K metro 0 – Milano – La vita moderna, si sa, è colma di fonti di stress. La rincorsa alle nuove tecnologie poi è sempre più frenetica e travolgente e sta culminando nella controversa installazione e sperimentazione di sempre più apparati e applicazioni per le reti 5G. Un aspetto delle nostre esistenze che ha dato vita ad una ricerca
K metro 0 – Milano – La vita moderna, si sa, è colma di fonti di stress. La rincorsa alle nuove tecnologie poi è sempre più frenetica e travolgente e sta culminando nella controversa installazione e sperimentazione di sempre più apparati e applicazioni per le reti 5G. Un aspetto delle nostre esistenze che ha dato vita ad una ricerca specifica sulle fonti di stress della vita moderna, curata dall’associazione “Amore con il Mondo”.
La ricerca è stata curata da Paolo Goglio, presidente dell’associazione, che da oltre 10 anni si è dedicato ad un progetto di comunicazione monitorando il comportamento sociale che deriva dal flusso di informazioni mediatiche, per il quale ha già realizzato numerosi reportage, conferenze, libri di saggistica sociale e documentari televisivi e cinematografici.
IL PESO DELLA PRESSIONE MEDIATICA
La ricerca ha evidenziato che la sola affissione stradale ci porta a ricevere messaggi condizionanti con una frequenza che supera i 3.000 input/giorno e sono posizionati ovunque, ai semafori e agli incroci, nei punti di maggiore affluenza, stazioni, fermate dei bus e aeroporti, sempre più grandi, accattivanti e aggressivi.
È un bombardamento che supera le 5.000 unità input/giorno considerando che, qualunque cosa facciamo e ovunque ci troviamo, riceviamo questo mitragliamento feroce e costante di messaggi da televisioni e monitor posizionati ovunque ormai.
Le stesse vetrine dei negozi invitano ad acquisti che sollecitano costantemente la percezione di avere sempre desiderio e bisogno di qualcosa, depliant e volantini ovunque, persone che cercano in ogni modo di catturare la nostra attenzione per vendere prodotti e servizi e per completare il quadro ora non esiste più neppure un minuscolo rifugio, un’isola che ci consenta di avere quel momento di pace per dedicare un istante a noi stessi, vedere la realtà che ci circonda, rapportarci alla vita e all’essere.
“L’avvento della telefonia mobile ha posto la pietra tombale su questa triste realtà, e ha saturato ogni restante minuscolo spazio di vita rimasto, portando questi input su un piano talmente elevato da deformare completamente la nostra vita. La nostra percezione della realtà, le nostre esigenze, i gusti e le abitudini sono deformate, non c’è quasi più nulla di autentico e l’invadenza dei call center e della profilazione ai fini di advertising ha trasformato la nostra vita in un frenetico e logorante percorso di astrazione” spiega Paolo Goglio, presidente dell’associazione “Amore con il mondo” .
L’AUMENTO DELLO STRESS
“Il problema è che anziché combattere lo stress abbiamo creato strumenti per aumentarlo sempre di più, la visione è evidente soprattutto nelle città dove tutti sono conformati in uno spazio grande come il display del proprio smartphone, camminano assenti dal mondo esterno, lo consultano centinaia di volte al giorno, spesso compulsivamente e senza bisogno alcuno, le notifiche arrivano a centinaia” continua Goglio.
