K metro 0 – Tripoli – La situazione in Libia continua a peggiorare e l’Unione europea sottolinea che tutte le parti devono porre fine immediatamente alle ostilità e tornare ai negoziati politici. Lo ha dichiarato il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), dopo l’uccisione, ieri, di tre ragazze della stessa famiglia, durante un attacco a
K metro 0 – Tripoli – La situazione in Libia continua a peggiorare e l’Unione europea sottolinea che tutte le parti devono porre fine immediatamente alle ostilità e tornare ai negoziati politici.
Lo ha dichiarato il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), dopo l’uccisione, ieri, di tre ragazze della stessa famiglia, durante un attacco a Tripoli. Un evento che fa aumentare “un numero già troppo alto di civili vittime della violenza crescente in Libia”. Il Seae ha espresso le sue più sentite condoglianze alla famiglia delle vittime e ha augurato una pronta guarigione ai familiari feriti nell’attacco. “Dopo sei mesi di rinnovati combattimenti, la situazione in Libia continua a peggiorare. Questo e altri recenti attacchi aerei effettuati nelle aree urbane di Tripoli e dintorni hanno causato ulteriori sofferenze alla popolazione libica.
Tutte le parti devono rispettare il diritto internazionale umanitario e i diritti umani e in particolare garantire la protezione dei civili. I responsabili dei crimini di guerra devono essere ritenuti pienamente responsabili”, ha dichiarato il Seae. “Non esiste una soluzione militare alla crisi libica. Pertanto, tutte le parti devono porre immediatamente fine alle ostilità e tornare ai negoziati politici sotto la guida delle Nazioni Unite. L’Unione europea sostiene fermamente il lavoro del rappresentante speciale delle Nazioni Unite Ghassan Salamé per rilanciare il processo politico. La comunità internazionale ha il dovere di unire e accompagnare i libici per costruire la pace, la riconciliazione e la stabilità nel paese, anche attraverso iniziative come quella di Berlino”, ha concluso la nota.
Il portavoce del ministero della Sanità del Governo di accordo nazionale libico (Gna), Fawzi Onis, ha dichiarato infatti che tre bambine di un’unica famiglia sono state uccise e la loro madre e un bambino sono rimasti feriti dopo che un attacco aereo ha colpito la loro casa nella zona di al Furnaj a Tripoli. “Il bilancio finale non è stato definitivamente confermato”, ha dichiarato Onis in una dichiarazione ufficiale. Intanto, la Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha condannato il raid aereo: “Ancora una volta, i bambini innocenti pagano il prezzo massimo. Un attacco ha concluso, nel modo più orribile, la vita di tre innocenti bambine della stessa famiglia,
seppellendole sotto le macerie di una casa rasa al suolo da un attacco aereo nel quartiere al-Farnaj a Tripoli. Un’altra giovane della stessa famiglia e la madre sono rimaste ferite nell’attacco aereo, che secondo quanto riferito è stato condotto da un jet da combattimento appartenente
alle forze di Lna”. La Missione Onu ha condannato “nei termini più forti possibile il disprezzo per la vita di persone innocenti e chiede l’immediata cessazione di tali attacchi indiscriminati”. Unsmil ha
inoltre sottolineato che “il raid è avvenuto pochi giorni dopo quello al Club equestre di Tripoli che ha causato il ferimento di diversi bambini”.
In ogni caso, il portavoce dell’Esercito nazionale libico (Lna), Ahmed al Mismari, ha risposto alle accuse rivolte nei confronti delle forze di Khalifa Haftar per il raid aereo condotto ieri su al Furnaj di Tripoli dove sono morti diversi bambini parte della stessa famiglia. “Il raid aereo condotto dai caccia dell’esercito in un sito nell’area di Tripoli al Furnaj lunedì ha preso di mira il campo di intelligence locale che viene usato dalla milizia come sala operativa”, ha detto Al Mismari. In
una dichiarazione pubblicata su Facebook l’ufficiale ha aggiunto che “i bombardamenti hanno causato la perdita di vite umane e attrezzature tra le milizie”, negando di aver colpito “eventuali siti civili” durante gli attacchi aerei e le operazioni a terra condotte dalle sue forze nella capitale libica.