K metro 0 – Jobsnews – Roma – Sono tre milioni e 100mila gli italiani che, a causa di problemi di salute, soffrono di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali. Rappresentano il 5,2% della popolazione. Lo segnala l’Istat nel rapporto “Conoscere il mondo della disabilità” pubblicato in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle
K metro 0 – Jobsnews – Roma – Sono tre milioni e 100mila gli italiani che, a causa di problemi di salute, soffrono di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali. Rappresentano il 5,2% della popolazione.
Lo segnala l’Istat nel rapporto “Conoscere il mondo della disabilità” pubblicato in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità. Il Rapporto è stato presentato nel corso di un’iniziativa di Inail, Istat e Comitato Paralimpico, con la presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. “Il problema della disabilità non è solo di assistenza ma è un problema di sostegno e di interventi per consentire opportunità e la realizzazione delle persone con disabilità, questo è il vero problema. Il nostro paese ha un giacimento di energie, risorse e contributi di cui si priva perché non li mette nelle condizioni di potersi esprimere. Questo è un obiettivo di carattere sociale e politico” ha detto il Presidente della Repubblica che ha inoltre sottolineato che “un paese con morti sul lavoro e con disabili sul lavoro non ha raggiunto un livello di civiltà adeguato”.
La sintesi del Rapporto Istat, “Conoscere il mondo della disabilità”
Nel nostro Paese le persone che, a causa di problemi di salute, soffrono di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali sono il 5,2% della popolazione. Gli anziani sono i più colpiti: quasi 1 milione e mezzo di ultrasettantacinquenni si trovano in condizione di disabilità e 990.000 di essi sono donne. Il 26,9% di queste vive sola, il 26,2% con il coniuge, il 17,3% con il coniuge e i figli, il 7,4% con i figli e senza coniuge, circa il 10% con uno o entrambi i genitori, il restante 12% circa vive in altre tipologie di nucleo familiare. La ‘geografia della disabilità’ vede al primo posto le Isole, con un’incidenza del 6,3%, contro il 4,8% (il valore più basso) del Nord. Le Regioni nelle quali il fenomeno è più diffuso sono l’Umbria e la Sardegna (rispettivamente, l’8,7% e il 7,3% della popolazione). L’incidenza più bassa si registra invece in Veneto, Lombardia e Valle d’Aosta (4,4%).
Il quadro epidemiologico delle persone con limitazioni gravi è sensibilmente peggiore di quello del resto della popolazione: la quota di persone che riferiscono di essere in cattive condizioni di salute è pari al 61% (62,8% tra le donne); contro lo 0,6% nel resto della popolazione; considerando la sola popolazione anziana, le differenze sono anche più marcate: 68,7% contro l’1,6%. 1 milione e 400mila persone anziane, in gran parte ultrasettantacinquenni (1 milione e 200mila), non sono autonome nella cura della propria persona, nel fare il bagno o la doccia, sdraiarsi e alzarsi dal letto o sedersi e alzarsi da una sedia, vestirsi e spogliarsi, usare i servizi igienici e mangiare. Quasi il 7% degli over 65-enni presenta gravi difficoltà in tre o più delle attività citate; tale quota sale al 12% tra gli ultrasettantacinquenni. Circa 4 milioni di anziani (e quasi la metà degli ultrasettantacinquenni) sono incapaci di svolgere in autonomia altre attività strumentali alla vita quotidiana. Poco meno di un terzo degli ultrasessantacinquenni non è in grado di svolgere in autonomia le attività domestiche più pesanti, il 17% di fare la spesa da solo, circa il 12% di prepararsi i pasti. Le donne anziane riportano più difficoltà degli uomini sia nelle attività di cura della persona (14,1% contro 7,3% uomini) sia nelle attività domestiche (37,9% contro 20,4% uomini). La maggiore difficoltà delle donne si conferma anche al netto dell’età (12,2% contro 7,6% uomini per le attività di cura e 34,8% contro 21,4% uomini per le attività domestiche).
