K metro 0/Jobsnews – Roma – Quando davanti a Sergio Mattarella arriva per giurare il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il premier Giuseppe Conte si lascia sfuggire una strizzata d’occhio. Poi gli stringe la mano con entrambe le sue, il più caloroso tra i saluti ai propri colleghi di governo. È il gesto che
K metro 0/Jobsnews – Roma – Quando davanti a Sergio Mattarella arriva per giurare il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il premier Giuseppe Conte si lascia sfuggire una strizzata d’occhio. Poi gli stringe la mano con entrambe le sue, il più caloroso tra i saluti ai propri colleghi di governo. È il gesto che riassume il senso politico e forse il sollievo per un’operazione riuscita, contro il tempo e contro le previsioni: a nemmeno un mese dall’apertura della crisi, i 21 ministri del Conte bis sono saliti al Quirinale per giurare davanti al presidente della Repubblica. Molti, in una sala degli Specchi gremita di cronisti e dalla temperatura rovente in una mattinata di fine estate, sottolineano il clima “più sobrio e istituzionale” rispetto al giuramento del primo governo Conte, il 1° giugno dell’anno scorso. Conte è l’unico che arriva in macchina fin dentro il Quirinale. Lo stile è il solito: pochette a quattro punte che spunta dal taschino, raffinato orologio al polso, per firmare il giuramento non usa la penna messa a disposizione sul tavolo di Mattarella ma estrae dalla giacca la sua stilografica personale. Poi si avvicina al fianco del presidente per guardare sfilare i propri ministri, con una soddisfazione che traspare evidente, di certo molto più padrone della situazione rispetto al debutto di 14 mesi fa. Quello dell’Ambiente Sergio Costa, generale di brigata dei Carabinieri Forestali, fa il saluto militare sbattendo i tacchi e giura con la mano sul cuore. Il titolare della Giustizia Alfonso Bonafede si mette anche lui la mano sul cuore. Gli altri sfilano ordinatamente, senza deviare dal protocollo. Poi ci sono le foto di rito, una con tutti i ministri e una solo con le sette ministre, il brindisi in un’altra sala e il rompete le righe.
No a conflitti, ora mi aspetto lealtà. Giuseppe Conte, nel giorno del battesimo del suo secondo governo, ha messo le cose in chiaro. In occasione del primo Consiglio dei ministri dell’era giallorossa celebrato a Palazzo Chigi dopo il giuramento al Quirinale, il premier, secondo quanto si apprende da fonti di governo, si è rivolto a tutti i ministri, chiedendo “leale collaborazione”. L’obiettivo del presidente del Consiglio è evitare quelle “sgrammaticature istituzionali” che avevano caratterizzato l’ultima fase del precedente esecutivo. Un messaggio voluto e non improvvisato quello del presidente del Consiglio, riferiscono le stesse fonti. La “leale collaborazione” auspicata dal premier andrà declinata sia sul piano dei provvedimenti sia su quello della comunicazione. E questo nuovo clima dovrà ispirare il lavoro e il comportamento di tutti i membri dell’esecutivo targato M5S-Pd-Leu, non solo quello del premier: “Nel governo che presiedo mi aspetto che questi tratti distintivi siano di tutto il governo e non solo miei”, il senso delle parole di Conte.
È Paolo Gentiloni il nome indicato dal secondo governo a guida Giuseppe Conte come rappresentante italiano in Commissione europea. La comunicazione ufficiale della nomina dell’ex premier e attuale presidente del Partito democratico è giunta oggi, a poche ore dalla cerimonia del giuramento al Quirinale del nuovo esecutivo frutto dell’alleanza tra Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali. Resa nota al termine del primo Consiglio dei ministri, l’indicazione di Gentiloni per l’esecutivo europeo può considerarsi il primo effettivo provvedimento del nuovo governo Conte, in attesa della fiducia da parte dei due rami del Parlamento. Gentiloni si è detto orgoglioso dell’incarico ricevuto: “Amo l’Italia e l’Europa – scrive su social – Ora al lavoro per una stagione migliore”. E che la scelta, infine, sia ricaduta su un esponente del Partito democratico rende l’idea anche di come siano andate in questi giorni le trattative per la formazione del nuovo esecutivo a guida Conte e di come il Partito democratico abbia cercato di distendere i rapporti e i legami – labili, dopo l’esperienza gialloverde – con Bruxelles.
di Beppe Pisa