K metro 0 – Parigi – La procura di Parigi ha aperto un’indagine per capire chi vi sia dietro la diffusione di una ‘fake news’ riguardante la contaminazione dell’acqua potabile nella capitale francese. La scorsa settimana, un messaggio audio condiviso attraverso l’applicazione di messaggistica WhatsApp è diventato virale. All’interno una donna, che si presenta come
K metro 0 – Parigi – La procura di Parigi ha aperto un’indagine per capire chi vi sia dietro la diffusione di una ‘fake news’ riguardante la contaminazione dell’acqua potabile nella capitale francese.
La scorsa settimana, un messaggio audio condiviso attraverso l’applicazione di messaggistica WhatsApp è diventato virale. All’interno una donna, che si presenta come un’infermiera di un ospedale di Parigi, dice ad alcune persone di non bere l’acqua del rubinetto per la presenza di “titanio”, elemento radioattivo. Poi si è diffusa la voce, altrettanto falsa, che anche le autorità stavano chiedendo ai cittadini di non bere l’acqua in questione. L’allarmismo ha raggiunto livelli tali che ospedali e istituzioni di sanità pubblica sono state inondate di chiamate, mentre i funzionari che gestiscono le acque potabili di Parigi hanno pubblicato sui social un post per rassicurare tutti: “Non c’è alcun rischio nel bere l’acqua del rubinetto”. Lo stesso concetto è stato poi ribadito da Aurelien Rousseau, a capo dell’agenzia di sanità della regione, ai microfoni di AP: “L’acqua può essere bevuta tranquillamente”. Le indagini vanno avanti, le accuse sono di “pubblicazione, diffusione e riproduzione di informazioni false per destabilizzare l’ordine pubblico”. Il responsabile rischia una multa fino a 45mila euro.
Come molte informazioni che Internet veicola, la storia ha in sé un nocciolo di verità, distorto e manipolato per creare allarmismi. Mercoledì scorso, l’Associazione per il controllo della radioattività nell’occidente (ACRO) ha pubblicato un resoconto nel quale veniva evidenziati bassi livelli dell’isotopo radioattivo dell’idrogeno, il trizio, nell’acqua potabile. Nella nota resa pubblica dal gruppo si legge: “6 milioni e mezzo di persone bevono acqua contaminata con il trizio”, che è un sottoprodotto delle centrali nucleari che forniscono gran parte dell’energia elettrica in Francia. Ma dallo stesso comunicato si evince che nessuna delle rilevazioni ha riportato livello di trizio superiore al livello d’allerta europeo di 100 Becquerels per litro (con il Becquerel si misura la percentuale di radioattività). L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha imposto come livello massimo 10mila Becquerels per litro. Il distributore di acqua potabile per la regione di Parigi, SEDIF, ha riferito ad AP che le analisi mostrano in realtà una percentuale di soli 9 Becquerels per litro. David Boilley, fisico a capo dell’ACRO, ha raccontato che l’intenzione era quella di informare le persone sul livello di inquinamento minimo da trizio, che potrebbe indicare anche la presenza di altri elementi non specificati.
Dall’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione francese (ISIN) fanno sapere che in percentuali così basse il trizio non è pericoloso e sottolineano come ogni individuo sia esposto a radiazioni per l’intera durata della propria vita, incluse quelle provenienti dai raggi solari. Uno degli esperti dell’ISIN, Jean-Michel Bonnet, ha voluto precisare che una persona che consumi due litri di acqua al giorno contenenti 10mila Becquerels per litro di trizio, assumerebbe la stessa quantità di radiazioni di un volo da Parigi a Tokyo.