K metro 0/Jobsnews – Roma – “Oggi ancora una volta la Direzione Nazionale del Partito Democratico si è espressa con una larghissima unità e condivisione. L’ esito della Direzione di oggi ci rende più forti per affrontare la fase difficile che ci aspetta. Il Partito Democratico è in campo unito, assumendosi insieme le proprie responsabilità
K metro 0/Jobsnews – Roma – “Oggi ancora una volta la Direzione Nazionale del Partito Democratico si è espressa con una larghissima unità e condivisione. L’ esito della Direzione di oggi ci rende più forti per affrontare la fase difficile che ci aspetta. Il Partito Democratico è in campo unito, assumendosi insieme le proprie responsabilità verso il Paese.
Ho molto apprezzato nella relazione di Zingaretti, insieme alla scelta che si sta realizzando del Governo di svolta e di legislatura con l’indicazione chiara del ruolo che dovrà giocare il PD, il richiamo alle città, agli enti locali, al ruolo dei territori… – Legittimo che una posizione politica, anche sostenuta da un consenso larghissimo come quella di oggi, non sia condivisa. In una comunità democratica si dibatte liberamente ma poi si rispettano e si seguono le decisioni assunte insieme e auspico che tutti seguano questo elementare principio di correttezza e democrazia”. ha commentato così il deputato Andrea de Maria.
Un mandato pieno dal partito a tentare la strada della costruzione del nuovo governo con M5s. La conclusione della relazione del segretario Nicola Zingaretti, alle undici e venti, viene accolta da un applauso liberatorio e da una standing ovation da parte della direzione. Unico astenuto Matteo Richetti. È la prova di chiarezza che, ieri alla stessa ora, chiedeva Luigi Di Maio e dopo la quale il Capo politico dei 5 Stelle ha fatto saltare l’incontro a Palazzo Chigi. La linea dunque è segnata: “Oggi pomeriggio al Presidente della Repubblica” Zingaretti darà “la disponibilità a verificare con il Presidente incaricato le condizioni politiche e programmatiche e contribuire a dare vita al nuovo Governo”. Una schiarita dopo le nuvole addensate sul Conte 2 in nottata quando, di fronte alla nuova richiesta di Di Maio di mantenere la carica di vicepremier, fonti Pd gridavano già alla fine della trattativa. In mattinata, però, l’allerta rientra, il clima si fa più disteso. La linea la ribadisce il vicesegretario Andrea Orlando arrivando in direzione: “Un solo vice premier espressione del Pd”, poi ribadita nella relazione del segretario.
Contemporaneamente, Di Maio abbandona i toni bellicosi tenuti fino a 24 ore prima e si richiama al senso di responsabilità di tutti: “Sono ore molto difficili per il Paese, in cui ognuno dovrebbe saper dimostrare responsabilità. Ci siamo ritrovati in una crisi di governo senza un perché, per colpe che non sono certo attribuibili al M5s. Mi sorprende che qualcuno sembri essere più concentrato a colpire il sottoscritto che a trovare soluzioni per gli italiani”.
Il percorso verso un governo di legislatura, dunque, non è chiuso. Anzi: le delegazioni di Pd e M5s hanno lavorato anche oggi al programma condiviso, una delle condizioni poste dal leader dem per tentare la strada di un accordo, in un “clima positivo” come segnala il capogruppo M5s, Francesco D’Uva. Un lavoro che “nulla ha a che vedere con il contratto” di governo fra M5s e Lega. I temi saranno al centro dell’accordo, a partire da quelli più spinosi: “Serve una visione condivisa”, sottolinea ancora Zingaretti, “si parli di Tav, di Mezzogiorno. Serve discontinuità. Anche nelle nostre politiche. Solo così sarà possibile parlare di un governo di legislatura”. Subito dopo la sua relazione – alla quale ha lavorato anche questa mattina prima di lasciare il Nazareno – Zingaretti torna al quartier generale per prepararsi a salire al Quirinale. La strada non può dirsi ancora in discesa, come dimostra anche “l’incidente” del voto annunciato da Di Maio su Rousseau per chiedere alla base M5s di esprimersi sul progetto di governo. “Uno sgarbo istituzionale” avevano tuonato i dem in nottata. Anche su questo, però, la notte sembra aver portato consiglio: “Il voto su Rousseau? Se impattasse sulla Costituzione sarebbe grave”, dice Orlando. Infatti, a differenza di quanto avvenuto con il contratto di governo Lega-M5s, il voto sulla piattaforma web del M5s potrebbe arrivare a incarico ormai conferito. La bussola del Capo dello Stato rimane, in ogni caso, la Carta Costituzionale.