La quota di persone con disabilità che hanno raggiunto i titoli di studio più elevati (diploma di scuola superiore e titoli accademici) è pari al 30,1% tra gli uomini e al 19,3% tra le donne, a fronte del 55,1% e 56,5% per il resto della popolazione. La condizione di disabilità acuisce le differenze: è senza titolo di studio il 17,1% delle donne contro il 9,8% degli uomini, nel resto della popolazione le quote sono 2% e 1,2%. Gli alunni con disabilità nella scuola italiana sono passati da circa 200 mila iscritti nell’anno scolastico 2009/2010 a quasi 272 mila nell’anno scolastico 2017/2018. Nello stesso arco temporale, anche gli insegnanti per il sostegno sono significativamente aumentati: da 89 mila a 156 mila (+75% circa). Gli alunni con disabilità privilegiano indirizzi formativi orientati al lavoro immediato e rinunciano di fatto a prolungare la propria formazione fino all’università: il 49,8% degli alunni con disabilità si è iscritto a una scuola con indirizzo professionale, contro il 20,1% del totale degli alunni. Solo il 31,5% delle scuole ha abbattuto le barriere fisiche e sono ancora meno, il 17,5%, quelle che hanno eliminato le barriere senso-percettive. Le differenze territoriali sono molto marcate: l’accessibilità fisica è assicurata dal 66,2% delle scuole della Valle d’Aosta e soltanto dal 21,6% di quelle della Campania; l’accessibilità senso-percettiva dal 38,4% delle scuole della Provincia Autonoma di Bolzano e soltanto dall’8,5% di quelle della Calabria.
Nella popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni risulta occupato solo il 31,3% di coloro che soffrono di gravi limitazioni gravi (26,7% tra le donne, 36,3% tra gli uomini) contro il 57,8% delle persone del resto della popolazione. Le persone con limitazioni gravi in cerca di occupazione sono il 18,1% (21,2% dei i maschi e 15,1% delle femmine), tra il resto della popolazione senza limitazioni si attesta al 14,8% (15,2% uomini e 14,4% donne). Le persone con disabilità sono in prevalenza occupate nel settore della Pubblica Amministrazione: il 49,7% rispetto al 41,3% di quella senza limitazioni. Considerando gli attivi, cioè gli occupati e le persone in cerca di occupazione, il gap tra la popolazione con limitazioni gravi e il resto della popolazione aumenta, infatti sono il 49,4% tra i primi e il 72,6% tra i secondi. Le persone con disabilità raggiungono posizioni mediamente meno elevate nella carriera lavorativa, circa il 54% sono operai o lavoratori in proprio (50,4% nel resto della popolazione), il 46% è un dirigente, libero professionista o quadro (49,6% nel resto della popolazione). Una misura indiretta della qualità del lavoro è il grado di soddisfazione per le mansioni svolte: la quota dei soddisfatti tra gli occupati con limitazioni gravi è al 65,4%, tra le persone senza limitazioni sale al 75,9%.
