K metro 0 – Stoccolma – Magdalena Andersson, ministro svedese delle Finanze nel secondo governo guidato dal socialdemocratico Stefan Lofven (una coalizione di minoranza formata da socialdemocratici e verdi, ma sostenuta dai partiti di centro e dal partito liberale), ha annunciato, sabato 31 agosto, che il governo introdurrà una tassa bancaria, per contribuire a finanziare una maggiore spesa per la
K metro 0 – Stoccolma – Magdalena Andersson, ministro svedese delle Finanze nel secondo governo guidato dal socialdemocratico Stefan Lofven (una coalizione di minoranza formata da socialdemocratici e verdi, ma sostenuta dai partiti di centro e dal partito liberale), ha annunciato, sabato 31 agosto, che il governo introdurrà una tassa bancaria, per contribuire a finanziare una maggiore spesa per la difesa dal 2022. Socialdemocratici e verdi, infatti, informa la Reuters, già venerdì 30 avevano dichiarato di aver concordato, col Centro e i partiti liberali, l’aumento delle spese per la difesa di 5 miliardi di corone svedesi all’anno, dal 2022 al 2025.
Negli ultimi anni, la Svezia, pur confermando il suo indirizzo di politica estera fortemente neutralista e pacifista (con la partecipazione, tra l’altro, a varie missioni di pace delle Nazioni Unite), ha rafforzato le sue forze armate come strumento di difesa nazionale, e si è detta preoccupata per l’aumento delle tensioni con la Russia nella Regione baltica.
Il ministro Andersson non ha precisato le modalità esatte di articolazione della nuova tassa: ma la fonte delle nuove entrate sarà senz’altro “un aumento delle tasse sul settore finanziario dal 2022″, ha detto ai giornalisti. Infatti – ha proseguito – “Le banche realizzano grandi profitti ogni anno e negli ultimi anni sono state grandi vincitrici delle riduzioni delle imposte sulle società”. Il prelievo porterebbe 5 miliardi di corone in più all’anno.
La decisione del governo indica una parziale correzione di rotta della politica tributaria della Svezia, negli scorsi decenni – specie con gli esecutivi a guida socialdemocratica – sempre molto esigente con patrimoni e profitti privati, ma assai meno con le banche. Da quando sono tornati al potere nel 2014, i socialdemocratici hanno ripetutamente sollevato la proposta di una tassa bancaria: dopo il temporaneo accantonamento del progetto nel 2017, ora le necessità della difesa nazionale danno l’occasione per riprenderlo. “Ritorneremo su come sarà costituita questa imposta, ma sarà diversa da quanto è stato discusso in precedenza”, ha detto Andersson, aggiungendo che la nuova imposta coprirà tutte le banche operanti in Svezia, indipendentemente da dove abbiano la loro sede.
Non è solo il ministro delle Finanze a concretizzare un nuovo attivismo internazionale del governo svedese: anche il ministro degli Esteri, Margot Wallstrom, come riferisce il “Financial Times”, si è imposta all’attenzione internazionale criticando il comportamento seguito ultimamente sia dagli USA che da Russia e Cina all’interno del Consiglio Artico, l’organismo che da decenni consente alle potenze variamente interessate al Circolo polare artico di discutere pacificamente dei loro interessi (il Consiglio è, in particolare, uno dei rari Forum dove Occidente e Russia hanno proseguito a dialogare anche dopo l’annessione russa della Crimea nel 2014).
La Wallstrom, dopo aver definito l’ultima offerta del presidente americano Trump di acquistare la Groenlandia dalla Danimarca, al tempo stesso “una barzeleltta” e “uno shock”, ha detto che gli Stati Uniti, nella riunione di maggio scorso del Consiglio artico, hanno “causato costernazione” negli altri membri, bloccando, per la prima volta, la tradizionale dichiarazione finale congiunta del Consiglio a causa di alcuni precisi riferimenti al cambiamento climatico ( gli USA, in effetti, sin dalla prima presidenza Bush Jr,.non hanno mai voluto adottare una linea definita contro riscaldamento globale e mutamento del clima, che comporterebbe limiti e parametri da rispettare, per l’apparato industriale statunitense).
Il ministro svedese, poi, riferendosi sempre all’intervento, nella riunione di maggio del Consiglio artico, all’ intervento del segretario di Stato USA Mike Pompeo, l’ha criticato anche per esser sceso, in pratica, sullo stesso terreno sbagliato che da tempo hanno scelto Russia e Cina: superpotenze che, negli ultimi anni, hanno fortemente rafforzato la loro presenza commerciale e militare nella Regione artica. Pompeo – ha sottolineato la Wallstrom – ha attaccato la politica di Mosca e Pechino per questo loro comportamento nella Regione Artica, definito “aggressivo”; ma il Consiglio Artico – ha ricordato la titolare della politca estera di Stoccolma – non è il luogo adatto per discutere questioni di strategia politica e militare.
Quella che sta vivendo attualmente la Regione artica – ha concluso la Wallstrom – è un’epoca di grandi cambiamenti, anzitutto climatici (il graduale scioglimento dei ghiacciai al Nord, infatti, apre nuove vie di comunicazione marittima tra Estremo Oriente e Nord Europa, con tutte le logiche” ricadute” commerciali), poi economici e geopolitici. La sede più adatta perché le grandi potenze possano raggiungere un accordo per una presenza, di tutte, nell’ Artico, che non metta in pericolo la pace mondiale possono essere solo i competenti organismi delle Nazioni Unite.
di Fabrizio Federici