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Germania, Francia, Italia e Malta al lavoro sulla redistribuzione dei migranti

Germania, Francia, Italia e Malta al lavoro sulla redistribuzione dei migranti

K metro 0 – Bruxelles – Quattro nazioni dell’Unione europea chiederanno il supporto dei restanti partner nella messa a punto “sistema rapido” per aiutare i migranti in difficoltà sulle imbarcazioni a largo del Mediterraneo e per distribuire gli stessi nei Paesi che vogliono accoglierli come richiedenti asilo. Germania, Francia, Italia e Malta vogliono che venga

K metro 0 – Bruxelles – Quattro nazioni dell’Unione europea chiederanno il supporto dei restanti partner nella messa a punto “sistema rapido” per aiutare i migranti in difficoltà sulle imbarcazioni a largo del Mediterraneo e per distribuire gli stessi nei Paesi che vogliono accoglierli come richiedenti asilo.

Germania, Francia, Italia e Malta vogliono che venga approvato il progetto di verifica sui migranti, di ricollocazione dei richiedenti asilo e di rispedizione in patria di coloro che non hanno i requisiti necessari per rimanere nel Paese che li ospita. Il tutto entro quattro settimane, secondo quanto riferito dal garante dei diritti civili State-watch e confermato da AP nella giornata di ieri. Il sistema dovrebbe funzionare sulla base dell’impegno “dichiarato” delle nazioni di accogliere i richiedenti asilo e comprenderebbe le “procedure di razionalizzazione” già in atto. Il processo durerà almeno sei mesi, a meno che gli arrivi non aumentino drasticamente, e l’Unione europea garantirebbe “assistenza finanziaria, tecnica e operazionale” ai Paesi partecipanti. Tutte le imbarcazioni impegnate nelle operazioni di salvataggio “dovranno seguire le istruzioni dal Centro di Coordinamento dei salvataggi”, che probabilmente sarà impersonato dalle autorità libiche e non dovranno ostacolare le ricerche e le operazioni di salvataggio della guardia costiera. Al momento non sono stati svelati ulteriori dettagli.

Nel frattempo, la situazione è sempre più critica sia in Grecia che in Bosnia. Felipe Gonzalez Morales, che si occupa di diritti dei migranti per le Nazioni Unite, ha spiegato che l’aumento degli arrivi è stato “altamente politicizzato” in Bosnia, vista la struttura politica “frammentata”, la mancanza “di unità di intenti” e di “volontà delle autorità” per contrastare il problema in modo coordinato. Al momento attuale, le capacità ricettive del Paese non sono sufficienti a contenere il flusso di migranti e, tra l’altro, strutture apposite per bambini orfani o vittime di abusi e sfruttamento non sono a disposizione. Circa 40mila migranti sono arrivati dal 2018, 7.300 si sono stabiliti nell’area nord-occidentale di Bihac. L’incremento negli arrivi si è evidenziato soprattutto dal momento in cui le nazioni confinanti (dell’Unione europea) Ungheria, Slovenia e Croazia hanno chiuso le proprie frontiere. La speranza per molti rifugiati che stazionano in Bosnia è quella di attraversare il confine e arrivare in Croazia. Circa il 20% dei migranti sono bambini, un terzo di loro non accompagnati.

In Grecia, preoccupa l’ormai affollatissimo centro d’accoglienza sull’isola di Lesbo, in Grecia, dove sono stati appiccati fuochi e sono avvenuti scontri tra migranti e polizia domenica, nei quali è rimasta uccisa almeno una persona. Un corpo completamente bruciato è stato trasportato nell’ospedale della zona e sarebbero trapelate indiscrezioni su una seconda morte. I manifestanti hanno chiesto di essere trasferiti in Grecia e la situazione rimane tesa come ha rivelato il sindaco dell’isola Strati Kytelis ad AP. “Ci sono arrivate informazioni riguardo una madre morta con la figlia ma non siamo ancora in grado di confermare l’indiscrezione”, ha dichiarato. Ci ha pensato UNHCR Grecia a fornire ulteriori dettagli sulla vicenda, su Twitter infatti è stata annunciata poche ore dopo la morte dei due in un incendio.

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