Oltre 600 mila persone con limitazioni gravi vivono in una situazione di grande isolamento, senza alcuna rete su cui poter contare in caso di bisogno; di queste, ben 204 mila vivono completamente sole. Il 43,5% delle persone con limitazioni dispone di una rete di relazioni, un valore assai inferiore a quello relativo al resto della popolazione: 74,4%. La limitazione grave costituisce un ostacolo alla partecipazione culturale: solo il 9,3% delle persone che ne soffrono va frequentemente al cinema, al teatro, a un concerto o visita un museo durante l’anno. Nel resto della popolazione il dato si attesta al 30,8%. I problemi di accessibilità riducono la partecipazione culturale: solo il 37,5% dei musei italiani, pubblici e privati, è attrezzato per ricevere le persone con limitazioni gravi; appena il 20,4% di essi offre materiale e supporti informativi (percorsi tattili, cataloghi e pannelli esplicativi in braille, ecc.). 340 mila persone con limitazioni gravi (il 50% dei lettori con limitazioni gravi) leggono più di quattro libri l’anno, un valore di poco inferiore a quello delle persone senza limitazioni (54,5%). Tre quarti di coloro che hanno limitazioni gravi (77% se donne) passano più di tre ore al giorno davanti alla televisione (la quota di chi è privo di limitazioni è del 59%). La quota di persone con limitazioni che si dedicano all’attività sportiva si attesta al 9,1%, contro il 36,6% rilevato nel resto della popolazione. Un ulteriore 14,4% delle persone con limitazioni (meno della metà rispetto alle persone senza limitazioni) svolge qualche attività fisica, pur non praticando sport. Dunque, quasi l’80% delle persone con disabilità è completamente inattivo e un milione di essi attribuisce questa scelta a un problema di salute.
Nel 2017, il sistema di welfare ha erogato in favore delle persone con disabilità circa 37 miliardi di euro: 23 miliardi sotto forma di trasferimenti di natura assistenziale, finanziati attraverso la fiscalità generale e 14 miliardi con trasferimenti di tipo previdenziale, finanziati attraverso i contributi previdenziali dei lavoratori e delle imprese. Il 48,9% di queste famiglie riceve trasferimenti monetari; in particolare, il 18,7% beneficia di almeno un trasferimento di tipo previdenziale e il 39,5% di almeno uno di natura assistenziale. Il valore medio annuo di tutti questi trasferimenti è di 4.524 euro. Le Regioni offrono assistenza socio-sanitaria alle persone con disabilità attraverso i servizi ambulatoriali e domiciliari, ricoveri in strutture residenziale e semiresidenziale. La spesa pro-capite sostenuta complessivamente per questa tipologia di assistenza è pari a circa 987 euro pro-capite. La spesa dei Comuni per gli interventi e servizi finalizzati a garantire l’attività di cura e supporto per l’integrazione sociale è pari a circa un miliardo e 797 milioni di euro, 2.852 annui pro-capite. Al Sud spendono annualmente 870 euro pro-capite, nel Nord-est 5.080 euro. Nel 2017, il Servizio sanitario nazionale ha sostenuto una spesa pro-capite per l’assistenza alle persone con disabilità pari a 987 euro; il valore minimo si riscontra nella Provincia autonoma di Bolzano (meno di 350 euro), seguita dall’Umbria (circa 406 euro), mentre la Provincia autonoma di Trento e le regioni Basilicata, Molise, Veneto e Puglia superano i 1.300 euro.
In Italia sono circa 2 milioni e 300mila le famiglie nelle quali vive almeno una persona con limitazioni gravi. Per assistere il familiare con disabilità il 32,4% delle famiglie riceve sostegno da reti informali; si tratta di una percentuale quasi doppia rispetto al totale delle famiglie (16,8%). La rete informale di aiuti delle famiglie non consente di fare a meno dei servizi a pagamento. Sono, infatti, comparativamente molte di più le famiglie con disabili che vi fanno ricorso: 24,4% contro il 10,1% del resto delle famiglie. Le famiglie in cui vivono persone con disabilità faticano a conciliare la carriera lavorativa e l’attività di cura: solo il 24,5% ha almeno un componente della famiglia in una posizione apicale o intermedia nella propria attività lavorativa (nel resto delle famiglie è il 30%); il 28,4% ha un componente che ricopre la posizione di operaio (il 25,5% nelle altre famiglie) e il 9,6% ha almeno una persona disoccupata (7,3% nel resto delle famiglie). Le condizioni economiche complessive sono peggiori rispetto a quelle del resto delle famiglie: il loro reddito annuo equivalente medio è di 17.476 euro, inferiore del 7,8% a quello nazionale.