K metro 0 – Sofia – Nella giornata di martedì alcuni funzionari bulgari hanno dichiarato che hacker non ancora identificati hanno rubato dati personali di milioni di persone dai sistemi dell’Agenzia delle entrate. Tra le altre cose, secondo quanto si evince, nella vicenda potrebbe essere coinvolta anche la Russia. Il primo ministro della Bulgaria, Boyko
K metro 0 – Sofia – Nella giornata di martedì alcuni funzionari bulgari hanno dichiarato che hacker non ancora identificati hanno rubato dati personali di milioni di persone dai sistemi dell’Agenzia delle entrate. Tra le altre cose, secondo quanto si evince, nella vicenda potrebbe essere coinvolta anche la Russia.
Il primo ministro della Bulgaria, Boyko Vorissov, ha riunito le autorità di polizia per discutere e valutare il potenziale danno alla sicurezza nazionale. Il ministro dell’Economia, Vladislav Goranov, dopo il summit ha raccontato alla stampa che gli hacker hanno contattato i media locali attraverso una casella di posta elettronica russa. Tra i dati rubati ci sono nomi, dati personali e i guadagni di individui e compagnie. Si tratterebbe del furto più grande nella storia dei Balcani, secondo gli organi di stampa locali, gli hacker sarebbero entrati in possesso delle informazioni di 5 milioni di persone e la sola popolazione della Bulgaria è di 7 milioni.
Nella vicina Ucraina, intanto, è stato arrestato un hacker ricercato da anni dagli Stati Uniti. Il capo Intelligence ucraina Ivan Bakanov, ha comunicato il fermo di Mykhailo Rytikov nella città di Odessa, un’operazione condotta in collaborazione con la Gran Bretagna e gli USA. Ciononostante, va sottolineato che Washington e l’Ucraina non hanno stretto un accordo per le estradizioni. Bakanov ha inoltre rivelato che durante l’arresto sono stati trovati circa 150 server e alcuni di questi erano utilizzati sotto “la supervisione e il controllo dei servizi segreti russi”. Tuttavia, Mosca ha negato qualsiasi legame con la faccenda. Rytikov, di nazionalità ucraina, è stato accusato nel 2013 di aver messo in piedi un’organizzazione che ha orchestrato la sottrazione di almeno 160 milioni di numeri di carte di credito e di debito.
L’ondata di furti informatici ha coinvolto anche le scuole del Connecticut, dove in sei settimane gli hacker hanno mandato in tilt le reti interne numerose volte al giorno. Nonostante non vi sia stato una vera appropriazione di dati, gli attacchi hanno destato preoccupazione nel circolo di scuole pubbliche della città di Avon. Va considerato inoltre che molte delle lezioni sono state interrotte, vista l’impossibilità di connettersi ad internet. Il direttore tecnologico della regione, Robert Vojtek, ha provato a contattare l’FBI ma senza ottenere un aiuto concreto. “La prima volta che li ho chiamati, la loro domanda è stata: ‘Quanto vi è costato?’. Abbiamo fatto un quarto delle lezioni, come si può quantificare una cosa del genere?”. Le scuole sono uno degli obiettivi primari degli hacker perché all’interno dei loro server vengono conservati dati sensibili e perché forniscono un servizio pubblico fondamentale, secondo l’FBI. Tra i profili dietro questi attacchi ci sarebbero criminali in cerca di profitto, giovani che hanno voglia di scherzare e, a volte, anche governi stranieri. Questa situazione nelle scuole sta diventando parecchio comune, ha riferito l’FBI, ma non è possibile sapere quanto frequentemente accadano visto che spesso non vengono denunciati alle autorità competenti.