K metro 0 – Atene – Il Presidente Sergio Mattarella è intervenuto ad Atene in occasione della prima sessione di lavoro del vertice Arraiolos, sul tema “Gestire efficacemente la crisi economica e la crisi dei rifugiati”. Il vertice di Arraiolos, che ha riunito i tredici presidenti delle repubbliche parlamentari europee, ha chiesto maggiore impegno della Ue
K metro 0 – Atene – Il Presidente Sergio Mattarella è intervenuto ad Atene in occasione della prima sessione di lavoro del vertice Arraiolos, sul tema “Gestire efficacemente la crisi economica e la crisi dei rifugiati”.
Il vertice di Arraiolos, che ha riunito i tredici presidenti delle repubbliche parlamentari europee, ha chiesto maggiore impegno della Ue nella guerra che sta infiammando un’area cruciale del Medio Oriente. Affrontando il tema, dell’integrazione economico – finanziaria dell’Unione e con un accorato appello alla coesione, alla solidarietà, il Presidente Mattarella ha detto: «C’è una dimostrazione inequivocabile dell’esigenza di integrazione crescente. Nel mondo non c’è più alcuna impresa europea che compaia ai primi posti nelle aziende con maggiore capitalizzazione. Questo significa che occorre recuperare da parte dell’Unione un ruolo che l’architettura incompleta sul piano economico e finanziario non le consente ancora. Completare questa architettura significa anche sviluppare un sistema di garanzie sociali. Non in tutti i Paesi la disoccupazione è un problema. In molti Paesi lo è ancora fortemente. Ma in tutti i Paesi, o in quasi tutti, in questi anni sono cresciute le diseguaglianze e questo contribuisce a creare una condizione di insicurezza e di incertezza percepita da molti nostri concittadini.»
Sulla questione dei migranti, che investe in prima linea l’Italia va post, – ha detto Mattarella – al centro del problema, l’attenzione ai valori fondanti dell’Unione. «Dobbiamo insieme costruire strumenti adeguati per una gestione comune del fenomeno, naturalmente una gestione sostenibile dai vari Paesi, dall’Unione nel suo complesso, ma una gestione comune; non la rimozione del problema o il tirarsene fuori, perché questo esporrebbe l’Europa nei prossimi decenni a essere travolta dal fenomeno migratorio». Prosegue il Capo dello Stato: «Occorre una gestione sostenibile, certamente, ma che sia una gestione comune, che abbia la capacità di affrontare e governare il fenomeno. Sono proprio i grandi numeri che l’amico presidente ungherese poc’anzi ha citato che ci ricordano che il fenomeno va affrontato per governarlo, perché se non viene governato diventerà una condizione che travolgerà qualunque equilibrio nel nostro continente. Naturalmente rimane anzitutto il dovere morale di salvare vite umane e quello di cancellare questo ignobile traffico di esseri umani che è un costante rimprovero alle nostre coscienze».
«Il rapporto transatlantico costituisce un legame indistruttibile per i paesi dell’Unione, un legame storico, umano e valoriale. Questo però comporta un’intensificazione della politica dell’integrazione europea nella politica estera e di difesa. Non si tratta di un’alternativa alla NATO, ma di mettere in comune risorse e strumenti per aumentare le capacità».
«Altrimenti, In questo mondo di giganti l’Europa resterà marginale, come la crisi siriana sta dimostrando», ha concluso il Presidente italiano.
Il presidente ungherese Janos Ader ha ribaltato il concetto di solidarietà spiegando che a suo avviso «solidarietà significa coesione sociale», e quindi soldi per ridurre il gap economico che c’è tra Europa ricca e quella parte di Europa che viene dal blocco sovietico. Anzi, ha attaccato chiedendo con fermezza perché «non sono state fermate le navi» che portano immigrati che vogliono «invadere l’Europa». Un discorso stigmatizzato sia dal presidente tedesco Frank-Walter Steimeier che da quello greco Prokopīs Paulopoulos, che gli ha immediatamente replicato: «voi non capite che cosa significa avere il mare, avere dei confini di mare».
Un vertice, seppur informale, che si è chiuso confermando le distanze in un’Europa che ancora si limita impotente ad osservare il mondo infiammarsi ai propri confini.
di Nizar Ramadan