in 30 anni di diplomatici cinesi sospettati per spionaggio. Uno dei due, con ogni probabilità, sarebbe un funzionario dell’intelligence che operava sotto copertura.