K metro 0 – Lussemburgo – Mentre la “deadline” per la Brexit (31 ottobre) si avvicina a grandi passi, proseguono febbrilmente le trattative tra Londra e Bruxelles, con inserimento anche dei singoli Paesi della UE.” Anche se è sempre più difficile, un accordo con il Regno Unito è ancora possibile questa settimana”, ha detto il
K metro 0 – Lussemburgo – Mentre la “deadline” per la Brexit (31 ottobre) si avvicina a grandi passi, proseguono febbrilmente le trattative tra Londra e Bruxelles, con inserimento anche dei singoli Paesi della UE.” Anche se è sempre più difficile, un accordo con il Regno Unito è ancora possibile questa settimana”, ha detto il capo negoziatore della UE per la Brexit, il francese Michel Barnier, al suo ingresso al vertice dell’Unione di oggi, dove ha aggiornato i 27 ministri europei degli Esteri su quello che è, attualmente, lo stallo sull’uscita di Londra. In vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì a Bruxelles, in cui si dovrà assolutamente sbloccare la situazione. “Raggiungere un accordo è ancora possibile “, ha sottolineato Barnier; “ma qualsiasi accordo dovrà andare bene per tutti. È tempo di trasformare le buone intenzioni in un testo legale”.
Barnier – inforna AP – con quest’ultima frase si riferiva soprattutto alla “vexata quaestio” del confine tra Ulster ed Eire, unica frontiera terrestre che esisterà, in futuro, tra Regno Unito e Unione europea. Su questo tema è intervenuto, oggi, anche il ministro olandese degli Esteri, Stef Blok: giudicando ancora insufficienti le proposte britanniche per salvaguardare il confine tra le due Irlande dal contrabbando e dalle frodi. Sulle stesse posizioni è la Germania, che, per la “Backstop”, chiede di mantenere due condizioni: la salvaguardia dell’accordo del Venerdì Santo del ’98, contro qualsiasi pericolo di ritorno alla tensione nell’ Ulster, e l’integrità del mercato unico europeo. Secondo alcune indiscrezioni, il Regno Unito lunedì sera ha inviato una nuova proposta scritta, ma, in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, occorre un testo legale operativo che, al momento, non c’è. Le trattative tra i team UE e britannico, quindi, proseguono. Stando alle stesse fonti diplomatiche, è però da escludere la possibilità di un negoziato specifico sulla Backstop al prossimo Consiglio europeo: per questo non è da escludere che la trattativa prosegua anche la settimana prossima, e venga convocato un vertice straordinario più a ridosso del 31 ottobre.
Da parte sua, il ministro degli Affari europei della Finlandia (Paese che ha attualmente la presidenza dell’Unione), Tytti Tuppurainen, ha osservato che “oggi avremo un aggiornamento sulla Brexit e dobbiamo essere pronti a tutti i possibili scenari, compreso quello di un ‘no deal’ e la valutazione di un’estensione. Tutte le opzioni sono aperte”. A ridimensionare, però, la possibilità che la UE conceda a Londra un’ulteriore proroga, ha aggiunto che “Oggi non discuteremo di un’estensione. Probabilmente i leader al vertice valuteranno una possibile estensione, ma è una richiesta che deve venire dal governo britannico“. La Francia, però, ribadendo del resto una linea già espressa nelle scorse settimane, è stata piu’ possibilista: il ministro per gli Affari europei, Amélie de Montchalin, ha fatto sapere che Parigi potrebbe appoggiare un’estensione della scadenza, “se il Regno Unito lo chiederà” e se ci sarà, sempre da parte di Londra, “un importante cambiamento politico”.
Maggiore chiarezza sulla situazione è comunque attesa alla riunione degli ambasciatori dei 27, mercoledì pomeriggio, vigilia del Consiglio europeo: dove Barnier dovrebbe dare un nuovo aggiornamento e raccomandare la possibilità di un ulteriore proroga per la Brexit, se Londra la chiederà. Tuttavia, appare improbabile che questa settimana Johnson chieda una nuova proroga (nonostante sembri effettivamente necessaria), per scongiurare una Brexit senza accordo.
Ieri, infatti, Boris Johnson ha nuovamente ribadito l’intenzione di attuare la Brexit il 31 ottobre: in apertura della cerimonia del “Discorso della Corona“, letto dalla regina a Westminster. Discorso che, pur senza violare la tradizione costituzionale di non entrare troppo nelle linee programmatiche della nuova legislatura e del governo in carica, ha fatto capire l’esistenza d’ un’indubbia sintonia tra il Capo dello Stato e il Premier: già emersa, del resto, a settembre, con l’ok della sovrana alla controversa decisione di Johnson di chiudere per circa un mese il Parlamento.
Nel “Queen’s Speech“, infatti, Elisabetta II ha anzitutto confermato l’impegno ad assicurare l’uscita del Paese dall’UE come “una priorità del mio governo”: indicando l’obiettivo di un nuovo accordo di “partnership” con Bruxelles, ma anche di metter “fine alla libertà di movimento” e di entrata nel Regno Unito che, per tanti anni, l’appartenenza britannica alla UE ha garantito a tutti i cittadini dell’Unione. Tra le 20 leggi circa definite le più importanti del programma dell’esecutivo per i prossimi mesi (leggi che, osserviamo, non è detto che arrivino in porto, data la prospettiva, per la Gran Bretagna, anche di prossime elezioni anticipate, in caso di caduta del governo), il discorso ha inserito anche l’intenzione di istituire dal 2021 un sistema a punti all’australiana per valutare le richieste di entrata da parte degli immigrati: consentendo loro di entrare nel Regno sulla base anzitutto delle loro capacità e attitudini professionali.
Johnson sta iniziando quindi a scoprire maggiormente le sue carte per il “dopo”: ma il problema principale resta chiaramente il “prima”, come definire un accordo di uscita del Paese dalla UE accettabile in ogni aspetto, non solo per quanto riguarda la questione del “backstop” tra Ulster ed Eire. Ieri, al vertice dei ministri degli Esteri dei Paesi UE di Lussemburgo, i capi delle diplomazie rispettivamente irlandese e spagnola, Simon Coveney e Josep Borrell, hanno ulteriormente pungolato Londra: precisando che l’ideale sarebbe se entro questa settimana si raggiungesse una bozza di accordo soddisfacente (che il Parlamento inglese, a sua volta, discuterebbe in un’apposita seduta sabato mattina) e la prossima settimana, a pochi giorni ormai dalla scadenza del 31 ottobre, l’accordo venisse concluso.
Le ultime notizie da Bruxelles, dove proseguono le discussioni tecniche tra funzionari inglesi e della UE, riportate da Reuters, danno il quadro di una situazione in miglioramento, con le due parti vicine a raggiungere un accordo. Un funzionario UE ha detto che un accordo è “vicino, ma non certo al 100%”, aggiungendo che “ci sono ancora parti che devono essere fissate meglio”. Altri sono stati più cauti: un funzionario più anziano ha detto che “è troppo prematuro” concludere che un accordo tra Bruxelles e Londra sia ormai vicino.
di Fabrizio Federici