K metro 0 – Lazio – Proprio in questi giorni, Regione Lazio, ACEA e Comune di Roma hanno firmato il rinnovo, sino al 2031, della concessione di derivazione per l’acquedotto Peschiera – Le Capore, che da decenni porta l’acqua all’ 70% delle case di Roma e a molti altri comuni del Lazio, dal Reatino e Bassa Sabina
K metro 0 – Lazio – Proprio in questi giorni, Regione Lazio, ACEA e Comune di Roma hanno firmato il rinnovo, sino al 2031, della concessione di derivazione per l’acquedotto Peschiera – Le Capore, che da decenni porta l’acqua all’ 70% delle case di Roma e a molti altri comuni del Lazio, dal Reatino e Bassa Sabina sino a varie zone del litorale, tra Fiumicino e Civitavecchia.
La nuova concessione prevede il raddoppio dell’acquedotto, con costruzione di una seconda linea per la quale i cantieri apriranno entro il 2020, con spesa prevista di almeno 400 milioni di euro (durata dei lavori, 5 anni). Non si tratterà, però, di un raddoppio del flusso idrico erogato: ma – ha spiegato l’amministratore delegato della concessionaria ACEA, Stefano Donnarumma – di una seconda tubazione che permetterà l’alternarsi del flusso idrico, e quindi, una migliore manutenzione di tutti gli impianti, soggetti a una minore usura.
Marcello Ratini, sindaco – riconfermato alle elezioni del 2017, con la Lista civica La Torre – del piccolo comune di Casaprota, 734 abitanti, in provincia di Rieti (non lontano dal torrente Farfa, le cui gole sono state dichiarate dall’ UNESCO Patrimonio dell’umanità), non è però d’accordo su tutti gli aspetti della nuova concessione. “Per Le Capore, l’ACEA sino a poco fa non aveva proprio concessione. Ora la concessione è stata estesa anche a Le Capore: ma il problema è che questo nuovo accordo è stato sostanzialmente imposto dalla Regione (Roma Capitale e ACEA inizialmente non avevano dato l’ok), soprattutto per precisi vantaggi economici”.
A quali vantaggi si riferisce, sindaco Ratini? “Con questa nuova concessione, i romani pagheranno, a testa, 2 centesimi in più al metro cubo di acqua: che saranno destinati, illegittimamente, all’ATO 3 Rieti in contrasto con le leggi nazionali e la direttiva n.60 dell’Unione Europea (richiamata, a sua volta, dal Decreto 39 del 2015 della Presidenza del Consiglio): che prescrive la preservazione dei corpi idrici, per le generazioni future. Si altera, così, anche il quadro normativo introdotto dalla legge Galli, la 36 del 1994, “Disposizioni in materia di risorse idriche”, che aveva istituito gli A.T.O., Ambiti Territoriali Ottimali, uno per ogni Provincia con la unica finalità di una migliore gestione dei Servizi idrici integrati: e dal decreto legislativo 152 del 2006, che ha aggiunto il dovere di gestire i S.I.I. secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità, nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie”.
“Quindi, sindaco, Lei contesta non che sia stata approvata una nuova concessione, ma i suoi criteri di fondo?” “Esatto”, prosegue Ratini; “la Regione, in questa nuova concessione data all’ ACEA, si è arrogato il potere sostitutivo nei confronti della provincia di Roma che per le nostre stesse motivazioni era in disaccordo. Noi contestiamo, in sostanza, la destinazione di quelle che sono le quote dei proventi di tariffa pagata dai romani per finalità diverse dalla tutela dei corpi idrici e delle aree di salvaguardia per le quali sono deputati i comuni e le Comunità montane così come espressamente disposto dalla L. 36/94 art. 24, dal DPR 152/1999 art 21, dal D.Lgvo 152/2006 art 163 e dal DPCM 39/2015 che ha integralmente recepito la D. 2000/60 C.E., tutte in funzione della preservazione dei corpi idrici per le future generazioni.
Prima di fare ricorso al tribunale delle Acque, su questi temi ho chiesto più volte, inutilmente, un tavolo di confronto con la Regione (già il Regio Decreto del 1933, una delle prime norme nazionali sulla gestione dei sistemi idrici, prescriveva prima di procedere a concessioni di grandi derivazioni di sentire i comuni titolari di interessi pubblici coinvolti per una valutazione delle criticità territoriali discendenti dalla grande derivazione in ossequio a normative nazionali e direttive europee, tanto più in relazione alla forte modificazione del corpo idrico le Capore effettuata da ACEA mediante una serie di pozzi di richiamo, uno dei quali spinto fino a 1141 mt. Di profondità che hanno generato un aumento di portata da 3.500 l/sec. a 5.500 l/sec. pari al 63,63%.
Ma di tutto questo subdolamente ed artificiosamente non viene fatto alcun cenno nel disciplinare concessorio disposto dalla Regione Lazio, ma non solo, addirittura ATO 3 provincia di Rieti si è posto in obbligo di assicurare fino al 2047 (nemmeno il Padreterno potrebbe farlo), l’intera portata delle sorgente Le Capore così come fortemente modificata, in pratica assentendo l’esproprio totale dell’acqua, dalla prima all’ultima goccia, in favore degli utenti romani, pur senza avere dati sulla portata delle sorgenti, né cognizione alcuna sulle modificazioni avvenute.
Sarà la Procura della Repubblica di Rieti, alla quale il Sindaco Ratini Marcello ha adito, a valutare se negli aspetti dell’intera vicenda siano configurabili reati penali.
di Fabrizio Federici