Dai Balcani al Bangladesh passando per l’Usa: l’emergenza migranti è globale

Dai Balcani al Bangladesh passando per l’Usa: l’emergenza migranti è globale

K metro 0 – Bihac – La situazione nei rifugi per migranti in Bosnia, al confine con la Croazia, peggiora di giorno in giorno. Centinaia di persone sono in attesa di raggiungere l’Europa occidentale ma la pioggia e il freddo stanno complicando le cose. Il centro di Vucjak è ormai diventato una piscina di fango

K metro 0 – Bihac – La situazione nei rifugi per migranti in Bosnia, al confine con la Croazia, peggiora di giorno in giorno. Centinaia di persone sono in attesa di raggiungere l’Europa occidentale ma la pioggia e il freddo stanno complicando le cose. Il centro di Vucjak è ormai diventato una piscina di fango e i rifiuti galleggiano in ogni dove. I migranti dormono in tende o sacchi a pelo, l’uno accanto all’altro, in condizioni ai limiti dell’umano. Le autorità locali hanno messo in piedi il rifugio a inizio anno in un terreno vicino a un campo minato risalente alla guerra etnica dei Balcani degli anni 90. E’ stata rinominata “la giungla” dai migranti e molte organizzazioni internazionali ne hanno evidenziato la pericolosità ma finché non si troverà una nuova soluzione non potrà essere sgomberato. Giovedì, il commissario dell’Ue per la Migrazione, Dimitris Avramopoulos, ha sottolineato come vadano prese misure in tempi brevi per gli 8 mila migranti presenti nel Paese, onde evitare una vera e propria crisi umanitaria. L’Unione ha fornito alla Bosnia circa 36 milioni di euro in aiuti ma le condizioni in cui riversa il centro di Vucjak sono così drammatiche che “nessun sostegno finanziario potrebbe migliorare le cose”, ha sottolineato Avramopoulos. Il commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, la scorsa settimana ha inoltre chiesto di aprire un’indagine per constatare il ‘maltrattamento di migranti” in corso e alla polizia ha detto di evitare di rispedirli nei loro Paesi di provenienza. Le sue dichiarazioni sono arrivate al termine del colloquio con il ministro dell’Interno bosniaco, Dragan Mektic, con il quale ha avuto modo di parlare proprio di Vucjak. Lo smantellamento è una possibilità concreta, Mijatovic ha ribadito l’importanza di trovare una nuova sistemazione ai migranti soprattutto per l’arrivo, ormai imminente, dell’inverno.

Le condizioni dei migranti appaiono difficili anche dall’altra parte dell’Oceano, al confine tra Messico e Stati Uniti. Migliaia di persone sono in attesa di prender parte alle udienze ma le condizioni medico-sanitarie sono sempre più preoccupanti. Tra loro ci sono soprattutto donne e bambini, stanno vivendo in altrettante tende improvvisate. Questi ‘campi’ sono diretta conseguenza della politica del governo Trump rinominata “Rimani in Messico” che ha rispedito più di 55 mila migranti a sud del confine, in attesa di una risposta alle proprie richieste di asilo. Il quadro attuale dimostra come la politica attutata sia rischiosa soprattutto per il loro stato di salute, oltre al fatto che molti migranti sono stati inviati in città di confine molto pericolose. Le organizzazioni non governative stanno facendo fatica a gestire la situazione, l’assistenza sanitaria e i servizi di base non riescono ad arrivare a tutti e da parte dei governi non è arrivato il sostegno necessario.

Vive una situazione particolare anche il Bangladesh che ha accolto circa 700 mila Rohingya, una minoranza musulmana originaria del Myanmar, a seguito di quella che è stata definita come una campagna di pulizia etnica. La Corte penale internazionale giovedì ha deciso di approvare la richiesta inoltrata dai procuratori per aprire un’indagine sui crimini commessi. I gruppi a difesa dei diritti umani hanno sottolineato l’importanza della decisione, che darà nuova speranza alle vittime in attesa di una condanna dei responsabili per le brutalità commesse. La controversa campagna militare è iniziata nel 2017 in risposta a un attacco insurrezionale.

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