La ricerca evidenzia che inoltre che mentre da una parte si grida il proprio diritto alla privacy dall’altra si postano immagini della propria vita familiare, dei propri momenti e dei propri spazi su piattaforme social visibili da tutti in tutto il mondo. Ogni cosa che mangiamo, ogni abito che indossiamo e ogni luogo che visitiamo non è più visto per quello che è ma sempre e solamente attraverso il mirino della fotocamera che inquadra e condivide ogni momento per ricevere quella inutile gratificazione sotto forma di like, smile e cuoricini vari. Il malessere che ne deriva alimenta i casi di depressione che oggi è la seconda causa di disabilità dopo le malattie cardiovascolari
“Io non sono contrario alla tecnologia e meno che mai al progresso ma proprio perché opero nel campo della comunicazione da molti decenni ho fatto numerosi e approfonditi studi sul rapporto tra le tecnologie e la felicità, intesa come benessere interiore ed esteriore sia sul piano individuale che della società in genere. Il quadro che ne deriva è molto allarmante, c’è una profonda sensazione di malessere diffusa ad ogni livello, la domanda che mi viene posta più volte è ‘Ma come è possibile essere felici con tutto quello che succede, ma vi rendete conto in che mondo viviamo?’ e magari quella persona è sulla sponda di un lago con un cagnolino che gioca e una figlia sorridente, ma è incapace di vedere tutto questo, asfissiato e accecato dal peso ormai abnorme di informazioni negative che riceve su tutti i fronti”.
Un problema che secondo la ricerca di “Amore nel Mondo” onlus in Italia ne è colpito 12,5% degli italiani. Cifra che secondo alcuni studiosi è anche ottimista rispetto ai reali danni che l’abuso delle nuove tecnologie stanno provocando
LA CONVIVENZA CON LE TECNOLOGIE
Qui non si tratta di contrastare l’aspetto tecnologico, ma di osservare con estrema attenzione quello che sta avvenendo perché il peso che ciascuno di noi è chiamato a sostenere è enorme e lo stress che ne deriva è insostenibile, non c’è e non ci sarà mai tempo per sé stessi, si parla di essere sempre connessi.
“Quando siamo veramente connessi a noi stessi e alle nostre vite? Quando avremo tempo per accorgerci di questo grande inganno che sta fagocitando il nostro tempo? Passiamo anche 4 ore al giorno sui social per non parlare delle ore passate sul divano a ricevere condizionamenti dalla Tv e la conseguenza è che non c’è mai tempo. Molti parlano rapidamente come se avessero bisogno di guadagnare tempo, in realtà sono talmente stressati da questa morsa distruttiva che per fare una telefonata di 2 minuti ne occorrono 10 e magari ripetono 3-4 volte le stesse cose” spiega ancora il presidente dell’associazione Paolo Goglio.
Ecco perché l’avvento di nuove, ulteriori tecnologie per aumentare la potenza e la portata del volume di input/giorno può essere oggetto di discussioni sulle conseguenze dei danni alla salute fisica o all’ambiente ma non può assolutamente essere sottovalutata né discussa sul piano del benessere individuale e sociale.
La soglia è già abbondantemente superata con l’avvento di milioni di applicazioni, memorie sempre più veloci e capienti, processori sempre più veloci, display sempre più definiti e batterie sempre più potenti.
“Con il passaggio al 5G tutto questo si moltiplicherà esponenzialmente e se da una parte è doveroso prestare ascolto alle numerose voci che allertano sui possibili rischi che milioni di antenne inevitabilmente porteranno con la relativa overdose di emissioni elettromagnetiche e i conseguenti rischi di danno biologico, dall’altra è necessario, anche solo per un istante, fare una pausa” commenta ancora Goglio.
L’IMPORTANZA DI FARE UNA PAUSA
È proprio la pausa il vero segreto per provare a riflettere. Se non c’è mai tempo per farlo è chiaro che tutto andrà sempre e solamente in una sola direzione e saremo sempre più sommersi dalla tecnologia.
Basti pensare che in Finlandia stanno già sperimentando il 6g. Dal punto di vista strettamente tecnologico il progresso è semplicemente stupefacente, ma esiste un progresso dell’umanità, un progresso sociale, un progresso individuale che Goglio invita a prendere coscienza.
