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Tregua nella guerra dei dazi Usa-Cina. Pechino ottimista, Trump frena

Tregua nella guerra dei dazi Usa-Cina. Pechino ottimista, Trump frena

K metro 0 – Pechino – Non è pace e neppure armistizio. Sembra piuttosto una tregua tra i due contendenti, quella che si profila in questo scorcio di fine anno tra i colossi della guerra dei dazi. Il governo cinese annuncia che c’è una prima intesa, mentre dalla Casa Bianca si usano toni molto più

K metro 0 – Pechino – Non è pace e neppure armistizio. Sembra piuttosto una tregua tra i due contendenti, quella che si profila in questo scorcio di fine anno tra i colossi della guerra dei dazi. Il governo cinese annuncia che c’è una prima intesa, mentre dalla Casa Bianca si usano toni molto più ovattati per confermare che la trattativa sta chiudendo alcuni dei più spinosi capitoli dello scontro commerciale.

In una conferenza stampa, i funzionari di Pechino hanno spiegato che gli Stati Uniti cominceranno a far scendere i dazi, stoppando così gli aumenti, in cambio dell’impegno cinese ad acquistare prodotti agricoli (ma non solo) made in Usa. I cinesi hanno affermato che il testo, in nove capitoli, include proprietà intellettuale, trasferimento di tecnologia, servizi finanziari e risoluzione delle controversie, deve essere sottoposto a revisione legale e di traduzione prima che possa essere firmato.

Sulle cifre c’è ancora molta confusione.

In un primo momento il Wall Street Journal aveva parlato di un taglio consistente delle tariffe alle importazioni cinesi ma Trump si è mostrato molto irritato su questa fuga di notizie avvenuto – secondo il giornale – dallo staff dei negoziatori. E’ iniziata così un lenta marcia indietro che ha disorientato più di un operatore di borsa. Gli analisti finanziari sono stati investiti da una vera e propria girandola di cifre. L’agenzia Dow Jones lanciava in rete la notizia – smentita dopo alcune ore – di un taglio del 50% dei dazi esistenti.

Più tardi, dopo l’incontro il consigliere presidenziale, il sinologo Michael Pillsbury alla stampa ha riferito di tagli dei dazi esistenti tra il 15% e il 25%. Ma il presidente frena. Anche perché prima ancora di firmare l’accordo si è trovato di fronte il fuoco di fila di parlamentari dei due schieramenti, come Marco Rubio o Chuck Schumer, che temono la perdita di “potere contrattuale” da parte americana con la riduzione dei dazi per le negoziazioni future.

Come direbbe il Grande Timoniere Mao Zedong, “c’è molta confusione sotto il cielo”.

Di sicuro, per ora, si sa che esiste una bozza di intesa sulla “Fase Uno” dei rapporti commerciali tra Cina e Usa. Un testo che ancora deve essere verificato dai tecnici e dai traduttori per cancellarne le ambiguità più evidenti.

Il capo negoziatore americano Robert Lighthizer, una delle colombe diplomatiche che ha convinto il presidente ad aprire ai cinesi, parla di «accordo storico che chiede alla Cina riforme strutturali e cambi nel suo regime verso la proprietà intellettuale, il trasferimento di tecnologia, l’agricoltura, i servizi finanziari e i tassi di cambio». L’Ufficio del Rappresentante al commercio precisa però a scanzo di equivoci che resteranno in vigore i dazi del 25% su 250 miliardi di dollari di ‘Made in China’ e quelli al 7,5% su 120 miliardi di import cinese. Per ora quindi, a quanto è dato sapere, non si parla di taglio dei dazi esistenti ma solo di stop ai nuovi dazi, come anche confermato venerdì notte da Trump. E’ evidente però che la trattativa è oggi sul giusto binario.

Ne sono ben felici le aziende hi-tech di Cupertino. Nel gioco di dazi e contro-dazi innescato negli ultimo mesi, sono loro che ne avrebbero fatto maggiormente le spese. La tassa voluta dal presidente Usa avrebbe causato un incremento di 150 dollari per ogni iPhone acquistato in questi giorni di shopping natalizio. Rimane invece tra le carte segrete dei negoziatori la questione Huawei, messa al bando con la sua inclusione nella Entity List del Dipartimento del commercio.

di Andrea Lazzeri

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