K metro 0 – London – Da ogni angolo del Regno Unito, un milione di persone – secondo le stime degli organizzatori – ha preso parte oggi a Londra, in contemporanea con il dibattito che è tornato a spaccare la Camera dei Comuni, alla quarta marcia organizzata da People’s Vote per chiedere un secondo referendum
K metro 0 – London – Da ogni angolo del Regno Unito, un milione di persone – secondo le stime degli organizzatori – ha preso parte oggi a Londra, in contemporanea con il dibattito che è tornato a spaccare la Camera dei Comuni, alla quarta marcia organizzata da People’s Vote per chiedere un secondo referendum sull’uscita dall’Ue. O meglio, contro l’uscita dall’Ue.
Una manifestazione colorata e imponente che per qualche ora ha paralizzato le vie del centro della capitale britannica. Un lungo fiume di striscioni e bandiere azzurre decorate da stelle gialle si è snodato da Park Lane fino a raggiungere Westminster Square: i colori di quella Unione Europea che Lynne D’Arcy, una segretaria di Belfast, non vuole abbandonare. “L’Europa è il più grande progetto di pace dell’umanità. Garantisce a tutti benessere e sicurezza, è una follia pensare di stare meglio fuori”, dice fra i tanti. Secondo i promotori della manifestazione, una nuova consultazione è l’unico modo per superare il prolungato stallo che si è creatore a Westminster. “E poi l’umore generale è cambiato rispetto al 2016 – sentenzia Simon Thomson, portavoce del movimento People’s Vote -. Abbiamo visto in questi anni non solo quanto sia difficile uscire dall’Unione, ma soprattutto l’altissimo prezzo che si deve pagare. Alla luce di queste nuove informazioni è giusto lasciare che sia la gente ad avere l’ultima parola”.
Lungo il corteo, non solo vessilli dell’Unione, di partito e delle nazioni del Regno, ma anche tedeschi, spagnoli, italiani. Per testimoniare la solidarietà internazionale verso questo movimento. “Sono tedesca e vivo a Londra da 40 anni – le parole di Katherina, attivista LGBT -. Mi rifiuto di richiedere il settle status per poter continuare a vivere qui. E’ un mio diritto a cui non intendo rinunciare”. Per David Terry, impiegato di Cardiff, l’Europa del resto ha un significato anche emotivo: “Sono sposato con una donna francese, e vogliamo crescere la nostra famiglia multiculturale qui, non altrove. E l’unico modo è bloccare la Brexit” attraverso un nuovo voto. Qualcosa che gli euroscettici considerano un affronto anti-democratico. “Ma se così fosse, voteremmo una volta sola ogni dieci anni. La verità è che ogni volta che si va alle urne, vince la democrazia”, replica Bethany Kentish, arrivata apposta da Glasgow per marciare fino al piazzale antistante Westminster: il punto di arrivo del corteo dove, dopo un’ora e mezza di cammino, diversi manifestanti non risparmiano grida e insulti ad alcuni ministri del governo Johnson che escono dal Parlamento. E dove la folla ascolta gli interventi di numerosi oratori del variegato fronte politico pro-Remain, tra i quali il sindaco laburista di Londra, Sadiq Khan. “Questo paese è già abbastanza diviso – afferma Khan – e non c’è bisogno di affrettare una scelta che avrà conseguenze per le future generazioni. È il momento di ascoltare la gente e dare loro la possibilità di decidere il loro futuro”. A partire, auspica, dall’affondamento definitivo del deal firmato da Boris Johnson.