“Mi rivolgo a tutti, enti e comuni, associazioni, attivisti e inattivisti, e invito tutti a prendersi una pausa da questo incessante frenetismo tecnologico. E’ orribile, lo so, fermarsi un solo istante. Ma proprio in quell’attimo potrebbe scattare un clic interiore che ci porta ad una semplice consapevolezza: noi siamo vivi e la nostra unica risorsa è il tempo, siamo veramente liberi di investirlo come desideriamo o siamo piuttosto caduti in una specie di frullatore dell’umanità dove la tecnologia è diventata talmente affascinante, divertente e potente da impedirci di avere quell’attimo di connessione con la realtà creata e non solamente con la realtà costruita?” si chiede Paolo Goglio.
Ogni volta che qualcuno dice di sì c’è sempre qualcuno che dice di no, favorevoli e contrari esistono ad ogni livello e per qualunque tematica, qui non si tratta di contrastare nulla e nessuno ma semplicemente di fare una piccola pausa e osservare, ascoltare le cose su un piano diverso, affidarsi al buon senso, alla propria voce interiore, provare a connettersi non solo alle radiofrequenze ma anche ai propri sentimenti, alle proprie emozioni, al proprio cuore, immaginare anche solamente un attimo di vivere una sensazione di pace.
Chi siamo, cosa siamo, cosa abbiamo fatto, chi siamo stati, cosa abbiamo dato, ricevuto, cosa abbiamo sentito, cosa abbiamo donato, che cosa abbiamo dato in cambio di questo grande dono di vita?
“L’abbiamo sprecata girando una manovella per tutta la vita, a sederci sul divano per ingannare il tempo, a usare dei passatempi perché il tempo non passa e quando non passa ci annoiamo e quella noia è la drammatica testimonianza che non siamo capaci di sentire la linfa vitale che scorre in noi e che ci chiama ad essere parte di un sistema talmente grande e potente. Così bello che è veramente impossibile pensare che possa esistere artificialmente in un televisore o dentro un telefono, qualcosa in grado di sostituire le nostre emozioni”.
UN FILM DEVOLUTO ALLA CAUSA
A dicembre 2018 Paolo Goglio ha presentato al cinema Anteo di Milano un film intitolato “CLIC – 10 giorni guidato dal vento”, un’autentica impresa cinematografica già entrata nella storia del cinema dalla porta principale, per essere stato il primo SELFIEFILM della storia del cinema, in quanto realizzato, prodotto e interpretato da una sola persona.
“Inizialmente ho riservato questa mia opera alla piccola distribuzione e ai circuiti cinematografici indipendenti, ho riscosso numerosi consensi e ora ho piacere di dedicarlo ad una causa che considero di vitale importanza per il benessere individuale e sociale. Non si tratta di dire SI o NO, di dire basta, ancora, stop. E’ sufficiente una pausa, solamente questo: non abbiamo nessun reale bisogno di connettere il frigorifero o il forno a microonde, le lampadine e gli elettrodomestici, non abbiamo bisogno di una realtà virtuale. Il vero paradosso è che quanto più pensiamo di creare una realtà aumentata e quanto più ci ritroviamo in una realtà diminuita”.
Se facciamo un attimo di pausa potremo accorgercene e magari risvegliarci, come da un sogno sgradito, scoprire che il grande spazio della vita, quella reale, è l’unico vero spazio a cui connetterci per giungere a livelli maggiori di benessere e di felicità.
“Invito chiunque stia operando per sensibilizzare non solo all’uso sconsiderato delle tecnologie ma chiunque sia attivo sul piano sociale, educativo, didattico o formativo a contattaci tramite il sito web dell’associazione www.amoreconilmondo.com , per ricevere gratuitamente una copia del film ‘CLIC – 10 giorni guidato dal vento’ con nulla osta per la proiezione in pubblico. Si possono organizzare proiezioni e dare vita a un dibattito a cui, se disponibile, avrò il piacere di presenziare e partecipare” conclude Paolo Goglio.